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Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli ha dato esecuzione a un sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord di crediti derivanti da bonus edilizi per oltre 107 milioni di euro, in capo a due fratelli titolari di imprese attive nel settore edile e nel commercio di componenti elettronici, operanti nelle province di Caserta e Salerno. L’attività trae origine da un’analisi di rischio sviluppata sulla circolazione di crediti derivanti da bonus, per lavori di ristrutturazione, previsti dal Decreto “Rilancio”, un beneficio fiscale riconosciuto per le spese sostenute per la realizzazione di una serie di interventi di ristrutturazione edilizia finalizzati all’efficientamento energetico e al miglioramento della staticità sismica.

I successivi approfondimenti, condotti su alcune negoziazioni eseguite dai due imprenditori di Vallo della Lucania, hanno consentito di rilevare che gli stessi avevano caricato una ingente somma di crediti, sulla piattaforma gestita dall’Agenzia delle Entrate, asseritamente derivante da lavori di ristrutturazione che sarebbero stati eseguiti, in via reciproca, tra gli stessi fratelli e le loro società, per le quali uno dei due assumeva la carica di rappresentante legale solo due giorni prima delle avvenute cessioni.

La ricostruzione dell’intero flusso di crediti generato sul portale, poi, ha permesso di accertare che ben 9 tra i successivi cessionari, per un importo complessivo di oltre 4,8 milioni di euro, risultano aver percepito o essere attuali percettori di reddito di cittadinanza, privi quindi di una dimensione economica imprenditoriale tale da consentirgli l’acquisto dei cospicui crediti e la cui interpolazione sarebbe stata finalizzata soltanto a dissimulare la provenienza illecita della provvista. All’esito delle attività, la Procura della Repubblica di Napoli Nord ha emesso provvedimento d’urgenza finalizzato al sequestro delle somme indebitamente negoziate sul portale, per un ammontare complessivo pari a 107.887.287 euro, di cui 2.250.000 in misura per equivalente in ragione dell’avvenuta monetizzazione del profitto del reato di truffa ai danni dello Stato, avvenuta per il tramite di cessione dei fittizi crediti ad ignari istituti finanziari.

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