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NAPOLI – JUVENTUS 4 – 2 ( dopo calci di rigore ) 0 – 0 dopo i 90′

NAPOLI: Meret 8, Di Lorenzo 6,5 , Maksimovic 7 , Koulibaly 7, Rui 6 (81′ Hysaj 6,5) , Ruiz 6 (80′ Allan 6) , Demme 7 , Zielinski 7 (88′ Elmas 6) , Callejon 5,5 (66′ Politano 7) , Mertens 5,5 (67′ Milik 6,5) , Insigne 7.
A disposizione: Karnezis, Llorente, Lozano, Luperto, Ghoulam, Younes, Manolas.
All. Gennaro GATTUSO 7,5

JUVENTUS: Buffon 8, Cuadrado 6 (85′ Ramsey 6) , Bonucci 6, De Ligt 6, Sandro 6,5 , Bentancur 5, Pjanic 5 (74′ Bernardeschi 5) , Matuidi 5, Dybala 5, Ronaldo 5, Costa 6 (65′ Danilo 5).
A disposizione: Szczesny, Pinsoglio, De Sciglio, Rugani, Rabiot, Olivieri, Muratore, Vrioni, Zanimacchia.
All. Maurizio SARRI 5
Arbitro: Doveri di Roma1  7–
Guardalinee: Paganessi e Alassio – Quarto uomo: Calvarese           
VAR: Irrati – Avar: Schenone 
Marcatori: sequenza rigori – Dybala (J) (parato) Insigne (N) (segnato) Danilo (J) (sbagliato) Politano (N)(segnato) Bonucci (J) (segnato) Maksimovic (N) (segnato) Ramsey (J) (segnato) Milik (N) (segnato)
NOTE: terreno in ottime condizioni in una serata dalla temperatura mite.

Olimpico con Spalti vuoti in quanto gara giocata a porte chiuse. In tribuna presenti i Presidenti dei due team, De Laurentiis ed Agnelli, il CT della Nazionale Mancini, Il Presidente della FIGC Gravina e della Lega Dal Pino. Spettacolo di colori in Tribuna Tevere per simulare la presenza di tifosi, con curve tappezzate di bianconero ed azzurro. Ammoniti: Bonucci (J), Rui (N), Dybala (J). Calci d’angolo 5 per parte. Recuperi: 1′ e 3’ROMA. In una serata trionfale preferibile partire dall’epilogo, con i calciatori partenopei che hanno quale unico obiettivo, dopo il rigore calciato da Milik che sentenzia la Coppa Tricolore al Napoli, raggiungere il tecnico, che nel frattempo abbraccia calorosamente il suo secondo, Russo, per tributargli quanto merita, l’essere lanciato verso il cielo, tutti insieme a sollevarlo, e Gattuso che alza i pugni librandosi nell’aria quasi volesse raggiungere con le braccia la sorella Francesca che, di certo, lo ha guidato in questa terribile ultima settimana,  dopo aver lasciato la vita terrena in giovane età.

” Dobbiamo dimostrare senso di appartenenza sempre – sono le sue parole, circondato dagli atleti ma anche dal presidente De Laurentiis, cui rivolge serene e pacate parole, coprendosi la bocca per non far intendere il labiale, ma dimentico che il microfono direzionale riporta integralmente quanto detto – il lavoro ci ha ripagato, e non dobbiamo, ora, sentirci appagati, ma dimostrare che siamo un gruppo di alto valore tecnico ma anche umano e compatto” Il “patron” sembra quasi commosso per il gesto che caratterizza la serenità di un uomo pieno di grinta, trasmissibile in pochi mesi, ma dotato di senso di responsabilità, che non si lascia andare ad euforia non controllata, ma riempie lo spogliatoio, in aperto terreno di gioco, di saggezza e di prospettive, che vengono sottolineate prima dal silenzio dell’uditorio e poi da uno scrosciante applauso: una lezione che i calciatori non dimenticheranno tanto facilmente, in vista anche di altre dodici gare di campionato e del ritorno di Champion’s League in quel del Nou Camp di Barcellona.

