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Christine Lagarde

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La premier Giorgia Meloni sul rialzo dei tassi deciso dalla Bce: «L’aumento costante dei tassi finirà per colpire più le nostre economie che l’inflazione»

Quattro banchieri centrali seduti, uno accanto all’altro, a Sintra in Portogallo per il Forum 2023 delle banche centrali: Christine Lagarde (Bce), Jerome Powell (Fed), Kazuo Ueda (Bank of Japan) ed Andrew Bailey (Bank of England). Potevano venir giù i mercati mentre discutevano con gli artigli affilati. Hanno detto di non essere stati abbastanza severi (sì, l’hanno detto) e che per questo alzeranno i tassi ancora un paio di volte nel tentativo di riportare l’inflazione verso il 2%.

I mercati già lo sapevano. Poche, infatti, le sorprese se non per mister Fed, che non vede una recessione negli Usa ma non la esclude. Nemmeno Madame Lagarde ipotizza una contrazione del Pil. Però vede all’orizzonte la stagnazione. La stretta sui tassi continua, e non mancano le polemiche. Le critiche più aspre vengono da Giorgia Meloni.

L’ATTACCO DI MELONI SUL RIALZO DEI TASSI

Sicuramente la «odiosa tassa occulta» dell’inflazione, che «colpisce soprattutto i meno abbienti» deve essere combattuta «con decisione». Ma la Bce, attacca la premier italiana, sta portando avanti una «semplicistica che non appare agli occhi di molti la strada più corretta da perseguire, considerato che nei nostri Paesi l’aumento generalizzato dei prezzi non è figlio di un’economia che cresce troppo velocemente, ma di fattori endogeni, primo fra tutti la crisi energetica causata dal conflitto in Ucraina».

Il rischio, per la premier, è che «l’aumento costante dei tassi finisca per colpire più le nostre economie che l’inflazione, e cioè che la cura si riveli più dannosa della malattia». E dirlo, precisa in replica in Parlamento, non è un attacco all’autonomia della Banca centrale europea ma un «dovere» della politica. Sull’economia, sottolinea, la Ue deve garantire «un vero sostegno, con parità di condizioni, alle imprese del nostro continente».

Ma la Bce non molla: «Abbiamo aumentato i tassi di 400 punti base ma abbiamo ancora spazio da coprire – dice Christine Lagarde – Siamo molto dipendenti dai dati e decideremo meeting per meeting. A settembre avremo molte più informazioni e potremo fare un’ulteriore proiezione». Le fa eco il capo della Fed, Jerome Powell. «Non escludo che ci saranno altri due ulteriori rialzi dei tassi – dice – All’ultimo meeting abbiamo fatto una pausa perché quando sei vicino all’obiettivo i rischi non sono più così bilanciati come all’inizio del nostro percorso di rialzo dei tassi».

LAGARDE E POWELL

In Europa, invece, «non stiamo considerando una pausa sul rialzo dei tassi. Se guardo indietro l’inflazione era oltre il 10%, ora è attorno al 6%, ma non sappiamo ancora se questa discesa sia effettiva», dice Lagarde. Il tema, aggiunge Powell, è che «il progresso sul fronte dell’inflazione è sicuramente benvenuto, ma bisogna concentrarsi su quella core. Da sei mesi a questa parte abbiamo visto una discesa, penso all’energia. Ora però ci vorrà tempo per vedere un calo dei costi degli affitti o dei servizi degli hotel o di quelli finanziari, tutti settori orientati alla forza del mercato del lavoro. In questo settore non vediamo miglioramenti. Il costo del lavoro è alla base di questa inflazione. Per questo penso che la politica monetaria non sia stata abbastanza restrittiva».


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