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Un momento dell'incontro di Confcooperative moderato dal direttore Roberto Napoletano

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La Zes unica carta vincente per il Sud, occorre stringere i tempi della fase di transizione dal vecchio al nuovo regime, resta da sciogliere il nodo delle risorse e evitare il rischio-burocrazia


L’economia sociale come frontiera del futuro per la cooperazione. Questo il tema dell’incontro promosso da Confcooperative Calabria in collaborazione con BCC Centro Calabria dal titolo “ZES Unica per il Mezzogiorno: opportunità per la Calabria”.

Un incontro pubblico ospitato nell’Auditorium Alexis del centro direzionale della Banca Centro Calabria, a Germaneto di Catanzaro, al quale hanno partecipato, moderati dal direttore del Quotidiano del sud, Roberto Napoletano, il presidente Smimez, Adriano Giannola, il presidente Fincalabra e responsabile della commissione nazionale ZES Unica, Alessandro Zanfino, il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, il commissario Zes Campania e Calabria, Giuseppe Romano ed il già direttore generale Mims, Ercole Incalza. Per l’Autorità portuale di Gioia Tauro, Andrea Agostinelli.

In apertura, i saluti del presidente della BCC Centro Calabria, Giuseppe Spagnuolo, e del presidente di Confcooperative Calabria, Camillo Nola, del direttore dell’Ufficio di PSL dell’Arcidiocesi di Catanzaro – Squillace, don Gaetano Rocca, dell’assessore regionale dello Sviluppo economico, Rosario Varì e dell’assessore comunale alle Attività economiche, Antonio Borelli.
Due le sessioni previste dal programma. La prima dal titolo “Zes unica per il Mezzogiorno: opportunità per la Calabria”, con le conclusioni affidate al presidente nazionale di Confcooperative, Maurizio Gardini e la seconda, riservata ai delegati, con l’elezione degli organi sociali e dei delegati partecipanti all’assemblea nazionale.

«Quello che stiamo vivendo – ha commentato Maurizio Gardini – è un momento che definirei irripetibile perché, mettendo insieme Piano nazionale di ripresa e resilienza, Fondo complementare e Fondi strutturali, direi che c’è una massa di risorse che non abbiamo mai visto e che probabilmente non vedremo mai più. Da qui quindi la necessità di gestire al meglio questi fondi. Siamo partiti con il Pnrr con una visione un po’ verticistica calata dall’alto. Qualcuno aveva commentato “abbiamo pulito i cassetti e tirato fuori i progetti che giacevano latenti. Progetti che, in qualche misura, risentivano di una certa stagione.
Poi è arrivato il Covid, è arrivata la guerra, è arrivata la crisi energetica, è arrivata questa spinta inflattiva. È cambiato, contestualmente, il mondo di riferimento. Da qui anche la necessità, che abbiamo sostenuto come Confcooperativa, di una rimodulazione del Pnrr che comunque oggi necessita di tempi molto stretti. Questo ci preoccupa di più perché nel nostro Paese c’è un limite invalicabile che è la burocrazia. Il Sud, in tutto questo, deve essere protagonista e deve avere una capacità di progettazione nuova costruita da un nuovo patto fra istituzioni, fra enti locali, fra organizzazioni di rappresentanza che si devono fare carico, e noi lo vogliamo fare con piena responsabilità, di raccogliere quelle che sono le istanze di esercitare al meglio quello che è anche un impegno costituzionale sulla rappresenta e sulla sussidiarietà».

Perplessità ed incertezze sulle procedure per accedere ai finanziamenti previsti dalla Zes unica e sulle opportunità offerte al mondo imprenditoriale, sono state sollevate dal presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara che ha commentato: «Con il vecchio modello di Zes, la Calabria stava rispondendo bene. Adesso abbiamo a che fare con un modello completamente nuovo che ha già provocato, purtroppo, le prime discontinuità. Sappiamo che le richieste di autorizzazione agli investimenti, in questo momento, sono ferme perché c’è stato uno slittamento fino all’1 marzo per il passaggio delle consegne fra i precedenti commissari e la nuova unità di missione.
Siamo tutti d’accordo sulla necessità di realizzare una grande macro regione a sud dell’Europa, che sia un grande attrattore di investimenti basato sulle agevolazioni fiscali, sul credito di imposta e sulla semplificazione amministrativa. Il problema arriva quando si passa dai titoli, ai contenuti. Ci sono delle potenziali criticità che stiamo ponendo all’attenzione di tutti: la prima è che nel momento in cui si amplia in maniera smisurata il perimetro, evidentemente le risorse non possono essere più quelle che erano state stanziate prima, perché assolutamente insufficienti; la seconda è che è stata alzata la soglia degli investimenti a 200mila euro.
Questo potrebbe significare tagliare fuori tante micro e piccole imprese di cui è infarcito il tessuto produttivo meridionale, soprattutto quello calabrese; terzo, bisogna capire, senza commissari, come funzionerà l’unità di missione soprattutto come si concilieranno con gli strumenti urbanistici dei vari enti locali. Infine la criticità più forte: nell’attuale cabina di regia non sono considerate le parti sociali, a partire da Confindustria. Non essendoci ancora un piano triennale che debba stabilire le priorità ed i settori strategici fondamentali, ci domandiamo come può essere fatto questo senza il contributo di coloro i quali sono i destinatari di questa misura. In definitiva riteniamo che l’idea sia buona, però crediamo che ci sono aggiustamenti, come ad esempio lo smantellamento delle strutture locali, che determinano inevitabilmente la mancanza di quella prossimità che per gli imprenditori stava facendo tanto bene con il modello precedente».


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