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Diego Armando Maradona (di spalle) abbraccia Gianni Minà

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BARI – Un legame più che consolidato con la sua città e con i suoi frequentatori appassionati di cinema. Titoli di coda sul Bif&st, il Bari International Film Festival, giunto alla sua tredicesima edizione, sempre più all’insegna della qualità e della varietà del programma. Tra le opere che hanno certamente catturato l’attenzione degli spettatori c’è stato il documentario Gianni Minà, una vita da giornalista, presentato in anteprima assoluta al Teatro Kursaal Santalucia, arriverà in sala il 27, 28, e 29 giugno.

Prima della proiezione, Loredana Macchietti, moglie di Minà e regista, ha ritirato per conto del grande giornalista il Premio Bif&st alla carriera, e ha donato parole particolarmente incoraggianti nei confronti del Meridione: «Se mai ci fosse una rinascita culturale e politica partirebbe dal Sud, è una frase che oggi Gianni avrebbe voluto dire sul palco, ci teneva con intensità». Il docufilm colpisce in profondità perché Minà è un volto familiare che riconosciamo tuttora, grazie alle centinaia di reportage per la Rai e alle ideazioni di longevi programmi televisivi. La sua umanità si misura attraverso gli incontri con gli uomini più influenti ed emblematici di un’epoca, da Fellini a Mohamed Alì, dai Beatles ad Enzo Ferrari fino a Fidel Castro, Sergio Leone, Robert De Niro e Maradona.

Al Kursaal Santalucia è stato presentata in anteprima anche la docufiction Romanzo radicale – Io sono Marco Pannella, regia di Mimmo Calopresti, in onda il 24 aprile su Rai 1, incentrato sulla figura più controcorrente, combattiva e provocatoria della Prima Repubblica italiana. Il regista calabrese ha ricordato il leader del Partito Radicale come un uomo da cui bisogna imparare: «Avrebbe molto da insegnare e da far vedere perché lui entrava in azione con il suo corpo, con la sua vita con grande facilità perché aveva una passione al di sopra della media, aveva un’idea moderna della vita, era contro il conformismo, contro le idee di tutti che dovevano essere uguali».

Un altro documentario molto interessante, proiettato al Teatro Petruzzelli nei giorni scorsi, è stato Bella ciao – Per la libertà, di Giulia Giapponesi, pronto per l’uscita evento in sala di tre giorni, l’11, il 12 e il 13 aprile, distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection. L’idea della regista è stata quella di raccontare, il passato e il presente di “Bella Ciao”, un inno alla libertà divenuto patrimonio dell’umanità: «Ho fatto un lavoro di ricerca, c’è un mistero riguardo la sua origine perché non sappiamo esattamente la melodia da dove provenga, né chi abbia scritto le parole, e soprattutto c’è anche il mistero di come oggi sia considerata, da tantissimi popoli diversi, anche una loro canzone. Penso alla Turchia, penso ai Curdi, che per esempio la considerano una canzone loro perché la conoscono sin dagli anni Settanta».

Sempre al Petruzzelli è passato Vetro, thriller psicologico di Domenico Croce, in sala con Vision Distribution da giovedì 7 aprile. La protagonista, interpretata da Carolina Sala, è una hikikomori sigillata tra le quattro mura di una stanza (si guardi il bel documentario sul tema on demand su Sky Arte), comunica solo attraverso i vetri della finestra e la chat di un computer, è convinta o forse immagina che il suo dirimpettaio abbia ucciso una donna. Tutto si svolge attraverso un clima claustrofobico con echi hitchcockiani: «Innanzitutto, il lockdown è stato qualcosa che ha segnato sicuramente in modo piuttosto profondo tutti, è stato dunque il primo approccio al personaggio, poi tutte le ansie che ci potevano essere di ritornare alla vita, di ritornare a confrontarsi con la socialità, sono state una prima base per approcciarsi al personaggio con più comprensione e anche meno giudizio verso una situazione che faticheremmo a capire per chi decide di vivere chiusa dentro una stanza».

Altra anteprima, Settembre, debutto di rilievo della regista Giulia Louise Steigerwalt, con Fabrizio Bentivoglio, Barbara Ronchi, Thony e Andrea Sartoretti, dal 6 maggio sarà sul grande schermo distribuito da 01 Distribution. È un’opera prima costellata di storie essenziali, malinconiche, in cui il contatto umano è l’energia invisibile che indaga le relazioni umane, tra tradimenti, rinascite e consapevolezza del bello nelle piccole cose.

Durante l’ultima giornata del festival, proiettato in anteprima internazionale Gli Stati Uniti contro Billie Holiday, regia di Lee Daniels, che approderà nelle sale italiane il 5 maggio. Il film si focalizza in particolare su un episodio drammatico che segnò la tormentata vita dell’artista. Nel 1939 compose una canzone fuori dell’ordinario: “Strange Fruit”, brano che condannava coraggiosamente la storia del linciaggio dei neri negli Stati Uniti e che riscosse un successo inaspettato. Da quel momento Billie Holiday, interpretata da Andra Day, viene messa sotto torchio dal Dipartimento Federale dei Narcotici con un’operazione sotto copertura.


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