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DUE segnali importanti: aumenta il lavoro e soprattutto ci sono più posti per le donne. Il dato di novembre dell’Istat su “Occupati e disoccupati” rileva una crescita dello 0,1% su ottobre, al traino delle donne, mentre il numero dei maschi resta stabile, e del 2,2% rispetto allo stesso mese del 2022. Anche in questo caso l’incremento coinvolge entrambi i generi, ma in particolare le donne (+1,4% contro +1,1%). In flessione le persone in cerca di lavoro (-3,6%, pari a -71mila unità) e gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-3,6%, pari a -459mila). Nei dodici mesi monitorati l’occupazione ha segnato +3,6% per gli addetti a tempo indeterminato e per gli autonomi (+0,5%), mentre è calata per i lavoratori a termine (-1,9%). Sul mese, per quanto riguarda il tasso di occupazione, risultano penalizzati i 25-34enni. Su base annua l’occupazione è in recupero invece in tutte le classi di età e si affianca a un calo della disoccupazione.

La crescita delle donne è rilevante poiché sul lavoro sono state le più penalizzate nella fase del Covid e soprattutto nel Mezzogiorno. Il report dell’Istat registra dunque un’inversione di tendenza. Emerge con chiarezza un rafforzamento del mondo del lavoro. E’ stata infatti raggiunta la cifra record di 23 milioni e 743mila occupati, 520mila unità in più rispetto all’anno precedente che è il risultato di un incremento dei dipendenti a tempo indeterminato (551mila), dei 26mila autonomi e della flessione dei lavoratori a tempo (-57mila). Il dato congiunturale evidenzia un aumento accanto agli occupati anche degli inattivi, mentre si riducono i disoccupati. Segno meno per gli autonomi. Il tasso di occupazione resta invariato al 61,8%. Sempre meno persone, sia uomini che donne, risultano poi a caccia di un posto di lavoro (-3,3%), una condizione che riguarda tutte le classi di età ad eccezione di quella tra i 25 e 34 anni. Il tasso di disoccupazione totale scende al 7,5% (-0,2 %), quello giovanile al 21% (-2,5 %). In rialzo dello 0,1% l’inattività (33,1%).

Le buone performance del mercato del lavoro, sia per gli uomini che per le donne, vengono confermate anche dall’analisi dell’andamento del trimestre settembre-novembre sul precedente:+130mila (0,6%). L’ultimo aggiornamento dell’Istat viene letto positivamente dalla Confcommercio: “Un mercato del lavoro tonico anche nella parte finale del 2023 conferma – secondo l’analisi dell’ufficio studi – come la nostra economia sia stata in grado di attraversare, senza troppe conseguenze negative, un periodo molto complicato facendo ben sperare per il futuro prossimo”. Con queste premesse si profila, per l’associazione del commercio, un 2024 di crescita “ seppure non brillante”. Confcommercio ricorda che da febbraio del 2021 “il nostro sistema è stato in grado di produrre quasi 1,6 milioni di nuovi posti di lavoro, di cui oltre 1,1 milioni dipendenti permanenti, riassorbendo una parte dei disoccupati e riportando sul mercato del lavoro una frazione degli inattivi. Queste dinamiche hanno permesso, in un periodo di elevata inflazione, di sostenere i redditi delle famiglie e i consumi”. Un elemento di criticità viene indicato nella situazione lavorativa delle donne che “seppure in aumento è ancora molto lontana dai valori medi europei e resta fortemente penalizzante l’elevato numero di inattivi tra la popolazione al di sotto dei 35 anni”.

Per la Cisl si tratta di dati “inaspettatamente positivi che – ha dichiarato la segretaria generale aggiunta Cisl Daniela Fumarola – continuiamo a registrare oramai da mesi e mesi, nonostante la difficile situazione internazionale e le politiche anti-inflazionistiche”. I fattori ai quali la Cisl attribuisce il risultato positivo sono la dinamicità delle aziende energivore, che si stanno avvantaggiando del calo dei prezzi dell’energia, l’effetto del “bonus 110″ che ancora porta molto lavoro in edilizia, il turismo che ha beneficiato del clima mite fino ad autunno inoltrato e soprattutto gli investimenti del Pnrr, che senz’altro hanno portato assunzioni nel pubblico e nel privato, con un impatto occupazionale che era proprio uno degli obiettivi”. E’ innegabile che con 23.743.000 occupati sia stato raggiunto un numero superiore al dato pre Covid.

Per quanto riguarda gli autonomi in calo sul mese, il settore agricolo si muove strutturalmente in controtendenza: lo scorso anno, infatti, secondo un’analisi di Coldiretti sui dati Infocamere e Unioncamere, sono aumentati gli imprenditori under 30 che negli ultimi dieci anni hanno segnato +12,8% a fronte della riduzione del 25,2% dell’insieme dei settori economici. E va bene anche per le imprenditrici: la maggioranza delle imprese in rosa – sempre secondo Coldiretti – opera soprattutto nel commercio e in agricoltura e a tirare la volata dell’imprenditoria agricola femminile sono la Sicilia, tallonata da Puglia e Campania. Anche per quanto riguarda i dipendenti nel settore hanno trovato opportunità più di un milione di dipendenti di cui il 32% giovani. Un fatto sembra ormai acquisito e cioè che l’andamento non è limitato un mese, ma si tratta di un trend che si ripete. Un’ulteriore spinta potrebbe arrivare dalle misure inserite nella legge di Bilancio per il 2024 finalizzate ad agevolare ulteriormente le assunzioni. Resta infatti anche per quest’anno il taglio del cuneo contributivo per la quota a carico dei lavoratori dipendenti. La quota di esonero è al 6% per le retribuzioni mensili imponibili fino a 2.692 euro e al 7% per quelle fino a 1.923 euro. Detassati i fringe benefits: non concorrono a formare reddito da lavoro dipendente fino a 2.000 euro per i lavoratori con figli a carico e fino a 1.000 per la generalità dei dipendenti.

Confermata anche la tassazione agevolata (imposizione al 5%) sui premi di risultato o di partecipazione agli utili di impresa per i lavoratori dipendenti del settore privato (a tempo determinato o indeterminato), che abbiano percepito nell’anno di imposta precedente, redditi da lavoro dipendente di importo non superiore 80.000 euro. Via anche alle agevolazioni per gli addetti del settore turistico alberghiero e termale. Tre miliardi per quest’anno sono stati destinati ai rinnovi dei contratti degli impiegati delle pubbliche amministrazioni. Si tratta di interventi che, da un lato, dovrebbero favorire nuove assunzioni e dall’altro garantire liquidità per spingere ulteriormente i consumi e dunque lo sviluppo dell’economia grazie all’iniezione di risorse fresche.


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