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Sergio Mattarella alla camera ardente parla con i familiari delle vittime

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SENZA parole. Il Presidente Mattarella non ha fatto dichiarazioni pubbliche durante la visita alla camera ardente al PalaMilone di Crotone, in cui sono state allestite le bare delle vittime (68 quelle finora accertate) del tragico naufragio di Steccato di Cutro. E non ha fatto dichiarazioni né prima né dopo l’incontro con i 16 superstiti che sono stati ricoverati all’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone. In forma privata, invece, il capo dello Stato ha avuto parole di sostegno per i naufraghi e per i parenti delle vittime, e di ringraziamento per i sindaci di Crotone, Vincenzo Voce, e di Cutro, Antonio Ceraso, che insieme al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, e al presidente della Provincia, Sergio Ferrari, sono stati ammessi all’incontro.

MATTARELLA E SCHLEIN

Mattarella è volato a Crotone per ascoltare i familiari dei profughi che non ce l’hanno fatta e per i soccorritori. Un abbraccio ideale di tutta l’Italia a Crotone e a Cutro dove, dall’alba di domenica scorsa, è naufragata anche la speranza di ritrovare in vita le decine di dispersi, mentre soltanto in 80 si sono salvati. Silente davanti alle telecamere e ai taccuini dei cronisti anche Elly Schlein, la neo segretaria del Pd che a Crotone ha tenuto la sua prima uscita pubblica e il cui primo atto politico è stata la richiesta di dimissioni del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi per le modalità con cui è stata gestita l’emergenza. Tra le bare in legno di colore scuro e quelle bianche – tante – dei bambini, anche Schlein non ha fatto dichiarazioni pubbliche. Ma ha parlato a lungo con una dei sopravvissuti, una mamma che ha perso entrambe le figlie.

Il ministro Piantedosi fornirà un’informativa sul naufragio il 7 marzo alla Camera e il giorno successivo al Senato , ma intanto l’inchiesta della Procura va avanti e rischia di investire la catena di comando e i piani alti per il mancato salvataggio. Se in un primo tempo, le ipotesi di reato erano soltanto quelle per cui sono stati fermati tre presunti scafisti, e cioè naufragio, omicidio colposo plurimo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, un secondo fascicolo concerne le presunte omissioni. La delega è stata data dal procuratore Giuseppe Capoccia ai carabinieri che stanno raccogliendo elementi sul “buco” di almeno sei ore, tra le 22.30 di sabato 25 febbraio (quando l’aereo di Frontex ha emesso il dispaccio con il quale segnalava la presenza di un’imbarcazione nello Ionio) e l’emergenza scattata alle 4,15, quando è giunta una chiamata da un cellulare internazionale al 112. Soltanto alle 4.30, giunti sul posto, i carabinieri hanno avvistato i primi cadaveri e segnalato alle altre forze dell’ordine l’avvenuto naufragio.

L’INCHIESTA

Meritano approfondimenti anche le dichiarazioni del comandante della Capitaneria di porto di Crotone, Vittorio Aloi, che ha detto che quel giorno «c’era mare forza 4» e che «le motovedette avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8». Insomma, un tragico errore di valutazione? L’interrogativo resta in piedi, mentre è un dato certo che il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo, l’Imrcc, è stato informato della presenza del barcone (individuato a 40 miglia dalle coste calabresi) prima da Frontex e poi dalla Guardia di finanza. Ma l’evento Sar, cioè la ricerca e il soccorso, non è stato mai aperto.

Secondo il capo della Comunicazione della Guardia costiera, Cosimo Nicastro, «è stata una tragedia non prevedibile alla luce delle informazioni che pervenivano. Gli elementi di cui eravamo a conoscenza noi e la Guardia di Finanza non facevano presupporre che ci fosse una situazione di pericolo per gli occupanti. Non erano arrivate, infatti, segnalazioni telefoniche né da bordo né da parte dei familiari». Erano le 22.30 quando un aereo Frontex, l’Agenzia europea della Guardia di frontiera e costiera, segnalava la presenza di un barcone a 40 miglia dalle coste crotonesi e indicava le coordinate. Faceva anche sapere che a bordo c’era un telefono cellulare turco. Dunque era ipotizzabile che si trattasse di una imbarcazione di migranti. Poco dopo la mezzanotte partono due mezzi della Guardia d finanza, la V5006 da Crotone e il pattugliatore Barabrese da Taranto. Ma il mare è troppo agitato, e le motovedette delle Fiamme gialle rientrano, del resto si tratta di mezzi di intercettazione e non di salvataggio.

Le potenti motovedette classe 300 e 800 della Guardia costiera restano in porto a Crotone. Resta a terra anche il dolore, resta lo sconcerto, resta l’incredulità. «Se la nostra spiaggia di Steccato non ha accolto i vostri figli per la Vita, ma per la morte perdonateci», scrivono donne e madri di Steccato di Cutro in uno dei tanti cartelli che sono stati affissi davanti ai cancelli del palazzetto dello sport di Crotone.

I BIGLIETTI DEI BAMBINI E GLI ATTI DI GENEROSITÀ

«Quello che è successo mi ha provocato tanta tristezza», scrive un bambino. «Ogni vita persa così è un fallimento» scrive un altro. «Non finiremo all’inferno per il male che abbiano fatto ma per il bene che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto. Nessuno si senta innocente», scrive un altro ancora. E poi fiori, giocattoli, disegni, come quello sul quale è scritto «Il cielo non è sempre più blu». parafrasi del noto ritornello dell’indimenticato cantautore crotonese – ma cutrese di origine – Rino Gaetano. Ma non ci sono soltanto bambini e studenti, alla camera ardente. C’è anche Nicoletta Parisi, una signora di 80 anni giunta da Botricello, centro del Catanzarese limitrofo a Cutro, dove alcune salme galleggianti sono state ritrovate in questi giorni. «Sentivo la responsabilità materna di fare qualcosa per dare una mano. La mia reazione è stata immediata. Appresa la notizia ho chiamato il sindaco di Botricello per offrire, con semplicità, due posti per i bambini. Volevo fare questa cosa in silenzio perché non potevo andare di persona sulla spiaggia ad aiutare». Ha offerto i loculi della tomba di famiglia per i migranti morti nel naufragio.

Anche alcuni Comuni del Crotonese e di mezza Calabria hanno messo a disposizione loculi cimiteriali. Ma molte vittime saranno seppellite senza neanche avere un nome. Non tutte le salme sono state identificate. Una tragedia nella tragedia.


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