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La Bce vede ancora incerte le prospettive di crescita economica dell’area euro cala l’inflazione ma i tassi resteranno alti
Le prospettive per la crescita economica e l’inflazione restano «estremamente incerte». Sulla crescita pesano la guerra in Ucraina e i possibili effetti della stretta monetaria più forti delle attese. Sull’inflazione gravano, invece, possibili nuove pressioni verso l’alto dei costi dei beni energetici e alimentari, legate al ritiro unilaterale della Russia dall’accordo sul grano, alle condizioni metereologiche avverse e all’evoluzione della crisi climatica.
Gli economisti della Bce, nel bollettino economico di agosto diffuso ieri, delineano previsioni a breve termine in chiaroscuro per l’economia dell’area dell’euro e i prezzi al consumo, entrambi correlati e fortemente influenzati sia dalla politica monetaria di Francoforte, sia dalle policy dei governi Ue, ma sono fiduciosi che nel prosieguo l’economia europea si riprenderà.
LE PROSPETTIVE
«Le prospettive economiche a breve termine per l’area dell’euro si sono deteriorate, principalmente a causa dell’indebolimento della domanda interna. L’elevata inflazione e le condizioni di finanziamento più restrittive comprimono la spesa – si legge nel rapporto – Ne risente soprattutto il prodotto del settore manifatturiero, frenato anche dalla debole domanda estera. Anche gli investimenti delle imprese e quelli nell’edilizia residenziale mostrano segnali di debolezza. I servizi continuano a evidenziare una maggior tenuta, specialmente nei sottosettori ad alta intensità di contatti, come il turismo. Tuttavia, il comparto dei servizi perde slancio».
«L’economia dovrebbe rimanere debole nel breve periodo. Nel corso del tempo il calo dell’inflazione, l’incremento dei redditi e il miglioramento delle condizioni dell’offerta dovrebbero sostenere la ripresa. Nel terzo trimestre il prodotto dell’area dovrebbe evidenziare una crescita moderata, prevalentemente sostenuta dal settore dei servizi».
Il mercato del lavoro continua a mantenersi solido. «Il tasso di disoccupazione si è mantenuto a maggio al minimo storico del 6,5% – recita il bollettino – e si stanno creando molti nuovi posti di lavoro, in particolare nel settore dei servizi. Nel contempo, gli indicatori prospettici suggeriscono che questa tendenza potrebbe moderarsi nei prossimi mesi e divenire negativa per il comparto manifatturiero».
INFLAZIONE E TASSI
Per quanto riguarda l’inflazione, a giugno è diminuita al 5,5% dal 6,1% di maggio. I prezzi dell’energia sono scesi nuovamente, registrando un calo del 5,6% sui dodici mesi. Anche sui beni alimentari ha continuato ad attenuarsi, pur restando su un livello elevato (11,6%). Ma l’inflazione di fondo, cioè al netto dei beni alimentari ed energetici, continua a salire (a giugno al 5,5%), a fronte di tendenze divergenti mostrate dai beni e dai servizi. L’inflazione dei beni è infatti diminuita ulteriormente (dal 5,8% di maggio al 5,5% di giugno), mentre quella sui servizi è aumentata (a giugno al 5,4% dal 5% di maggio), anche grazie alla sostenuta dinamica della spesa per viaggi e vacanze.
La Bce dice poi che la politica sui tassi di interesse nel breve periodo non cambierà: «Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse di riferimento siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario, al fine di conseguire un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine. Il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati dell’orientamento restrittivo» dicono gli analisti di Francoforte rispondendo indirettamente alla fronda anti-Bce che si leva in particolare da Paesi come Germania e Italia, sull’eccessiva stretta monetaria che si sta ripercuotendo sulla domanda di credito e sui consumi a causa del progressivo innalzamento dei tassi di interesse da parte delle banche.
«In particolare – avverte la Bce – le decisioni sui tassi d’interesse seguiteranno a essere basate sulla valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria».
I DATI USA
Intanto giungono notizie confortanti dagli Stati Uniti. A luglio i prezzi al consumo sono aumentati mensilmente in linea con le attese, mentre il dato annuale è cresciuto meno del previsto. Lo scorso mese, i prezzi sono cresciuti dello 0,2% rispetto a giugno, secondo quanto comunicato dal dipartimento del Lavoro. Il dato core, cioè depurato dalla componente dei prezzi dei beni alimentari ed energetici, è cresciuto a sua volta dello 0,2%, in linea con le attese.
Su base annuale, il dato generale ha messo a segno un +3,2%, contro attese per un +3,3%, dopo il +3% di giugno, che era stato il dato più basso dal marzo 2021; nel giugno 2022, era stato toccato il 9,1% e, da allora, il dato annuale era sempre diminuito. Il dato core è cresciuto del 4,7%, dopo il +4,8% di giugno, contro il +4,8% delle attese. I prezzi energetici sono aumentati dello 0,1% rispetto al mese precedente, quelli dei generi alimentari sono aumentati dello 0,2%. Rispetto a un anno prima, l’energetico ha registrato un calo del 12,5%, il settore dei generi alimentari un rialzo del 4,9%.
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