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CASAMICCIOLA TERME – Superata la prima fase dell’emergenza post alluvione ora a Casamicciola si pensa al ritorno alla normalità il cui primo step è costituito dalla rimozione della valanga di fango e detriti scesa dal monte Epomeo che si è fatta strada nel cuore del paese finendo la sua corsa in mare. Secondo alcune stime sarebbero ben 50 mila le tonnellate di terra franati che hanno invaso case, strade, negozi, alberghi che andranno rimossi ma sul cui smaltimento non si è ancora presa una decisione definitiva. Una piccola parte di questo fango, che occupava soprattutto le strade principali, è stata stoccata negli spazi esterni del Pio Monte della Misericordia, l’ex complesso termale in disuso che sorge al centro di Casamicciola e che già ospita parte del fango della frana del 2009 ed in altro paio di piccoli siti temporanei sull’isola. Di fatto, però, la rimozione della frana è stata molto rallentata negli ultimi giorni e nel fine settimana stoppata per l’allerta meteo che impedisce ad uomini e mezzi di lavorare nelle zone rosse, gravate dal rischio idrogeologico. Nei giorni scorsi i soccorritori hanno effettuato sopralluoghi in diversi punti dell’isola per trovare altri siti di stoccaggio temporaneo; nella maggioranza dei casi non è stato possibile ottenerne l’utilizzo mentre per tre di essi, nei comuni di Forio e Casamicciola, si attende che vengano attrezzati secondo le indicazioni dell’Arpac per trasferirvi il fango intanto solidificatosi. Da ieri, secondo il commissariato per l’emergenza frana, l’attività di rimozione è ripresa anche se resta comunque da sciogliere il nodo della destinazione finale della enorme quantità di terra e detriti per la quale si formulano alcune ipotesi. La prima ad essere stata presa in considerazione è stata quella dello smaltimento in terraferma, che libererebbe l’isola dal fango che, secondo le normative vigenti, sarebbe da considerare un rifiuto ancorché non pericoloso e di conseguenza non smaltibile ad Ischia. Negli ultimi giorni si sta invece pensando ad un riutilizzo virtuoso dei vari materiali di cui è composta la frana sull’isola: con una caratterizzazione ad hoc (da ottenere con apposite ordinanze degli enti competenti) si ipotizza infatti di utilizzare il fango per il ripascimento degli arenili isolani, da anni soggetti a forte erosione, mentre rocce ed alberi potrebbero essere riciclati per usi edilizi in modo che resterebbero così da smaltire in discarica solo i rifiuti veri e propri come le decine di automobili travolte e distrutte dalla furia della frana ma non si esclude neppure la possibilità di scaricare in mare la maggior parte del fango, in un sito a molte miglia dalla costa e che presenti caratteristiche idonee per non arrecare danni all’ecosistema marino.

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