X
<
>

L'attacco dell'Iran

Condividi:
3 minuti per la lettura

ROMA – È giunta la vendetta promessa contro Israele dall’Iran per l’attacco del 1 aprile al consolato iraniano a Damasco, nel quale perirono almeno 16 persone tra cui due comandanti dei Guardiani della Rivoluzione. Nella notte oltre 200 tra droni e missili da crociera, quasi tutti intercettati dai sistemi di difesa, sono stati lanciati su obiettivi militari di Israele dalla Repubblica Islamica e dai suoi alleati regionali: gli Houthi yemeniti, le milizie sciite irachene e Hezbollah. Il “Partito di Dio” libanese ha continuato a scagliare razzi Katiuscia sulle alture del Golan fino alle prime luci dell’alba, quando in Israele era già giunto, alle 4 del mattino locali, l’invito delle autorità a lasciare i rifugi.

Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, aveva assicurato di essere preparato a reagire e ha avuto una conversazione telefonica notturna con il presidente degli USA, Joe Biden, che ha convocato il G7. Tel Aviv afferma di aver abbattuto il 99% dei droni e dei missili, un successo garantito dal sostegno della contraerea di Usa, Gran Bretagna e Giordania. Quell’1% avrebbe colpito una base aerea nel deserto del Negev, causando danni infrastrutturali definiti “molto piccoli” da Israele e “pesanti” dall’Iran. Una bambina beduina sarebbe rimasta ferita gravemente da una scheggia durante l’attacco. In tutto il Paese i residenti che hanno fatto ricorso a cure mediche sono una trentina, per lo più contusi nei fuggi fuggi verso i ripari.

La rappresentanza iraniana alle Nazioni Unite ha affermato di aver agito in base al principio di autodifesa dopo quello che ha ritenuto un attacco al suo territorio. E se Teheran non avesse risposto al colpo di Damasco le pressioni interne alla Repubblica Islamica sarebbero salite in modo pericoloso. Nelle prossime ore si riunirà il gabinetto di guerra israeliano per valutare le prossime mosse. Biden, che nelle dichiarazioni ufficiali ha ribadito il sostegno “ferreo” alla difesa di Israele, in privato, secondo la Nbc, si sarebbe detto preoccupato che Netanyahu stia cercando di trascinare gli Stati Uniti in un conflitto più ampio e profondo.

La Casa Bianca ritiene che Israele non stia cercando uno scontro diretto con l’Iran, alla luce delle risorse impiegate nella guerra a Gaza, ma non ne ha la certezza. Washington aveva ritenuto troppo azzardato l’attacco al consolato iraniano, giudicandolo dannoso per la trattativa sulla liberazione degli ostaggi prigionieri di Hamas. “Non penso che avessero una strategia”, ha confidato all’Nbc un alto funzionario dell’amministrazione statunitense, “gli israeliani non sempre prendono le migliori decisioni strategiche”.

Biden ha rivendicato di aver contribuito a neutralizzare “quasi tutti” i mezzi offensivi iraniani. Sentirà gli alleati del G7, quest’anno presieduto dall’Italia, per concordare una “risposta diplomatica unitaria” all’aggressione di Teheran, condannata dalle cancellerie occidentali e dal segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres. Alle 22 italiane sarà convocato, su richiesta di Israele, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu. La Russia, che aveva mostrato sostegno all’Iran dopo l’attacco al consolato in Siria, si espressa solo attraverso il suo vice rappresentante al Palazzo di Vetro, che ha paventato una “nuova acuta crisi”.

La Cina ha espresso “profonda preoccupazione” e ha invitato le parti alla “calma”. L’Arabia Saudita e l’Egitto, che ha messo il suo esercito in stato di allerta, hanno chiesto ai contendenti la “massima moderazione”. I media israeliani hanno lasciato trapelare la promessa di Netanyahu di una reazione “significativa”, o addirittura “senza precedenti”, all’iniziativa iraniana. Washington e’ subito intervenuta per correggere il tiro. Secondo i media israeliani, Biden, nella sua telefonata con il primo ministro di Tel Aviv, gli avrebbe chiesto di non reagire. Le testate americane danno poi voce ad alti funzionari che esprimono preoccupazione per la condotta militare “frenetica” dell’alleato e temono che Israele replichi in modo frettoloso e sproporzionato. Qualcosa nel frattempo si muove e altri ben informati riferiscono poco dopo al New York Times che Israele coordinerà la sua reazione con gli alleati.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE