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NAPOLI. La percentuale che si attribuisce all’allenatore, a detta dei sapientoni del calcio, per i risultati positivi è molto scarsa, e quella più alta è per coloro che vanno in campo: sarà anche vero, ma ciò a cui si assiste dopo le segnature del Napoli dimostra che il vero stratega e artefice della compattezza della squadra è colui che è entrato di prepotenza nella testa degli atleti, al punto che si festeggia in campo, senza ricorrere ad inseguire Spalletti per abbracciarlo, consci che il suo operato funziona durante la settimana, quando si lascia alle spalle la retorica e interviene psicologicamente sui suoi ragazzi. Insigne che giocherà solo altre sette partite con indosso quella “N” che continua a baciare ed a strattonare, Mertens che implora il presidente e che ha ancora nelle gambe la fluidità della corsa, Jesus che veniva da anni sconfortanti, Rui un trascinatore, un tutto campo, un inesauribile stantuffo, eppure andrà via, Zanoli che con serafica pazienza accetta le numerose panchine, fiducioso nella chiamata dell’allenatore nonostante abbia davanti un mostro, per presenze e per stakanovismo: di chi il merito? E perché si nasconde?

Spalletti è un allenatore che non racconta frottole, che spiega con saggezza quello che va e ciò che non gradisce, il suo parlare è un fluido che ammalia, che incanta, che convince, e le sue frasi che sembrano un voler prendere in giro (il suo sorrisino malizioso non fa mai intendere dove inizia la filosofia e dove termina l’ironia ndr), sono solo e soltanto la medicina per tenere alta la concentrazione, per pigiare sull’acceleratore o per frenare l’entusiasmo. “Il carro (è quello che noi chiamiamo “treno”) per me potrebbe non passare più, ma anche per alcuni calciatori potrebbe essere l’ultima occasione per salirci”, è la sottolineatura che ognuno, dal Presidente al suo staff, dal portiere al giovane Ambrosino, stella della Primavera, deve saper decifrare.

La squadra potrebbe anche lasciare in tribuna il tecnico, non perché sia poco necessario, ma per aver ormai inteso che il lavoro della settimana è quello che ripaga, e che occorra solo una rapida ripetizione, durante l’intervallo, come occorso nella gara contro l’Udinese, e sarà così anche nei prossimi due incontri, casalinghi, avversarie Fiorentina e Roma che girano a mille, che hanno dalla loro una serie positiva da rendere preoccupati il doverle affrontare a viso aperto, inseguendo la vittoria a tutti i costi: La defezione di Anguissa andrà a bilanciare l’assenza di Torreira nelle fila dei viola, ma è Italiano il vero handicap per i partenopei, e nessuno dimentica lo scherzetto dello scorso campionato, alla guida dello Spezia, e la partita di Coppa Italia, conquistando il quarto di finale, maramaldeggiando su un Napoli debilitato dalle assenze e dalle espulsioni di Lozano e Ruiz.

Assistiamo, in religioso silenzio alla preparazione della partita, osservando l’aplomb di Spalletti, ascoltando le parole, misurate e sensate, che pronuncerà durante le interviste, durante le quali lancerà messaggi chiari a chi dovrà scendere in campo, non disdegnando di calmare l’entusiasmo del popolo, che riempirà il Maradona in ogni ordine di posto, per spingere la squadra verso…….”il traguardo più alto possibile!” (parole pronunciate dal tecnico toscano).

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