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NAPOLI – Alla fine, con ogni probabilità, sarà l’annunciata «bella» tra Vincenzo De Luca e Stefano Caldoro (al terzo confronto consecutivo, 1-1 i precedenti) a decidere chi il prossimo 31 maggio sarà il governatore della Campania. Tuttavia quello che fino a qualche giorno fa sembrava un epilogo già definito rischia di essere messo in discussione dalle scorie derivanti dalle recenti elezioni in Emilia Romagna. L’affermazione di Bonaccini, infatti, ha sortito effetti differenti sugli schieramenti in campo. Da un lato ha ridotto al lumicino il potere contrattuale dei Cinquestelle e le loro aspettative di poter imporre un candidato unitario al Pd che non sia De Luca, considerato dalla dirigenza campana del movimento “il responsabile dello scempio di questi anni». Dall’altro potrebbe clamorosamente riaprire nel centrodestra una partita che sembrava chiusa, quella che porta alla candidatura di Stefano Caldoro più volte blindata da Silvio Berlusconi e a parole gradita anche da Salvini, ma ora messa in discussione dalle ultime dichiarazioni in casa Lega. «Un rimescolamento di candidature alle Regionali? Possibile, vedremo» ha detto Giancarlo Giorgetti, uno dei plenipotenziari del partito di Salvini. Semplici schermaglie post elettorali? O la volontà effettiva di far saltare una spartizione che non soddisferebbe più «il Capitano”? La partita più delicata è in Pu – glia dove parte della Lega non gradirebbe la candidatura di Raffaele Fitto (in quota Fdi). Qualora dovesse saltare ecco che tutto il risiko delle candidature potrebbe risentirne, tra le altre anche quella di Caldoro in Campania. Dove non passa inosservato l’attivismo di Mara Carfagna, più volte portavoce della volontà di un rinnovamento. E dove Fratelli d’Italia avrebbe pronta l’alternativa nella figura del parlamentare Edmondo Cirielli. Perplessità, quelle leghiste, alle quali risponde Giorgia Meloni: «Quando Salvini lo dichiarerà ne parleremo. Noi ab – biamo fatto degli accordi e per me la parola ha un valore». “Io – prosegue – non ho ragione di non fidarmi della parola data da Salvini, come Salvini non ha mai avuto ragione di non fidarsi della parola data da me. Per cui per me i patti si rispettano». Il 18 febbraio Salvini è atteso a Napoli e tutto allora sarà più chiaro. Nel frattempo De Luca va avanti per la sua strada. Il governatore uscente è in campo già da tempo e strizza l’occhio direttamente agli elettori grillini invitandoli ad andare oltre le bandiere: «Credo che i 5 stelle siano chiamati a una scelta: sostenere le politiche di rinnovamento oppure mantenere una posizione di inutile testimonianza». Proprio i Cinquestelle – che hanno avviato la consultazione per le candidature al Consiglio – hanno in programma domenica una assemblea per decidere cosa fare alle Regionali. Ieri il capogruppo alla Regio – ne, Valeria Ciarambino, detta – va la linea: «Per cinque anni in Consiglio regionale abbiamo portato avanti battaglie contro De Luca. Immaginare oggi che possa essere il punto di partenza di un dialogo è per noi assolutamente improponibile. Quello che deve essere chiaro a tutti è che il Movimento 5 Stelle non sarà la stampella del Pd». Senza un patto col Pd, ai Cinquestelle non resterebbe che fare una corsa solitaria.

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