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Il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta ribadisce come la stretta monetaria sia collegata al calo dell’inflazione e aggiunge che l’Italia deve aumentare la produttività e ridurre il debito

Messaggi chiari e diretti: nel suo primo discorso ufficiale il neo governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta – «tra un po’ smetterò di essere nuovo», ironizza – rinnova l’invito alla prudenza sulla politica monetaria, in linea con la posizione da “colomba” difesa nell’Executive Board della Bce, che ha lasciato per fare «ritorno a casa» e assumere il timone di Palazzo Koch “governato” per 12 anni da Ignazio Visco. Per l’Italia, invece, il monito è quello di puntare alla riduzione del debito e sostenere la crescita accompagnando gli investimenti con un aumento della produttività e una spinta sull’innovazione, mantenendo l’impegno per il rilancio dell’economia del Sud.

IL GOVERNATORE PANETTA SULLA SITUAZIONE DELL’INFLAZIONE IN EUROPA

Panetta espone le sue “raccomandazioni” all’Eurotower e la sua “ricetta” per l’Italia in occasione dell’evento per il sessantesimo anniversario della costituzione di Icrrea, oggi Gruppo BCC Iccrea, festeggiato alla Nuova Fiera di Roma dove il presidente Giuseppe Maino ha celebrato i risultati di un «modello e innovativo», che ha affrontato le sfide del mercato restando “vicina” ai territori, e in quattro anni ha realizzato 90 miliardi di finanziamenti netti alla clientela, il 7% in più rispetto a giugno 2019, con una quota di mercato nazionale superiore al 6% (era al 4,9%).

Il governatore sottolinea le «buone notizie» che arrivano dall’Eurostat e dell’Istat sul fronte dell’inflazione – scesa a novembre a +2,4% nell’Eurozona e crollata a +0,8% in Italia (+2,9% e +1,7, rispettivamente, i dati di ottobre) – che confermano che «la disinflazione è ben avviata». «L’attuale livello dei tassi di interesse è adeguato a riportare l’inflazione in linea con l’obiettivo del 2% nel medio termine» e la stretta creditizia dovrà essere mantenuta «il tempo necessario per consolidare la disinflazione», ma la durata, puntualizza, «potrebbe essere più breve qualora la persistente debolezza dell’attività produttiva accelerasse il calo dell’inflazione».

«Occorre evitare inutili danni per l’attività economica e rischi per la stabilità finanziaria, che finirebbero oltretutto per mettere a rischio la stabilità dei prezzi», avverte, sottolineando che «la trasmissione degli impulsi monetari alle condizioni di finanziamento si sta rivelando più forte del previsto» e che la stretta non ha ancora pienamente dispiegato i suoi effetti: potrebbe continuare «a frenare la domanda anche in futuro».

RESTA IL RISCHIO DI UN AUMENTO DELL’INFLAZIONE MA PER PANETTA SARÀ TEMPORANEO

Nei prossimi messi l’inflazione potrebbe tornare a salire, ma solo temporaneamente a causa dei prezzi dell’energia, ma, ritiene il numero uno di Via Nazionale, «questo andamento non riflette una ripresa della dinamica inflazionistica», nel 2024 l’indice dei prezzi dovrebbe calare ancora, quella di fondo in particolare. Nuovi aumenti dei tassi non sembrano quindi consigliabili.

Non solo, anche il processo di normalizzazione del bilancio dell’Eurosistema, afferma, deve essere improntato «alla massima cautela»: «una sua brusca contrazione – dopo quella già rapida dei mesi scorsi – avrebbe effetti restrittivi sull’economia che non sarebbero giustificati dalle prospettive dell’inflazione». Parole che suonano chiaramente come un no a una accelerazione sulla riduzione degli stock di titoli pubblici.

Il quadro italiano è quello di un’economia che dopo la ripresa post pandemica è scivolata in «una fase di ristagno»: le previsioni di Bankitalia vedono una crescita al di sotto dell’1% nel 2024. La «priorità», sostiene il governatore, è scongiurare il ritorno alla crescita zero degli ultimi due decenni «facendo leva sui segnali di vitalità» di cui l’economia ha dato prova.

RIPRESA TRAINATA DAGLI INVESTIMENTI CHE HANNO REGISTRATO UN BALZO EPOCALE

La ripresa è stata trainata dagli investimenti che dal 2019 hanno segnato un balzo “epocale”, crescendo di oltre il 20% mentre quelli dell’Eurozona hanno segnato un calo del 4%. “Merito” delle costruzioni che hanno beneficiato dei bonus fiscali, superbonus in testa, ma non solo: «significativo» è stato anche il contributo della spesa per macchinari e beni immateriali che, in rapporto al Pil, ha recuperato i ritardi, riallineandosi a quella dell’Eurozona. Un segnale di fiducia, la ripresa degli investimenti, rileva Panetta da sostenere e rafforzare «indirizzando lo sviluppo verso progetti in grado di innalzare il potenziale di sviluppo».

La sfida resta quella di aggredire «il problema strutturale di crescita» dell’economia italiana, riflesso di una stagnazione della produttività del lavoro lunga oltre due decenni, a fronte, evidenzia Panetta, di un aumento annuo dell’1% registrato nel resto dell’Eurozona. Un’inversione di rotta si impone, quindi.

PANETTA, AL DI LÀ DELL’INFLAZIONE: «IL RILANCIO DELL’ECONOMIA PASSA DAGLI INVESTIMENTI IN PRODUTTIVITÀ»

Il rilancio dell’economia, dice, «passa per un sentiero che va dagli investimenti alla produttività e quindi alla crescita». L’inverno demografico che incombe sul Paese andrà via via indebolendo il sostegno dell’occupazione all’attività economica fino a diventare «tutt’al più nullo», la possibilità di crescere resta legata pertanto alla scommessa sulla produttività, alla «capacità di aumentare il prodotto per unità del lavoro». Se a questo fine l’investimento in innovazione è «il punto di partenza», è “urgente” intervenire anche su altri fronti. Nell’elenco del governatore ci sono la qualificazione della forza lavoro, il funzionamento del sistema finanziario ma un invito, non esplicito, al governo a portare avanti le riforme: concorrenza, mercato del lavoro, funzionamento della PA, della giustizia in primis.

Ma in cima alla lista degli interventi prioritari resta l’abbattimento del debito pubblico che, spiega, «sottrae risorse alle politiche anticicliche, agli interventi sociali e alle misure in favore dello sviluppo; accresce il costo dei finanziamenti per le imprese private, riducendone la competitività e l’incentivo a investire; rende la nostra economia e in ultima istanza l’intero Paese vulnerabili ai movimenti erratici dei mercati finanziari». Il peso del debito, rimarca Panetta, «opprime l’economia italiana da troppi anni. Dobbiamo liberarcene evitando gli errori del passato, agendo sia sul fronte della finanza pubblica sia su quello della crescita. Si tratta di un compito non facile, da affrontare tenendo presente l’esigenza di proseguire l’impegno per il rilancio dell’economia del Mezzogiorno».


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