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Raffaele Fitto, ministro per il Sud e per l'attuazione del Pnrr

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UNA rimodulazione «seria» del Pnrr per «superare una serie di difficoltà oggettive», sfruttando anche le risorse del Fondo di sviluppo e coesione: così Raffaele Fitto si prepara all’informativa in Parlamento del 1° agosto e intanto convoca una due giorni di cabina di regia sul piano. Ieri, nel primo giorno ci sono state le associazioni datoriali: prima i rappresentanti di Confindustria, Ance, Confedilizia, Abi, Ania; poi Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Unsic e Copagri; infine i rappresentanti di Federterziario, Confetra, Confeservizi, Confprofessioni, Assoprofessioni. Sul tavolo, le evoluzioni più recenti del Piano, in particolare sulla Terza Relazione semestrale, la revisione della quarta rata (per la quale è in corso la valutazione da parte della Commissione europea della modifica di 10 sui 27 obiettivi previsti) e l’inserimento del Capitolo RepowerEu.

IL COORDINAMENTO

«L’obiettivo della rimodulazione è intervenire sulle criticità e coordinare tutti gli interventi in campo, oltre al Pnrr, le politiche di coesione e i fondi di sviluppo e coesione, per poter avere una visione unica tra le diverse risorse a disposizione – dice il ministro Fitto – Il confronto suddiviso per singoli tavoli serve a una maggior definizione delle questioni relative a ogni specifico comparto per meglio calibrare gli interventi necessari». Oggi è la volta di Confapi, Confimi, Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione; quindi Alleanza Cooperative, Unicoop, Confartigianato, Cna, Casartigiani; infine i sindacati: Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confsal, Cisal e Usb. Gli enti locali, in audizione alla Camera, chiedono di rimettere mano al Piano e più personale. Tutti fanno la propria parte – è la posizione di Comuni, Province e Regioni – con gli strumenti che hanno, ma ci sono nodi da sciogliere.

Il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, parla di procedure per i pagamenti troppo complesse, di anticipi insufficienti e della necessità di semplificare la fase delle autorizzazioni. «Le Province stanno attuando il Pnrr e i progetti per la messa in sicurezza, l’efficientamento energetico e la costruzione di nuove scuole superiori stanno procedendo nei tempi: abbiamo già aggiudicato quasi il totale delle gare, in netto anticipo rispetto alle scadenze previste – rivendica il rappresentante di Upi, Luca Menesini – Ma occorre accelerare i processi di pagamento dei progetti risolvendo alcune criticità che rallentano la spesa e potenziare le strutture amministrative degli enti locali, e delle Province in particolare».

LE RICHIESTE DELLE REGIONI

Una parziale revisione è necessaria anche per la Conferenza delle Regioni, sia sulle tempistiche che sulla messa a terra di alcuni interventi previsti. Un’esigenza, osserva Marco Alparone, coordinatore della Commissione Affari finanziari, che «si pone a causa del mutamento degli scenari geopolitici e di un aumento incontrollato dei costi delle materie prime e alle difficoltà del loro reperimento». Quello che le Regioni chiedono è un ampliamento delle competenze dei professionisti del progetto “1000 esperti” e, anche qui, un potenziamento della capacità amministrativa, includendo anche la possibilità di assumere personale a tempo determinato dalle società in house. Intanto , scende in campo anche Svimez. Il Sud ha agganciato la ripresa post-Covid e riesce a tenere il passo con il resto del Paese per il terzo anno consecutivo, dopo un decennio che ha visto allargarsi i divari.

Le nuove previsioni della Svimez mostrano il prodotto interno lordo in aumento dello 0,9% al Sud Italia nel 2023, solo pochi decimi in meno rispetto all’1,2% del Pil al Centro-Nord e all’1,1% dell’intero Paese. E indicano nel piano di ripresa e resilienza, se si ottenesse il completo utilizzo delle risorse e il pieno superamento delle criticità attuative, una chance di riscatto.

I GAP DA COLMARE

Il Pnrr, dopo la rimodulazione chiesta da Fitto, potrebbe essere un aiuto per il rilancio delle filiere strategiche, dalle energie rinnovabili all’agroalimentare e all’aerospazio, contro i rischi di un nuovo aumento dei tassi della Bce, che avrebbe effetti recessivi più intensi nell’area, e contro il lavoro povero e precario. Un dipendente privato su quattro al Sud guadagna meno di 9 euro l’ora. Qui l’inflazione colpisce più duro, con le retribuzioni lorde in termini reali che hanno perso 12 punti percentuali dal 2008 contro i 3 punti del Centro-Nord. E i laureati continuano a emigrare verso il resto del Paese, come hanno fatto in 460mila tra il 2001 e il 2021. Con il Pnrr a pieno regime, il Pil del Sud potrebbe segnare già nel 2023 una crescita dell’1,4% e quello del Centro-Nord un aumento dell’1,6%. In seguito, il contributo aggiuntivo del Pnrr aumenterebbe di più al Sud, fino a chiudere il divario di crescita con il Nord nel 2025.

Questo, al momento, però, non sta avvenendo. Il Pnrr, allo stato attuale, non basterà a colmare i divari territoriali, in particolare nei servizi per l’infanzia e nella scuola, a causa, secondo Svimez, di una sostanziale assenza di correlazione tra livelli di spesa e il fabbisogno. Così, per esempio, Sicilia, Campania e Puglia hanno avuto accesso a risorse per studente sulle infrastrutture scolastiche inferiori alla media, nonostante le carenze che le contraddistinguono.

«L’Italia non può essere resiliente, che vuol dire riprendere le forme del passato, deve rinascere con il Pnrr», ha detto il presidente di Svimez, Adriano Giannola, nella conferenza stampa di presentazione delle anticipazioni del rapporto 2023.


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