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DOPO aver incassato la “promozione” di Bruxelles che ha iscritto l’Italia tra i primi Paesi per l’attuazione del Recovery, il governo affida a un nuovo decreto Pnrr un’ulteriore spinta sulla messa terra degli interventi previsti nel Piano rimodulato con il benestare della Commissione europea e accelerare la spesa, partendo dalla chiamata a una maggiore responsabilità – la “clausola di responsabilità” più volte evocata dal ministro Raffaele Fitto – da parte dei soggetti attuatori coinvolti, che ove mancasse, cioè in caso di mancato raggiungimento dei target, farebbe scattare la richiesta di restituire i fondi e l’attivazione di poteri sostitutivi da parte dell’esecutivo.

Quarantotto articoli, il pacchetto di misure approvato ieri dal Consiglio dei ministri costituisce una sorta di decreto omnibus, con in primo piano – oltre alla stretta sui soggetti attuatori – le coperture dei nuovi interventi inseriti nel Piano rimodulato e per i progetti definanziati, cui si aggiungono una serie di misure in materia di semplificazione per il conseguimento degli obiettivi del Pnrr, per la prevenzione e il contrasto di frodi nell’utilizzazione delle risorse del Piano e delle politiche di coesione. Tra le altre cose, è prevista anche la nomina di un commissario straordinario ad hoc per gli alloggi universitari, e un pacchetto di misure per garantire maggiore sicurezza sul lavoro, tra cui l’introduzione di una patente a punti. “Apriamo le condizioni per il lavoro dei prossimi mesi, che saranno importanti sia per la verifica sulla quinta rata del Pnrr che per la sesta e settima rata che sono due obiettivi del 2024”, ha affermato Fitto in conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri.

Il decreto “mette a punto” un piano di finanziamento per 12,8 miliardi, tra i 3,4 miliardi interventi che sono usciti dal Pnrr e che dovevano trovare una copertura adeguata”, e 9,4 miliardi “relativa ai nuovi progetti previsti all’interno del Piano finanziario con la revisione”, ha spiegato il ministro Fitto. “Sono previste anche le risorse definite rispetto ai progetti cosiddetti in essere, che vengono garantiti dal punto di vista finanziario”, ha assicurato indicando una seri di fondi “individuati con il ministero dell’Economia e finanze, Giancarlo Giorgetti. “Le voci principali delle coperture sono quelle relative al Fondo di sviluppo e coesione pari a 5 miliardi di euro”, ha specificato. In particolare, per quanto riguarda la copertura dei 25 miliardi di investimenti aggiuntivi, 15 miliardi sommano i 2,76 miliardi dei contributi aggiuntivi assegnati per RepowerEU, le sovvenzioni aggiuntive derivanti dalla rivalutazione del Pil pari a circa 0,14 miliardi; il definanziamento delle misure del vecchio Pnrr, circa 7 miliardi, al netto dei progetti in essere, le cui risorse, non possono essere utilizzate a copertura; circa 2,98 miliardi di economie sulle misure del vecchio piano; 2 miliardi provengono dall’inserimento nel Piano di progetti già finanziati a legislazione vigente. I restanti 9 miliardi sono stati recuperati attraverso rimodulazioni delle autorizzazioni di spesa. Quanto agli investimenti che sono stati esclusi dal finanziamento Pnrr, pari a circa 22 miliardi, 12 miliardi riguardano progetti in essere, e quindi, si sottolinea, già finanziati a legislazione vigente, altri 10 miliardi circa sono investimenti inseriti nel Piano approvato nel 2021, ma rivelatisi non compatibili con le condizionalità del Piano. Per quanto riguarda quest’ultimi, 3 miliardi sono costituiti da economie; 4 da risorse liberate in sede di revisione per il finanziamento dei nuovi investimenti Pnrr; altri 3 miliardi di investimenti sono finanziati con le risorse indicate nel decreto legge.

