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Si registra un mini rimbalzo del Pil, il valore aggiunto risulta in crescita per l’industria, ma in calo nel settore agricolo. Bene gli investimenti fissi lordi


Mini rimbalzo del prodotto interno lordo dell’Italia (Pil). Nel quarto trimestre del 2023 ha segnato una crescita dello 0,2% sul trimestre precedente e dello 0,6% sullo stesso periodo del 2022, con un rialzo rispetto al tendenziale stimato al 30 gennaio scorso che era pari a +0,5%. L’Istat ha segnalato una variazione acquisita per il 2024 del +0,2%, dal +0,1% della precedente rilevazione. In flessione i consumi (-0,9%) mentre aumentano del 2,4% gli investimenti fissi lordi, dello 0,2% le importazioni e dell’1,2% le esportazioni. Un contributo all’aumento del Pil è arrivato dalla spesa delle Amministrazioni pubbliche (+0,1%) e dagli investimenti fissi lordi (+0,5%).

A tirare anche i mercati esteri. Analizzando l’andamento del valore aggiunto su base congiunturale nei diversi settori spiccano i segni meno di agricoltura, silvicoltura e pesca (-0,3%) e dei servizi (-0,1%). Mentre l’industria mette a segno +1,1% al traino soprattutto delle costruzioni. Sull’anno il valore aggiunto dell’agricoltura risulta negativo del 5,7%, positivi invece industria (+1,5% sostenuta dal +7,5% delle costruzioni) e servizi (+0,9%). L’Italia è complessivamente in linea con gli altri Paesi dell’Unione europea. Nel quarto trimestre sul trimestre precedente infatti il Pil è rimasto sostanzialmente stabile, è cresciuto dello 0,1% in Francia, ma è calato in Germania (-0,3%). Sull’anno precedente nell’area euro ha recuperato lo 0,1%, +0,7% in Francia e ancora un dato negativo in Germania (-0,2%). Tornando ai dati nazionali l’Istat ha sottolineato lo stallo rispetto al trimestre precedente dei consumi.

L’incremento degli investimenti è stato sostenuto soprattutto dalla spesa per abitazioni e fabbricati non residenziali e altre opere. Bene anche impianti, macchinari e armamenti cresciuti dello 0,5%, gli investimenti in risorse biologiche coltivate (+ 0,7%) e in prodotti di proprietà intellettuale (+2,2%). La spesa delle famiglie non riesce però a decollare nonostante il “morale” continui a essere alto, secondo gli ultimi dati sulla fiducia dei consumatori. A contrarsi sono stati gli acquisti di beni non durevoli (-0,1%), semidurevoli (-1,3%) e dei servizi (-2,2%) a fronte di un +0,8% dei durevoli. L’analisi Istat ha evidenziato su base congiunturale un aumento dello 0,8% delle ore lavorate che ha interessato tutti i settori con +1,6% nell’agricoltura, + 0,7% nell’industria +1,1% nelle costruzioni e + 0,8% nei servizi. In crescita anche le unità di lavoro in agricoltura (+1,5%), industria (+0,4%), costruzioni e servizi (0,6%).

Andamento positivo infine per i redditi da lavoro dipendente con i rialzi maggiori per le costruzioni (+1,5%) e l’agricoltura (+0,9%). La foto scattata ha disegnato un Paese che nonostante qualche cono d’ombra continua a marciare. Uno dei settori che sta creando problemi è l’agricoltura che non riesce a recuperare l’impatto pesante dell’impennata dei costi energetici e dei fattori produttivi in genere e che continua a essere piegata dallo strano andamento climatico. Ed è proprio per fronteggiare la nuova sfida climatica che la Coldiretti ha chiesto un impegno delle istituzioni per accompagnare l’innovazione, dai droni alla nuova genetica green, cogliendo tutte le opportunità del Pnrr perché solo così sa

rà possibile fronteggiare le emergenze provocate dai fenomeni meteo estremi. Le aziende agricole tengono duro e lo dimostra la crescita dell’occupazione, ma sono i conti che non tornano. Ai danni del maltempo (oltre 6 miliardi nel 2023, secondo Coldiretti) si aggiunge il taglio dei redditi per i costi non compensati dai redditi incassati. Un tema questo in primo piano nell’agenda del Governo, ma anche del prossimo Consiglio dei ministri agricoli della Ue in programma in questo mese. I prezzi che i consumatori devono sostenere per acquistare cibo si stanno ridimensionando ma molto al di sotto del raffreddamento dell’inflazione con un impatto sul taglio dei consumi.

La spesa degli italiani rappresenta dunque il vero problema per il pieno recupero dell’economia. Confesercenti ha calcolato che negli ultimi tre mesi del 2023 i consumi sono scesi di 4 miliardi sul trimestre precedente. Se dunque i segnali della crescita economica sono incoraggianti “il punto focale – ha ribadito Confesercenti – rimane purtroppo la variazione negativa (-1,4%) rispetto al trimestre precedente della spesa delle famiglie. Un dato che dimostra che la dinamica dei consumi non sta ancora beneficiando dell’arretramento dell’inflazione, iniziato proprio ad ottobre dello scorso anno.

Seppur in presenza di un miglioramento sul fronte dei prezzi, infatti, le famiglie non sono state in grado di aumentare la spesa, anche perché stanno ricostituendo i livelli di risparmio erosi negli ultimi due anni per sostenere i livelli di consumi”. Neppure Natale e fine anno “sottotono” sono riusciti a dare un po’ di sprint agli acquisti delle famiglie. Con il risultato di una variazione negativa del commercio (-0,4% sul terzo trimestre). Un pessimo segnale, ha rincarato la dose il Codacons, il forte calo della spesa da parte delle famiglie italiane. Calo “che avviene proprio in concomitanza con il paniere trimestrale anti-inflazione voluto dal Governo, e che avrebbe dovuto sostenere i consumi e la spesa dei cittadini. Una iniziativa che, evidentemente, non ha prodotto gli effetti sperati”.

L’associazione dei consumatori ha imputato al caro prezzi la responsabilità del taglio di acquisti e ha rilanciato la richiesta di misure per tutelare il potere d’acquisto dei cittadini. Per l’ Unione Nazionale Consumatori, tenendo presente che i consumi delle famiglie rappresentano il 60% del Pil, “l’Italia non può crescere oltre lo zero virgola fino a che le famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese con le tasche svuotate da prezzi che, pur essendo astronomici, non accennano a scendere e da bollette della luce e del gas che, per quanto siano inferiori ai picchi del quarto trimestre 2022, restano bollenti”.

Positivo invece l’andamento dell’industria con i dati Istat che hanno confermato le prospettive indicate dalla recente indagine rapida sulla produzione industriale di Confindustria. Nella rilevazione di febbraio, l’associazione di Via dell’Astronomia, ha rilevato come la metà del campione delle grandi imprese industriali associate abbia dichiarato di attendersi una produzione stabile. La quota di imprese che vedono un aumento del livello di produzione pari al 37,2% supera di gran lunga quelle che pronosticano un calo (9,1%). Resta invece negativa la valutazione sui costi di produzione. Il sistema produttivo nazionale marcia. L’occupazione, nonostante una lieve scivolata, continua a crescere. Ma i consumatori che comunque sono fiduciosi restano cauti nelle spese, mentre sembrano aver recuperato più slancio nel risparmio.


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