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NAPOLI – FIORENTINA  0 – 2

NAPOLI: Ospina 6, Luperto 4, Manolas 5, Di Lorenzo 5, Hysaj 6, Zielinski 6 (63’ Lozano 6), Ruiz 5, Allan 5 (56’ Demme 6), Insigne 6, Milik 5, Callejon 5 (75’ Llorente 4)
In panchina: Meret, Karnezis, Elmas, Younes, Tonelli, Lobotka.
All. Gennaro GATTUSO 5
FIORENTINA: Dragowski 7, Milenkovic 7, Pezzella 7, Caceres 7, Lirola 7, Benassi 7, Pulgar 6,5 , Castrovilli 8, Dalbert 6 (87’ Ceccherini s.v.), Chiesa 7 (78’ Sottil s.v.), Cutrone 6,5 (66’ Vlahovic 7).
 In panchina: Terracciano, Badelj, Ranieri, Olivera, Eysseric, Ghezzal, Venuti, Zurkowski, Terzic.
All. Giuseppe IACHINI 7
Arbitro: Pasqua di Tivoli  6,5- Guardalinee: Paganessi e Colarossi – Quarto uomo: Abisso
VAR: Fabbri – Avar: Bindoni
Marcatori: 26’ Chiesa (F), 74’ Vlahovic (F)

Note: terreno in pessime condizioni, al punto da richiedere l’intervento, prima della gara, dei giardinieri per sistemare alcune zolle sollevatesi dopo il riscaldamento delle due squadre. Spettatori presenti, circa venticinquemila. Ammoniti:Hysaj (N), Demme (N), l’allenatore Iachini (F), Dalbert (F). Calci d’angolo 5 a 4 per il Napoli. Recuperi 3’ e 3’.

NAPOLI. Diventa necessario porgere infiniti ringraziamenti a chi si è reso, suo malgrado, autore dello sfacelo che sta trascinando il Napoli verso un baratro, o meglio, vi è dentro fino al collo, dopo aver registrato, non il “taboo” S. Paolo, ma la nullità di una squadra, che non merita né pubblico, né incassi, né considerazione, ma le spetta di diritto una società che ha un solo cognome, De Laurentiis, capace di distruggere ciò che di buono aveva faticosamente costruito Sarri, che stava altrettanto meticolosamente attrezzando, in maniera diversa, Ancelotti, e che sta aiutando a disfarlo Gattuso: un tecnico, quest’ultimo, capace di caricare ( si fa per dire) i calciatori, ma inadatto ad imporre un gioco, aggiungendo confusione e scarsa conoscenza dei ruoli da affidare ai singoli, al punto da aver reso inefficace un Di Lorenzo, sempre tra i migliori con “Carletto”, insipidi due centrocampisti come Ruiz e Zielinski, isolato Milik, al punto da dover arretrare sino a metà campo per recuperare qualche pallone giocabile. Ritorniamo a bomba sull’operato della famiglia del patron, ed in particolare del figlio Edoardo che dalla sua uscita (anzi, ingresso) nello spogliatoio azzurro, etichettando “marchettari” gli atleti che ben si erano comportati nella partita casalinga contro il Salisburgo, non si è più visto lo spirito battagliero dei partenopei, al punto che Allan, all’atto della sostituzione, ha preferito imboccare il tunnel piuttosto che passare dalla panchina proprio per non incontrare e dare il “cinque” al vice presidente che era accanto all’allenatore. Perché questa precisazione? Chiarissimo: da quelle inopportune parole urlate nel dopo gara di Champion’s, i calciatori rifiutarono il ritiro, hanno ricevuto lettere che anticipavano una diatriba giudiziaria, una riduzione dei compensi, insomma un terremoto che ha determinato uno scollamento tra dirigenza e squadra che si è tramutato in un abbandono di tutto, concentrazione, attaccamento alla maglia, disaffezione verso tutto e tutti, ed a pagarne le conseguenze, Ancelotti con l’esonero, e Gattuso che non è riuscito, è bene sottolinearlo, a prendere il toro per le corna, subendo questo “status” che lo porta a considerazioni del tipo “ La colpa è la mia, ci metto la faccia, non capisco come sia possibile passare da una prestazione di spessore (a Roma contro la Lazio) ad una squallida esibizione, peggiore anche della partita, anch’essa persa, disputata contro il Parma”. Qualcuno, anzi tanti, si chiederanno: “varrà la pena sottoporsi ad altre misere figure, contro Lazio ( Coppa Italia, martedì prossimo ) e Juventus (campionato), partendo non da una condizione di inferiorità tecnica, ma anche tattica, di vis pugnandi, di voglia, non di vincere, ma di competere ?” Vivere alla giornata, ma cercare di fare punti per non sentire tra qualche domenica, se l’andazzo dovesse essere quello delle ultime quattro partite casalinghe, il fiato delle squadre che sembravano giocare un campionato a parte, quello della salvezza: non si intravede alcun chiarore in questa galleria in cui si è infilato il team azzurro, e non ci è rimasto che rimpiangere, in quanto neanche le lacrime sconvolgerebbero più di tanto la dirigenza, ciò che è stato negli ultimi quattro anni. Chi non si è commosso nel vedere un bimbo, fasciato in una sciarpa azzurra, che stillava umore dagli occhi, al termine di una partita incolore e vergognosa? Un segnale evidente che la passione non può morire, neanche quando sta per nascere e fortificarsi, ma forse nuovi presidenti torneranno a farlo sorridere.        

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