Il ministro Fitto ha poi anticipato una revisione complessiva del Pnrr complementare in collaborazione con il Mef: “E’ una valutazione che stiamo facendo e parte da quegli interventi che non sono minimamente partiti”, ha spiegato. Il decreto prevede una stretta sui soggetti chiamati ad attuare il piano – amministrazioni, enti locali, società di servizi pubblici – introducendo la possibilità che il governo possa attivare i poteri sostitutivi qualora, dopo la verifica delle rispettive unità di missione, risulti un disallineamento tra i cronoprogrammi degli interventi e i dati comunicati dagli enti al sistema informatico Regis, il sistema di controllo, rendicontazione e monitoraggio del Pnrr: “E’ un modo per avviare una fase di responsabilizzazione complessiva da parte di tutti coloro i quali sono chiamati alla spesa del piano – ha affermato Fitto – Tutti i soggetti attuatori dovranno aggiornare il sistema Regis e i cronoprogrammi procedurali e finanziari, indicando lo stato di avanzamento dei progetti. Questo ci consentirà, in collaborazione tra la struttura del Pnrr e la Ragioneria generale dello Stato, di poter verificare l’adempimento degli obblighi ed eventualmente vedere quali sono le responsabilità in capo ai soggetti inadempimenti”.

Nel caso, poi, in cui la Commissione Ue accerti l’omesso ovvero l’incompleto conseguimento degli obiettivi finali di realizzazione previsti per i programmi e gli interventi, l’amministrazione centrale titolare dell’intervento, su richiesta della Ragioneria generale dello Stato – Ispettorato generale per il Pnrr, provvede a restituire gli importi percepiti, attivando le corrispondenti azioni di recupero nei confronti dei soggetti attuatori anche mediante compensazione con altre risorse ad essi dovute a valere su altre fonti di finanziamento nazionale. Con l’ok al nuovo dl prende il via anche il nuovo ‘Piano Transizione 5.0’, un contributo sotto forma di credito d’imposta per tutte le imprese che nel 2024 e nel 2025 effettueranno nuovi investimenti in strutture produttive nel Paese, nell’ambito di progetti di innovazione che conseguono una riduzione dei consumi energetici. Il Piano può contare su 6,3 miliardi di euro, che si aggiungono ai 6,4 miliardi già previsti dalla legge di bilancio, per un totale di circa 13 miliardi nel biennio 2024-2025 a favore della transizione digitale e green delle imprese italiane.

“E’ architrave della nostra politica industriale, per consentire alle nostre imprese di innovarsi per vincere la sfida della duplice transizione digitale e green, nei due anni decisivi 2024 e 2025, in cui si ridisegnano gli assetti geoeconomici – ha commentato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso – oltre agli investimenti in beni strumentali, la misura è orientata anche alla formazione dei lavoratori, perché le competenze sono il fattore che fa la differenza soprattutto per il nostro Made in Italy”. Il provvedimento interviene anche in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, introducendo dal primo ottobre la patente a punti per le imprese e i lavoratori autonomi che operano nei cantieri temporanei o mobili, escluse le aziende che hanno l’attestato di qualificazione Soa. La patente sarà rilasciata dall’Ispettorato nazionale del lavoro (dopo l’iscrizione alla Camera di commercio) e dopo l’adempimento di diversi obblighi, parte da trenta crediti e consente di operare con una dotazione pari o superiore a 15 crediti. Si perdono 20 punti in caso di incidente mortale, 15 se l’incidente causa l’inabilità permanente al lavoro, anche parziale. In caso di inabilità temporanea assoluta che comporti l’astensione dal lavoro per più di 40 giorni, saranno invece tolti 10 crediti.

Spetta all’Ispettorato nazionale del lavoro definire criteri, procedure e termini del provvedimento di sospensione. I crediti decurtati possono essere reintegrati a seguito della frequenza di corsi che consentono di riacquistare 5 crediti alla volta. Per mettere in sicurezza la realizzazione di 60mila nuovi alloggi per gli studenti universitari entro giugno 2026 si prevede la nomina di un commissario. A un altro commissario straordinario, con una struttura di supporto composta da 12 persone, è affidato il superamento degli insediamenti abusivi per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura. Un altro ancora dovrà accelerare il recupero dei i beni confiscati alle mafie e l’altro per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura.


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