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Vincenzo De Luca

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Autonomia differenziata, De Luca: «Chiediamo il ritiro del ddl»

NAPOLI – Nella Conferenza Stato-Regioni in programma domani, la Campania chiederà il ritiro del ddl sull’autonomia differenziata presentato dal ministro degli Affari Regionali Roberto Calderoli. «È un provvedimento che genera solo caos – ha annunciato oggi il governatore campano De Luca – e che spacca in due il Paese. Faremo un fronte con altre regioni del Sud come Calabria, Basilicata, Puglia, Molise e Lazio ma ci sono segnali per un sostegno anche da parte delle Regioni del Nord. Da domani siamo in battaglia per difendere l’unità nazionale».

«Il provvedimento sull’autonomia differenziata va ritirato – ha spiegato De Luca – non ci sono margini d’intervento, è inemendabile. Il nostro dissenso è totale. E questo per 4/5 ragioni. La prima è un esautoramento del Parlamento italiano, della Conferenza delle Regioni e del Ministero dell’Economia. L’ipotesi Calderoli prevede solo una consultazione, un parere della commissione parlamentare di cui il governo può non tenere conto. Tutto si riduce a un rapporto a due tra Presidente del Consiglio e Presidente della Regione. Il Ministero dell’Economia ha 30 giorni di tempo per esprimere il suo parere, poi si va nel silenzio assenso su una materia così delicata. Il Parlamento viene svuotato di poteri».

«In seconda battuta – ha aggiunto – vanno definiti i livelli essenziali delle prestazioni. Ci si dà un anno per definire i Lep, trascorso il quale si avanti comunque. È intollerabile – ha proseguito De Luca – che si faccia una proposta di autonomia differenziata senza aver definito i cosiddetti Lep, i livelli essenziali delle prestazioni. Dobbiamo sapere prima quali sono le prestazioni da garantire in maniera equa a tutti i cittadini italiani e poi si può procedere con l’autonomia differenziata».

Altro punto di radicale dissenso sottolineato da De Luca è il meccanismo che congela la spesa storica «quello per cui chi più ha avuto, continua ad avere, chi meno ha avuto, continua a perdere». «Questo – sottolinea – è intollerabile. Si ipotizza una autonomia delle regioni su personale scolastico, personale sanitario e personale previdenziale. Questo significa distruggere l’unità del Paese. Se qualche regione del Nord pensa di fare contratti regionali che si aggiungono a contratti nazionali, significa attivare un flusso di mobilità dal Sud al Nord per i medici e per i docenti, e sarebbe un disastro che falserebbe il mercato del lavoro e accentuerebbe il divario tra Sud e Nord con un ulteriore flusso di migrazione dal Sud».

Negativo il giudizio della Regione anche sulla parte del disegno di legge in cui viene prevista la compartecipazione al gettito fiscale: «La parte in cui l’Iva viene lasciata alle singole regioni è ricca di contraddizioni. Dire che l’accordo si fa senza maggiori oneri per la finanza pubblica non è vero. In ultimo anche l’articolo 119 viene richiamato in termini generici e non cogenti».

Queste le ragioni, per sommi capi, che portano De Luca a considerare quella che prende il via domani «una battaglia rigorosa e intransigente a difesa del Sud in cui chiederemo anche a Meloni di difendere quella identità nazionale di cui tanto si è parlato». Il governatore ne ha anche per il centrosinistra: «Non hanno fatto niente. Su questo ddl ora valuteremo la coerenza di tutti».

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