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Giorgio Parisi

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Dalla ritrovata credibilità internazionale alla crescita economica, sino ai successi che premiano il talento e il genio italiano, come il Nobel per la Fisica ottenuto da Giorgio Parisi. Varcata la soglia dell’incubo con l’improvvisa esplosione della pandemia nel 2020, il nostro Paese oggi accarezza la dimensione del sogno e guarda al futuro con crescente fiducia, avviandosi verso una fase di profondo rinnovamento per troppo tempo (colpevolmente) rinviata.

Un processo nel quale è centrale la figura di Mario Draghi, salvatore dell’euro, oggi chiamato a risollevare le sorti dell’Italia, dopo la crisi scatenata dal Covid, e a restituirle credibilità internazionale.

Ne abbiamo parlato con il professor Alberto Quadrio Curzio, fra i maggiori economisti italiani, dal 2015 al 2018 a capo dell’Accademia dei Lincei, di cui oggi è presidente emerito. Un impegno, quello all’interno della prestigiosa istituzione scientifica, condiviso – fra gli altri – proprio con Parisi (che ne è vicepresidente).

Che valore ha questo Nobel?

Alberto Quadrio Curzio

«È un successo straordinario e atteso da tempo. Parisi aveva già ottenuto numerosissimi riconoscimenti, i più importanti nel campo della fisica. L’ultimo è stato quello attribuito dalla Fondazione Wolf, normalmente propedeutico al Nobel stesso. Insomma, da una parte non sorprende, considerata la caratura scientifica internazionale di Parisi, dall’altra rallegra perché troppo spesso si tende a sottovalutare la straordinaria creatività della nostra scienza, e aggiungo una cosa…».

Prego…

«Sono un economista, non mi intendo di fisica, ma conosco bene le istituzioni scientifiche e le dico che non dobbiamo essere felici per questo premio solo per la sua valenza nell’ambito della scienza ma proprio da un punto di vista istituzionale».

I precedenti non mancano, nel 1984 Rubbia, nel 1959 Segrè, senza dimenticare il Nobel per la chimica a Natta del 1963, ultimo a riceverlo prima di Parisi per un lavoro svolto in Italia.

«Vorrei ricordare anche Fabiola Gianotti, un’italiana che è stata anche la prima donna ad arrivare al vertice del Cern di Ginevra, rinnovata nel 2019 per altri cinque anni. La tradizione scientifica italiana è parte integrante della storia del nostro Paese. Questo va evidenziato perché un Nobel ha ricadute più generali, ricordando all’opinione pubblica cosa è l’Italia. Una nazione che continua a contribuire in modo determinante al alla scienza e al progresso».

Molti di questi successi sono maturati negli anni del Miracolo economico, vede analogie con quella fase?

«È difficile fare paragoni: la scienza ha tempi diversi rispetto a quelli dell’economia, le dinamiche sono differenti. Ma sicuramente stiamo vivendo un momento d’oro, che riguarda diversi ambiti, compreso quello dello sport. Ciò che rafforza l’immagine del nostro Paese è sempre benvenuto. E questo vale anche per il governo Draghi che sta rappresentando un punto di forza per l’Italia. Se ragioniamo in termini di Repubblica italiana, tutto ciò che contribuisce a riaffermare che siamo una nazione forte in grado di raggiungere risultati porta giovamento all’economia».

Eppure in molti, con l’economia che cresce, rievocano proprio il boom economico…

«Credo che la situazione sia profondamente diversa rispetto ad allora. Una delle differenze è che oggi siamo un Paese cofondatore dell’Unione europea, oltre a rappresentarne la terza economia e la seconda manifatturiera dopo quella tedesca. La fase è sicuramente positiva, basti pensare alle esportazioni che sono ripartite a una velocità impressionante».

Che ruolo possiamo avere nell’Ue dei prossimi anni?

«Se la prospettiva è quella di un Pnrr portato avanti bene, così come è iniziato, è possibile che l’Italia, soprattutto per il ruolo svolto da Draghi, possa assumere una portanza politica superiore a quella avuta negli ultimi anni e, addirittura, per altri periodi più lunghi».

Basta una personalità sola, come quella di Draghi, per cambiare rivoluzionare in positivo la nostra immagine?

«Pesa la storia del nostro premier. Parliamo di una persona arrivata a fare il presidente della Bce in un momento difficilissimo per l’Europa, quando in tanti pensavano che l’Euro non avrebbe retto. La sua politica monetaria non è stata una passeggiata, ha subito giudizi molto severi, è dovuta persino intervenire la corte di Giustizia dell’Unione europea per confermare la correttezza statuaria delle sue decisioni e la loro coerenza con i trattati europei. Con intelligenza, perseveranza e coraggio Draghi è riuscito a costruirsi una credibilità che oggi sta generosamente mettendo a disposizione del Paese».

I risultati sembrano dargli ragione…

«Esatto, i risultati si vedono eccome. La crescita del Pil del 6% è un esito che non era previsto. Anzi, in qualche modo, sino a poco tempo fa lo si considerava un obiettivo quasi irraggiungibile».


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