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Gigi Proietti, scomparso il 2 novembre 2020

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QUEL“Ciao Gigi” prima dei titoli di coda tenta di nascondere con la semplicità del saluto la pesantezza dell’assenza. Che, tuttavia, diventa inevitabilmente il cuore di un’operazione che è sentimentale e commerciale allo stesso tempo.

Io sono Babbo Natale, ovvero l’ultima interpretazione di Gigi Proietti; un evento che rende la pellicola più importante di quanto non lo fosse nelle intenzioni di Lucky Red (produttrice in collaborazione con Rai Cinema) e del regista Edoardo Falcone. Era nata come la più classica delle favole di Natale, è diventata la preziosa celebrazione del mattatore scomparso. Non è un caso, allora, che il film sia stato inserito nel programma delle pre-aperture della Festa del cinema di Roma, con l’anteprima proiettata nella sala Petrassi dell’auditorium Parco della musica mercoledì scorso, nell’immediata vigilia del Festival.

Come non lo è la data scelta per l’esordio in sala: il 3 novembre, un anno e un giorno esatto dopo la morte di Proietti, avvenuta – fra l’altro – nel giorno del suo 80° compleanno. «Usciamo il 3 novembre e non a Natale per celebrare il compleanno e l’anniversario della scomparsa di Gigi – ha ammesso Falcone in conferenza stampa – ma c’erano anche esigenze di spazi durante le feste e la volontà di diversificare l’offerta, senza dimenticare l’opportunità della Festa del cinema».

Il prodotto si presenta come una commedia soft, senza eccessi, legata alla tradizione dei film natalizi all’americana nei quali la ricorrenza del 25 dicembre si trasforma in occasione per cambiare vita. Non una novità, insomma, anche se Falcone – a precisa domanda – ha chiarito di non essersi ispirato al filone hollywoodiano, forte soprattutto negli anni 80 e 90. Il protagonista è Ettore (Marco Giallini), ladro impenitente appena scarcerato che – per la sua attività criminale – ha perso tutto: dalla compagna Laura (Barbara Ronchi) al rapporto con la figlia, mai conosciuta prima. L’incontro con Nicola (Proietti), che si scoprirà essere il vero Babbo Natale, gli consentirà di rimettere insieme i pezzi della sua esistenza.

«Ho scritto il film pensando a Marco e Gigi – ha raccontato ancora Falcone – Proietti era molto contento della proposta, aveva entusiasmo e umiltà. Ed era rispettoso dei ruoli, lui avrebbe preferito spingere di più sulla comicità, mentre io volevo che restasse nel personaggio. E così ha fatto». Le risate, in ogni caso, non mancano, anche se a prevalere è la nota di dolcezza che ruota attorno alla redenzione di Ettore favorita dalle attenzioni e dalla bonarietà di Nicola. Il tutto condito dalla romanità verace dei due protagonisti.

«Passare tutto quel tempo con Gigi è stato un privilegio che ho ricevuto da Edoardo e dalla Lucky Red – ha detto Giallini – rivedere il film, sapendo che lui non c’è più, è stato un bel colpo. Mentre giravamo si vedeva che non stava bene, era affaticato ma, poi, quando ci davano il motore saltava in piedi come un 20enne». Poi un ricordo: «Negli ultimi tempi, quando lo chiamavo per chiedergli come stesse lui rispondeva: “Abito ancora in via di guarigione”. Mi mancano le nostre risate, devo davvero ringraziare per averlo avuto come amico».

Per Ronchi «l’incontro con Gigi è stato molto bello, forse è stata la persona a farmi ridere di più sul set. Insieme, poi, abbiamo una delle scene più esilaranti del film. Con lui si parlava tantissimo, in particolare dei suoi progetti e ne aveva. Come l’Amleto per il suo Globe theatre per il quale mi chiedeva se conoscessi giovani attori che potessero interpretarlo. Mi piacevano l’amore che aveva per il suo lavoro e le attenzioni per gli altri».

Io sono Babbo Natale, in un certo senso, chiude un cerchio: il grande attore teatrale termina la sua esperienza terrena con il cinema, il grande cruccio della sua carriera. «Quando ne abbiamo parlato – ha spiegato Falcone – ho avuto la sensazione che quella dei pochi film fosse una ferita ormai rimarginata. Ma ovviamente era dispiaciuto». Per Giallini «c’era un certo rammarico in Gigi per aver lavorato poco nel cinema, ma non credo non sia stato chiamato. Semplicemente ha avuto sempre tantissimi impegni nel teatro. Probabilmente non aveva tempo per altro».

La figura e la grandezza di Proietti saranno al centro di un altro lavoro proiettato per la prima volta alla Festa del cinema di Roma. Parliamo del documentario celebrativo Luigi Proietti, detto Gigi di Edoardo Leo, anche lui attore romano che tanto deve all’esempio del grande maestro. L’idea del prodotto è di tre anni fa, quindi precedente alla scomparsa tanto che, nelle intenzioni originali, doveva ruotare perlopiù attorno al cavallo di battaglia per antonomasia di Proietti: “A me gli occhi please”. La morte ha reso necessario un cambio di programma e il doc racconterà ora l’attore a 360 gradi. Il pezzo forte, oltre agli sketch più famosi tratti dagli spettacoli di Proietti, è rappresentato da documenti e testimonianze attraverso cui Leo cercherà di condurre lo spettatore nel fantastico mondo del mattatore che più di ogni altro ha rivoluzionato l’arte dello show in Italia. Luigi Proietti detto Gigi è scritto insieme a Marco Bonini con la fotografia di Giulia Bertini e le musiche di Jonis Bascir. Leo ne è anche produttore insieme a Fulvio e Paola Lucisano con Paola Ferrari, Italian International Film, Alea Film, Rai Cinema, in associazione con Politeama e Lexus.


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