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NAPOLI- Una consulenza sui telefonini sequestrati dai Carabinieri del Nas nel corso delle perquisizioni scattate lo scorso ventisei gennaio e la conferma del decreto di sequestro emesso dal pm per le certificazioni verdi ottenute con il trucco. Continua l’inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli sulla truffa dei vaccini messa in piedi da Giuliano Di Girolamo e Rosario Cirillo, infermiere e Oss in servizio proprio nell’hib vaccinale, i due arrestati dai carabinieri del Nas di Napoli per i vaccini somministrati per finta nell’hub della Fagianeria dell’Asl Napoli 1 lo scorso 26 gennaio.

Il meccanismo era semplice: l’utente veniva “preparato” ma l’inoculazione era soltanto simulata, in realtà il farmaco finiva soltanto sul batuffolo di cotone, senza iniezione. In questo modo all’Asl non risultavano discrepanze: anche alle dosi somministrate per finta corrispondevano boccette vuote e siringhe utilizzate. I carabinieri hanno quindi piazzato delle telecamere, riuscendo così a individuare i due responsabili e a recuperare gli elementi che hanno poi portato alle manette.

Il pm Henry Jhon Woodcock, dopo le perquisizioni aveva anche disposto i sequestri delle certificazioni verdi nei confronti di trentuno dei trentotto indagati. Tra di loro ci sono i due irpini, un’insegnante ed un dipendente del Ministero di Grazia e Giustizia, coinvolti nell’indagine e ripresi al momento in cui all’interno del box vaccinale la loro dose finiva nell’ovatta e non nel braccio. Anche per loro è scattata la revoca del green pass. E qualche giorno fa il Gip del Tribunale di Napoli Enrico Campoli ha confermato il provvedimento emesso dal sostituto che conduce le indagini.

Per il magistrato, già l’analisi dei gravi indizi contenuti nella misura cautelare nei confronti dei due promotori del vaccino con il trucco avrebbe consentito di ottenere il fumus necessario a giustificare la sottoposizione a sequestro delle certificazioni verdi, ma anche il livello di complicità ai due principali indagati nell’inchiesta è stato messo in evidenza da parte del Gip Campoli, visto che i trentadue destinatari della certificazione verde hanno comunque tratto beneficio dalla falsa vaccinazione.

Così, al di là della confisca dei certificati, anche alla luce della loro falksità xhe arriverà al termine del procedimento, secondo quanto prospettato dal magistrato: «la disponibilità delle certificazioni verdi false (nella diversa tipologia prevista dalla legge, cartacea o digitale) in capo ai soggetti che l’hanno illecitamente ottenuta determinerebbe la protrazione delle condotte delinquenziali potendo (a seconda delle categoria di appartenenza) avere accesso ai luoghi di lavoro per i quali è previsto l’obbligo vaccinale ovvero a luoghi di socialità, entrambi a loro preclusi».

Nello stesso provvedimento cade però la contestazione di «epidemia» che è riferita ai due principali indagati. Secondo quanto avrebbe infatti valutato il Gip nel provvedimento di convalida del sequestro, non ci sarebbe la prova di fatto che gli utilizzatori delle false vaccinazioni abbiano successivamente frequentato e determinato il contagio di una moltitudine di persone a causa della loro falsa vaccinazione. Da qui il reato di epidemia non sarebbe configurabile. Nei giorni scorsi, sempre nell’ambito della stessa inchiesta, il pm Woodcock ha anche disposto l’esame sui telefonini caduti in sequestro nel corso delle operazioni dello scorso 26 gennaio. Si tratta di un accertamento tecnico disposto sul materiale informatico che è stato sequestrato nel corso delle operazioni che avevano portato anche ai due arresti per la vicenda delle false vaccinazioni.

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