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Eugenio Morelli, catanzarese di 38 anni, e Annamaria Gullà, 37 anni originaria di Montepaone Lido

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LE ECCELLENZE calabresi portano in alto il nome della loro terra all’estero e in Italia. Dagli Stati Uniti al Nord Italia. Non sempre si tratta di una fuga. Ci sono casi in cui la mobilità è parte integrante di un percorso professionale di crescita e di grosse ambizioni. E’ la storia, dalle sfumature peculiari, di una coppia di ricercatori calabresi, due oncologi, che dai banchi della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, dove si specializza in oncologia medica, sbarca negli States, per poi rientrare recentemente in Italia all’Irccs di Candiolo, il centro oncologico di riferimento nazionale e internazionale della provincia di Torino. Eugenio Morelli, catanzarese di 38 anni, e Annamaria Gullà, 37 anni originaria di Montepaone Lido, hanno due figlie, di 5 anni e di due anni e mezzo. Per sei anni e mezzo hanno lavorato a Boston, tra l’Harvard University e il Dana-Farber Cancer Institute. E’ una famiglia intera che gira il mondo nel nome della ricerca oncologica. Praticamente le due figlie sono americane di nascita. “Ormai conoscono bene l’italiano – ci racconta Annamaria Gullà – ma parlano bene anche l’inglese e il calabrese. Il dialetto lo conoscono anche grazie ai nonni, che ci supportano e ci aiutano nella loro crescita”.

Ma non sono gli unici oncologi calabresi a Boston: del gruppo di ricerca made in Usa ne fanno parte almeno altri cinque. È l’altra Calabria, quella di cui andare fieramente orgogliosi che trionfa. Nessun ricercatore si considera un emigrante. “Nel mondo della ricerca gli spostamenti sono fondamentali – spiega Eugenio Morelli – La mobilità è la ricchezza del nostro lavoro. Anche le nostre figlie si sono adattate bene ai continui cambiamenti. Gli spostamenti fanno parte della vita quotidiana. Facciamo un lavoro simile e ci supportiamo a vicenda, tra professione e famiglia”.

Un lavoro simile con una linea di ricerca indipendente. Morelli studia gli di RNA non codificanti per bloccare il tumore, Gulla’ sviluppa nuove forme di immunoterapia. Il primo utilizza il Crispr, la tecnica del taglia-e-incolla del Dna, adattandolo all’RNA, allo scopo di sollevare il velo sulle zone oscure del genoma e sviluppare degli inibitori del tumore, la seconda fa ricorso alla citofluorimetria con cui osservare la composizione della superficie delle cellule tumorali e del microambiente tumorale. Un percorso simile a quello Bostoniano è difficile da portare avanti in qualsiasi altra parte del mondo “Nessuno, Italia compresa, investe in maniera altrettanto generosa nella ricerca, e questo ovviamente attrae ricercatori da tutte le parti del mondo. Basti pensare che nella sola città di Boston ci sono decine di migliaia di persone impegnate nella ricerca”.

Oggi i due oncologi calabresi sono due cervelli di ritorno, che hanno scelto l’Istituto di Candiolo dopo anni studi e ricerche negli Stati Uniti. Lavorano fianco a fianco, dirigendo lei il nuovo Laboratorio di Ematologia Traslazionale e Immunologia e lui il nuovo Laboratorio di Ricerca Traslazionale sull’RNA del centro oncologico torinese, e sempre insieme stanno sviluppando “EmaGen”, un nuovo progetto di ricerca finanziato grazie ai fondi del 5X1000 della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. Un progetto che si propone di capire meglio le basi biologiche del mieloma multiplo, un tumore del sangue che va a colpire le cellule deputate alla produzione di anticorpi, per sviluppare nuove strategie terapeutiche.

“Volevamo tornare in Italia – sottolineano i due oncologi calabresi – stavamo vagliando diverse opzioni. La proposta di Candiolo, centro in cui si voleva avviare l’ematologica sperimentale, ci ha pienamente convinto. Siamo felici della scelta perché abbiamo interessi comuni nella ricerca con Candiolo”. Quanti italiani si sono ammalati di tumori nel 2023? A dircelo sono “I numeri del cancro in Italia 2023”, una sorta di ‘atlante’ per il settore, stilato ogni anno dagli oncologi. La stima è di 395.000 nuove diagnosi di tumore in un anno, 208.000 negli uomini e 187.000 nelle donne. E il trend è in crescita negli anni post-pandemia. In effetti si assiste a una ondata di casi, se si considera che in tre anni l’incremento è stato di ben 18.400 diagnosi (erano 376.600 nel 2020). A guidare la classifica dei tumori più frequentemente diagnosticati quest’anno c’è il carcinoma del seno (55.900 casi), seguito da quelli di colon-retto (50.500), polmone (44.000), prostata (41.100) e vescica (29.700). In Italia la ricerca continua ad avere le sue storiche pecche. “L’Italia ha incredibili risorse umane nel campo della ricerca; infatti, i ricercatori italiani sono apprezzati in tutto il mondo per la loro creatività, originalità, e passione per il lavoro.

Di sicuro aiuterebbe se la l’Italia aiutasse di più i suoi ricercatori investendo meglio nella ricerca – spiegano Morelli e Gullà – e la Calabria, con i suoi centri e Università all’avanguardia, ha tutto il necessario per attirare i ricercatori da fuori”. La Calabria, infatti, ha dato basi forti per potersi affermare negli Stati Uniti, segno che ha “solide radici” formative e professionali. “In Calabria abbiamo fatto una esperienza formativa di spessore – sottolineano – abbiamo fatto parte di un gruppo all’avanguardia guidato dal professor Pierfrancesco Tassone, grazie al quale abbiamo costruito basi forti per andare a Boston. Noi siamo debitori con la Calabria. Prima di noi in America sono arrivati tanti altri calabresi, come la dottoressa Mariateresa Fulciniti di Stalettì, tanto per citarne una. L’oncologia del nostro Paese fa registrare importanti progressi, con migliaia di vite salvate. Si calcola che i13 anni – dal 2007 al 2019 – sono state evitate 268.471 morti.

Vi sono aree in cui i passi avanti sono ancora limitati, a partire dai tumori causati dal fumo di sigaretta nelle donne e dal cancro del pancreas in entrambi i sessi, per il quale non si sono registrati miglioramenti nella diagnosi precoce e nelle terapie, e che, quindi, merita particolari attenzioni. Serve più impegno nella prevenzione, sia primaria che secondaria. Il 24% degli adulti fuma, il 29% è sedentario, il 33% è in sovrappeso e il 10% è obeso, il 17% consuma alcol in quantità a rischio per la salute. E nel 2022 c’è stato un calo del 3% della copertura degli screening mammografico (43%) e colorettale (27%), che nel 2021 erano tornati ai livelli prepandemici. Non resta che confidare nella prevenzione e nella ricerca.


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