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Seduti in cerchio, una cinquantina di studenti ascoltano la lezione speciale del professor Guido Cappelli. Sono i senza green pass che non possono accedere all’Università. Il professor Cappelli insegna Letteratura italiana all’Orientale di Napoli.

Una lezione particolare, in Galleria Principe, oggi più affollata rispetto alla prima organizzata la scorsa settimana. Del resto, se non ci fosse stata la questione green pass, per una lezione di Letteratura il docente non avrebbe mai avuto di fronte una platea così folta di giornalisti, fotografi e cineoperatori.

La ‘strana aula attira la curiosità dei passanti. Microfono in mano, il professor Cappelli, si rivolge agli studenti, dedicando, in una lezione che ufficialmente parla dell’amore, un passaggio molto importante ai vaccini.

«”Si parla di obbligatorietà, obbligatorietà. Per fame si può cedere all’obbligatorietà. Ma quando ti senti minacciato dai figli, quando c’è un potere che sta dicendo che un figlio minorenne può andare a vaccinarsi, cioè a sottoporsi a un trattamento sanitario obbligatorio, da solo contro la volontà dei genitori come faccio a non ricordare che i gerarchi nazisti chiedevano la delazione ai figli dei padri? Come faccio a non ricordare la scena di Orwell il cui padre dice di essere stato denunciato dai figli? Come faccio?».

“Siamo qui – ha spiegato Cappelli ai giornalisti – come forma di protesta e testimonianza contro il meccanismo escludente del Green pass. Sia chiaro che questa non è un’operazione contro l’Ateneo che, anzi, si caratterizza per pluralismo, varietà di opinioni ma è una operazione contro i decisori politici che hanno promosso una misura che obiettivamente esclude una parte della popolazione studentesca».

La lezione propone un sunto del corso istituzionale che si svolge all’Università ma vuole essere offerto anche «a tutti gli altri studenti ma anche alla città intera. Portare la letteratura all’aperto è un modo di far capire che essa è vita, è una chiave interpretativa dell’esistenza e facciamo un continuo andirivieni tra passato e presente».

A suo giudizio le parole ‘no green pass’ e ‘no vax’ sono «parole clava che servono a banalizzare, a marginalizzare, a bestializzare le opinioni contro. Io sono contrario a concedere al potere politico in modo indiscriminato l’accesso al corpo individuale». Tutto questo dimostra che «siamo di fronte a un problema di Stato di diritto e di tenuta democratica ».

Intanto, sono scattate le prime sospensioni all’Università di Bologna per la mancata esibizione del Green pass, obbligatorio per entrare in ateneo sin da inizio settembre (come nel resto di atenei e scuole italiane). E’ stato ufficialmente sospeso un docente che per cinque volte consecutive non ha voluto esibire la certifica – zione verde.

C’è anche il caso di una dipendente amministrativa che ieri ha raggiunto il quinto giorno consecutivo senza voler mostrare il Green pass per entrare in ufficio e per la quale l’iter di sospensione è stato avviato. “Finora abbiamo avuto meno di una decina di sospensioni, tra personale docente e amministrativo», ha dichiarato Chiara Elefante, prorettrice al personale.

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