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Gli aumenti nel settore agroalimentare (+ 11,2%) sono quasi doppi rispetto all’indice medio dell’inflazione

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Rincari, la battaglia del governo contro gli speculatori. Domata l’impennata dell’energia, ora nel mirino prezzi alimentari e biglietti aerei

Pugno duro del governo contro gli speculatori. In un’Italia ormai avviata sulla strada della ripresa e che già è riuscita a conseguire ottime performance su Pil e occupazione, con l’attacco anche allo zoccolo duro del precariato, la battaglia da vincere è quella contro i “furbetti”.

L’inflazione, pur se su un livello ancora troppo alto (+6,4%), è in fase di «netta decelerazione», come ha certificato la stima preliminare dell’Istat di giugno. L’Esecutivo è riuscito a domare infatti l’impennata dei prodotti energetici che sono stati alla base del caro prezzi che ha devastato imprese e consumatori. Un aiuto è arrivato anche dal tetto del gas a 180 euro a megawattora, in vigore da febbraio 2022 in Europa e fortemente voluto dall’ex premier Mario Draghi.

Anche se il tetto è superiore alle aspettative rappresenta comunque un deterrente alla speculazione. Per i beni energetici, scesi da +11,5% a +2% (-4,15% su maggio) la sfida si può dire quasi vinta. Il gas di città e naturale sul mercato libero si è ridotto del 13,8% a giugno rispetto a maggio, e anche la crescita su base annua è molto rallentata, da +50,8% a +28,8%. Giù anche l’energia elettrica mercato libero (-9% sul mese precedente e da +40,4 a +18,7% sull’anno). Meno cari poi benzina (da -1,3% a -9,6%) e gasolio per i mezzi da trasporto (da -8,7% a -14,4%).

SPECULATORI E RINCARI, IL “CASO” AGROALIMENTARE ALL’ATTENZIONE DEL GOVERNO

Non si riesce invece a scalfire il caro prezzi dei prodotti alimentari. Resta dunque questo il vulnus per l’economia e per i cittadini, in particolare per quelli meno abbienti per i quali il carico è intollerabile. Su queste fasce deboli il governo sta concentrando gli sforzi, sia con la card sociale, sia con il contenimento degli aumenti, che sono, per l’agroalimentare, (+ 11,2%) quasi doppi rispetto all’indice medio dell’inflazione.

Agli allarmi lanciati sui rischi di fenomeni speculativi ha risposto il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, che ha più volte riunito la Commissione di allerta rapida per il monitoraggio sui prodotti agricoli, con particolare riferimento alla filiera ortofrutticola. Ma Mr. Prezzi è stato allertato anche sui prodotti per l’infanzia e sui costi dei biglietti aerei.

Tornando ai prodotti base per l’alimentazione, a partire dall’ortofrutta (in precedenza era stata analizzata anche la dinamica sospetta dei listini della pasta) a contribuire a tenere alti i prezzi al consumo c’è stata una serie di cause. Innanzitutto i fenomeni meteo avversi. Nell’inverno le aree agricole del Nord sono state nella morsa della siccità. Poi è arrivata l’alluvione in Emilia e Romagna, che ha messo in ginocchio i frutteti, e le bombe d’acqua che hanno colpito tutto lo Stivale, con particolare violenza la Puglia, altra area strategica per la produzione della frutta.

E così, per giorni. l’emblema dei prezzi fuori controllo sono state le ciliegie, schizzate fino a 20 euro al chilo. Una situazione che ha anche favorito l’azione dei furbetti. Come per la pasta, altro simbolo di questa “calda” primavera-estate, con rialzi per i pacchi del 16% a fronte del crollo del 30% del prezzo del grano duro pagato agli agricoltori.

GLI ALLARMI SUI RINCARI E L’AZIONE DEGLI SPECULATORI

Ora, anche se il trend è in ridimensionamento, Mr Prezzi ha assicurato «un’analisi puntuale delle dinamiche dei prezzi di filiera distinguendo la produzione nazionale da quella estera importata, con l’obiettivo di evitare colli di bottiglia e speculazioni». La spesa alimentare resta quindi un caso, e le associazioni dei consumatori continuano a fare pressing. Secondo l’Unione nazionale consumatori c’è stata infatti una vera impennata, con balzi del 46% per lo zucchero, del 32,4% per il riso, del 26,6% per l’olio di oliva e così a seguire fino a latte, gelati e vegetali.

