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NAPOLI. La definivano la prova del nove, per confermare lo stato di grazia di una squadra che sembra, e ribadiamo sembra, incontenibile, ed invece è stata appellata quella del 999: tali sono i numeri che mostrano le maglie dei due giganti della compagine partenopea, la nove della gazzella dalla chioma dorata, della libellula che non corre ma vola, sia facendo roteare a mille i trampoli che madre natura gli ha donato, sia librandosi in aria sull’entusiasmo che ha contagiato il suo cuore, già noto per i gesti di solidarietà che sovente distribuisce, l’Osimhen, invincibile nei contrasti, insuperabile nelle corse spalla a spalla con i malcapitati difensori, in agguato su ogni pallone che viene scodellato dalle sue parti ( parti che è l’intero fronte d’attacco dei partenopei ndr); la novantanove, ereditata dal Milik, scomparso anche dai radar dei francesi dell’Olympique Marsiglia, e che Anguissa, camerunense di origine, giunto dal Fulham, retrocesso lo scorso anno dalla Premier, pagato appena quattrocentomila euro, ed al cui ingaggio partecipano anche gli inglesi, in odore di riscatto, che non si farà attendere più di tanto, ha saputo ritagliarsi su misura sul fisico possente, su quella forza fisica avvolgente soprattutto nei contrasti, quasi sempre vincenti, sulle capacità tecniche che lasciano stupìti, se a memoria d’uomo, non si ricordi un calcatore che abbia saputo inserirsi in squadra senza bisogno di allenamenti tattici particolari e, soprattutto, senza farsi attendere che poche ore, trascorse dal suo arrivo in città e nel team azzurro all’esordio in campionato.

A completare il trio di africani, sui quali già aleggiano le “civette” che stanno ripetendo il ritornello che li vorrà lontani dai campi di calcio italiani per le gare di coppa d’Africa previste ad inizio 2022, l’ormai acquisito napoletano d’adozione, Kalidou Koulibaly, che ritornando al livello maiuscolo delle sue prestazioni del passato, sta recuperando il valore, sia di mercato che di spessore tecnico. I tre “scuri di pelle” che sono diventati l’asse su cui si sviluppa il primato del Napoli, agendo nei settori nevralgici di una squadra di calcio, dalla difesa all’attacco, passando per il centrocampo dove detta legge, imperiosamente, Anguissa, al quale vanno riconosciute due caratteristiche determinanti per l’equilibrio della formazione allenata da Spalletti, la precisione dei passaggi che rasenta oltre il novanta per cento dei palloni che passano attraverso i suoi piedi, e la visione di gioco, che si nota dalle disposizioni che mostra ai compagni con gesti eloquenti, utilissima per ottenere le migliori giocate di Ruiz, anche lui apparso rinato, finalmente sbrigativo nel possesso palla, con soli due tocchi, senza cincischiare, aprendo fronti di gioco con sublime precisione. Vogliamo, con queste sperticate lodi agli africani del gruppo, tralasciare tutti, ma sottolineiamo tutti coloro che stanno fornendo un impegno al di sopra di ogni più rosea aspettativa?

Dare un voto di gran lunga superiore alla sufficienza a Rui, che tra l’altro voleva la società sbolognare al miglior offerente, è la riconoscenza convinta al valore che sta dimostrando in tutte le partite: il popolo, molti giornalisti, ancora oggi lamentano l’assenza di un terzino di fascia sinistra, dopo aver vanamente inseguito Emerson Palmieri, ma bisogna riconoscere al tecnico, che ha recuperato più di un giocatore, come Lobotka e Petagna, lo scorso anno considerati fantasmi, la certezza di poter disporre di Ghoulam, ancora per poco in naftalina. L’algerino ritornerà sotto la guida del trainer un nuovo stantuffo su quella fascia, fascia dove il portoghese  è ormai una sicurezza, sia in copertura, efficace come mai, che da suggeritore e da terminale della catena mancina ( sufficiente ricordare i cross che determinarono i rigori contro il Venezia, il lancio per Insigne nella partita di Udine, le chiusure decisive su avversari di prestigio ndr). Il capitano è sempre più lui, gli spunti di classe si susseguono, le sventagliate che rimembrano le verticalizzazioni di un tempo, il sentire il respiro di Osimhen al punto da lanciare ad occhi chiusi il pallone al finalizzatore, già primo nella graduatoria dei marcatori di questo campionato. Rrahmani offre fiducia al “comandante” KK, consentendo al senegalese di spingersi in avanti con maggiore convinzione, al punto da sfiorare la rete in numerose circostanze.

Di Lorenzo, una garanzia ormai consolidata, Zielinski avviato alla forma standard e, nella gara contro il Cagliari, ha fornito l’assist ad Osimhen, dopo essere scattato sulla fascia, imbeccato da un lancio intelligente di Anguissa. Il plauso finale è per Politano, scatenato come non mai, sull’out destro, in simbiosi perfetta con il nigeriano, e per gli uomini dell’ultimo quarto d’ora, Ounas e Petagna, capaci di mettere in risalto le loro peculiarità, riuscendo sempre a farsi notare per dribbling e conclusioni, non dimenticando Elmas, affamato al punto giusto per essere il tassello, insieme a Demme ( ha respirato il profumo dell’erba del campo, dopo lo sfortunato incidente di gioco nella partita con la Pro Vercelli nel periodo del ritiro) a centrocampo quando ci sarà da affrontare con energia squadre di maggior temperamento e solidità. Lozano, sarà il competitor per la fascia, destra o sinistra lo stabilirà il tecnico, ma comunque è sempre sul pezzo.

Nota di vendetta in chiusura: nello scorso campionato, la partita contro il Cagliari, al Maradona, registrò un gol annullato ad Osimhen per un fallo inesistente dell’attaccante ai danni di Godin che lo inseguiva ( Mazzoleni al VAR ….. ), con arbitro di campo, Fabbri, e il gol di Nandez al 90’ costò la perdita di due punti. Ieri il nigeriano si è “bevuto”, con un dribbling intelligente, l’avversario Godin, costretto al fallo da rigore: la vendetta è un piatto che si serve freddo !

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