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NAPOLI. É sembrato, si più, di rivedere le prestazioni opache e, addirittura senza punti, del campionato scorso, con la squadra imballata, priva di verve, di rapidità, quelle con le quali aveva stretto nella metà campo avversaria, il Monza, squadra debole sì, ma incapace di ragionare per i meriti straordinari del Napoli. Cosa sarà mai successo dopo il match con i brianzoli? Le avvisaglie già nella gara del Franchi, dove ad un primo tempo sotto tono e senza particolari acuti, è seguita una ripresa, dove gli innesti di Politano e Raspadori avevano regalato alcune emozioni derivanti da conclusioni partite dal piede dell’ex Sassuolo, non tralasciando l’assist che aveva fornito a Lozano, gettato al vento con un colpo di testa a porta aperta, da far invidia al più scarso tra le riserve della nazionale messicana. Cosa ci si aspettava dal “sapientone” Spalletti?

Di giocare con il 4-2-3-1 per configurare la posizione ideale per il “Jack” azzurro, ma lasciando imalterata la linea centrale con Lobotka ed Anguissa che tante garanzie avevano dato nelle precedenti partite, confermando sulle fasce Kvara e Politano, quest’ultimo per dare respiro ad uno spento Lozano. Ed invece, dacci dentro con la rivoluzione, inserendo Elmas, Denbele e, unico esperimento riuscito e affidabile per il futuro, Ostigard a far coppia con Kim. Risultato? Errori per il francese, debole sufficienza per il macedone ( solo il gol gli consente il 6…. ndr), e in chi riponeva poca fiducia, il Meret, vittima sacrificale sull’altare predisposto per Navas ( se ne riparlerà, forse, a gennaio, ma solo e soltanto se Donnarumma dovesse incappare in un’annata nera….ndr), una entusiasmante risposta del pipelet che, salvata la squadra grazie alla parata sul rigore calciato da Colombo, aveva una reazione di grande maturità, nessun gesto di rivalsa verso chi lo denigrava, nessun segnale verso la panchina, solo un “cinque” scambiato con Kim.

Bravo Alex, gli schiaffi morali sono soddisfazioni, al di là del merito sportivo! Nel dopo gara, solo qualche accenno, e non chiarificatore, sull’eccessivo turn over, tra l’altro termine non gradito dal tecnico toscano: pensare di avere gioco facile dei salentini, presentatisi al Maradona, con un solo punto in classifica, per non caricare di altri novanta minuti i titolari del 4-3-3, per averli, tirati a lucido, per Lazio e Liverpool, non ha pagato, anzi ha confuso ancor di più la strategia che dovrà, prima o poi, essere adottata in tutte le gare, compagini di sinistra o di destra della graduatoria: Zielinski vuole far dimenticare la nebulosità delle prestazioni di un anno addietro, Rui è una garanzia di impegno, di spinta sulla fascia, di marcatura aggressiva ed efficace, Kvara vuole e deve giocare, Lobotka è il metronomo, sono indicazioni che vengono dal campo, viste ed apprezzare da tutti, per cui attenzione a non stravolgere ciò che di buono si era fatto nelle prime due gare: ci sarà tempo e “cum grano salis” procedere a mutamenti, ma con calma, tanta calma, la stessa che utilizza Spalletti nel rispondere alle domande, anche le più perfide….

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