” Perché non sognare – conclude Rino – dobbiamo giocarcela con la stessa intensità di questa finale, e sarebbe controproducente sentirsi inferiori e sconfitti prima di versare il sudore che dovrà sempre accompagnarci, nella vita come sul manto erboso.” Andando a ritroso per i novanta minuti disputati alla presenza delle sole personalità di spicco, ai pochi stewart ed allo striminzito gruppo di giornalisti e fotografi, non si può disconoscere la vittoria ai punti per gli azzurri, capaci di impensierire, e non poco, il sempre “paratutto” Buffon, che con i suoi quaranta e passa anni, ha dimostrato che la classe non è acqua, turando falle che si aprivano sovente in una difesa messa a soqquadro dalle ripartenze fulminee del Napoli, ma anche dallo scarso filtro di centrocampo e dalla scarsa vena del trio di attacco, sigillato dall’attento e strenuo baluardo eretto dalla retroguardia partenopea. E’ pur vero che, come successo nella semifinale contro l’Inter, la prima parte della gara ha visto un Napoli distratto, con errori di passaggi che favorivano le conclusioni dei bianconeri, come al 6′ su un errore marchiano di Callejon che serviva la sfera al libero Dybala, pronto a mettere al centro per l’accorrente Ronaldo, abile a tirare un diagonale su cui si opponeva alla grande Meret, che in un attimo metteva in soffitta le “papere” che ne avevano caratterizzato le ultime esibizioni da numero uno. Si è ripetuto nell’errore lo spagnolo, così come Koulibaly in un disimpegno troppo allegro, ma i compagni di reparto in entrambe le situazioni tenevano a debita distanza gli attaccanti della Juve. Lo schieramento optato da Gattuso era un manifesto 4-1 4-1, con Demme che francobollava, non lasciandogli tregua, Dybala, mentre la coppia Maksimovic-Koulibaly metteva la museruola ad ogni tentativo di filtrare per via centrale, e sulle fasce , Di Lorenzo e Rui si opponevano gagliardamente al Ronaldo, versione fascia sinistra, e Costa, funambolo sulla destra, ma spunti di particolare pericolosità. Altro squillo piemontese, al 39′, sull’errore menzionato di Koulibaly, che favoriva l’avanzata di Dybala, lesto a vedere libero a centro area il portoghese, ex Pallone d’oro, ma doveva fare i conti con la tempestività di Meret che usciva con prontezza e bloccava la sfera proprio sui piedi di Ronaldo, ad un passo dalla marcatura. Di certo, l’atteggiamento di attesa del Napoli, che chiudeva tutte le linee di passaggio, faceva sì che il possesso palla era sempre appannaggio della Juve, ma con passaggi in orizzontale che non potevano scardinare la retroguardia, ideata da Gattuso e perfettamente attivata dai suoi uomini in campo. A fare male erano gli azzurri, al 41′ quando un passaggio filtrante di Ruiz consentiva, dopo un rimpallo, a Demme di trovarsi in posizione defilata per battere a rete, ostacolato solo dalla presenza di Buffon, ma il pipelet si suoperava respingendo con il piede destro la conclusione del tedesco, per poi far gridare al gol, il solito Insigne, al 23′, su calcio piazzato, terminato sul palo, a portiere battuto su una punizione ( fallo di Matuidi su Zielinski),ed al 42′ con una conclusione dal limite, con Buffon che respingeva, in tuffo, in corner. Ripresa senza particolari sussulti juventini, ma con un finale al cardiopalmo, targato Napoli, che una volta utilizzate le cinque sostituzioni, cercava di non arrivare all’epilogo con i calci di rigore, avendo notato la serata di grazia di Buffon, ed in chiusura, nel recupero, due nitide e favorevoli occasioni, nate dall’ultimo calcio d’angolo con lancio in area di insigne, che scovava dalla parte opposta il testone di Maksimovic: impatto perfetto e colpo potente, ma l’estremo difensore bianconero si accartocciava quasi sulla linea di porta per respingere il tiro, e sulla ribattuta Elmas si lanciava con decisione sul pallone per mandarlo in rete, e questa volta era il pugno del “Gigi ex Nazionale” a mandare la sfera a sbattere contro il palo. Lotteria dei rigori con il pronostico che si orientava verso la Mole, inconsciamente non fidandoci di Meret, anche dopo aver apprezzato Ospina nella semifinale contro l’Inter: errore madornale, il protagonista diventava il fresco ventitreenne friulano, che ammaliava il primo rigorista, Dybala, respingendogli il tiro, lanciandosi sulla propria sinistra, stregava il secondo, Danilo, che teneva compagnia alle stelle con il pallone, mentre sull’altra sponda era un tiro al bersaglio senza oppositore ( Buffon, forse aveva già superato il livello di imperforabilità….) con Insigne, Politano, Maksimovic e Milik a fare centro. 

Soddisfazione doppia per i napoletani: impedito il triplete ai tradizionali nemici e seconda delusione per Sarri, dopo aver perso la sfida del S. Paolo di campionato, e chissà se con questo insuccesso non sia stata tracciata la via dell’addio per il tecnico toscano dalla “vecchia Signora”, stasera più decrepita che mai…..

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