GUARDA L’ANALISI PREZZI DI MAGGIO 2023 NELL’AGROALIMENTARE DEL GARANTE

A lanciare l’allarme è anche Coldiretti, che sottolinea come il caro zucchero, che guida la graduatoria degli aumenti, sia dovuto alla drammatica dipendenza dalle importazioni dall’estero, da dove viene oltre l’80% di quello consumato in Italia. Anni fa, a seguito di una ristrutturazione dell’industria europea dello zucchero, l’Italia chiuse 15 stabilimenti, diventando così dipendente dalle produzioni estere.

Nel caso del riso, sempre secondo Coldiretti, sull’aumento ha inciso «una vera e propria speculazione, con un insostenibile crollo delle quotazioni nelle campagne» che ha costretto l’organizzazione agricola a disertare le borse merci in segno di protesta. L’esplosione dei costi di produzione ha fatto perdere quasi 8mila ettari di riso al nostro Paese, dove la superficie coltivata quest’anno è al minimo da 30 anni con 211mila ettari.

L’AUMENTO DEI PREZZI HA COSTRETTO GLI ITALIANI A TAGLIARE GLI ACQUISTI

Queste sono due situazioni estreme, ma complessivamente il caro-cibo ha costretto gli italiani a tagliare gli acquisti, spendendo – calcola Coldiretti – quattro miliardi in più per mangiare.

Se tra i consumatori si piange (i poveri che hanno fatto ricorso alle mense hanno superato i 3 milioni), nelle campagne non si ride, perché i redditi dei produttori sono sempre più al lumicino. Ad avvertire le conseguenze di ritocchi eccessivi dei listini, comunque, è la generalità dei cittadini. Da un sondaggio di Assoutenti emerge infatti che per l’88% degli intervistati sono necessari interventi salva-spesa per la frutta, per il 71% per i cereali. Per il 70% vanno contenuti i prezzi dell’olio, del latte per il 68% e della carne per il 66%. E ancora, per il riso che, come abbiamo visto, ha registrato gli aumenti più sostenuti. Altri prodotti sotto osservazione la pasta, il pesce fresco, le uova, la farina e lo zucchero.

Per Assoutenti, con gli attuali prezzi, oggi una famiglia deve mettere in conto una maggior spesa di 681 euro l’anno solo per cibi e bevande, «una stangata che porterà i ceti più deboli a tagliare la spesa per l’alimentazione e incrementerà il tasso di povertà».

TURISMO, ONDATA DI RIALZI NEI BIGLIETTI AEREI

Un altro settore finito nella lente del Garante è quello dei biglietti aerei. Codacons ha denunciato un’ondata di rincari in tutto il settore turistico, con prezzi e tariffe che continuano a salire a ritmi vertiginosi. È ormai riconosciuto da tutti che il 2023 si classificherà tra i migliori per il settore, con il tutto esaurito dalle località marine a quelle montane, senza contare le città d’arte, Roma, Napoli, Firenze, Venezia, tanto per citarne alcune, in cui alberghi e alloggi sono strapieni.

Si parte dai trasporti con i biglietti aerei – questi i dati Codacons – più cari del 43,9% rispetto all’anno scorso. Aumenti solo del 4% per i treni, mentre per gli alloggi i conti sono più salati in media del 13,6%, ma con forti differenze a livello territoriale. In testa alla classifica dei rincari degli alberghi, nell’analisi del Codacons, si piazza Firenze, dove i listini di hotel, B&B, e strutture ricettive in genere salgono del 53% rispetto allo scorso anno. Al secondo posto Palermo (+35,9%), al terzo Milano (+27,7%). Seguono Olbia con +27,2%, Venezia (+25,5%), Roma (+20,9%) e la provincia di Ravenna (+20%).
Si spende di più anche per mangiare in bar e ristoranti, con aumenti medi del 6,7%.


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