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Il ministro per l'Economia Giancarlo Giorgetti

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IL MINISTRO dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, non usa mezze parole nell’intervista pubblica concessa in occasione dei venti anni di Sky, in cui ha ribadito che non possiamo permetterci svarioni, che la situazione resta delicata a causa del deficit, e che la manovra sarà “responsabile e seria”. E, su questo, la maggioranza deve essere compatta e seguire la linea del rigore, nonostante le competizioni elettorali.

L’impennata dei rendimenti sui titoli decennali, per ora, non allarma più di tanto il ministero dell’Economia. La situazione resta sotto controllo. “Siamo tranquilli”, lasciano filtrare da via XX Settembre. Anzi, aggiunge Giorgetti, è un “segnale di fiducia importante anche per gli investitori stranieri”. Ma, ovviamente, l’altra faccia della medaglia e l’impennata della spesa per interessi. Nel 2023 è calata di 4,5 miliardi, per effetto del venir meno della significativa rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione pregressa. Ma nel prossimo anno, spiega il ministro dell’Economia, spenderemo circa 15 miliardi in più per finanziare il debito, passando da 78 a 93 miliardi di euro. E il trend continuerà fino al 2026 per l’incremento del costo del debito sulle nuove emissioni.

Il risultato e che l’incidenza della spesa degli interessi sul Pil salirà gradualmente nei prossimi tre anni fino a raggiungere il 4,8%, lo 0,8% in più rispetto al 2023. Senza contare, poi, il nodo del superbonus, che ha condizionato fortemente i risultati del bilancio pubblico. Senza gli incentivi per le ristrutturazioni, quest’anno il deficit sarebbe stato fra il 4,2 e il 4,3%. E anche l’extra-deficit di 15,3 miliardi dell’anno prossimo è figlio soprattutto dell’incremento della spesa per interessi, conseguenza della stretta monetaria decisa dalla Bce per battere l’inflazione. Una strategia che ha ridotto il potere di acquisto delle famiglie e ha comportato un rallentamento della crescita se non una recessione, come è già avvenuto in Germania. “All’Europa spiegherò la situazione proprio con questi numeri. Noi stiamo pagando il prezzo più alto”. Non fanno paura al Mef neanche i prossimi giudizi sul debito italiano che saranno lanciati dalle agenzie di rating: “E’ un esame che si ripete ogni sei mesi. Noi siamo la seconda manifattura europea e abbiamo un alto indice di creatività”.

L’aumento dei deficit, del resto, è necessario secondo Giorgetti per compensare “una situazione di effettivo disagio determinata anche dalla stretta monetaria decisa dalla Bce”. E, Giorgetti, non risparmia qualche stilettata contro l’istituto di Francoforte che si ostina a fissare l’asticella dell’inflazione al 2% “in un mondo ormai “deglobalizzato”, dove le dinamiche dei prezzi non sono più quelle di qualche anno fa. Senza considerare l’impennata del petrolio, che rischia di condizionare la discesa dell’inflazione. Tutto questo, insomma, impone una grande prudenza. Anche se il rallentamento della crescita economica e il peggioramento delle prospettive di bilancio, non minano la “sostenibilità” della finanza pubblica, che “rimane solida nel medio termine”.

Tutto merito del progressivo aumento dell’avanzo primario che dovrà compensare l’aumento della spesa per interessi dovuta proprio all’aumento dei rendimenti sui titoli di Stato. Ma la situazione resta delicata. Per questo il ministro dell’Economia rivolge un vero e proprio monito ai partiti della maggioranza, per sostenere la linea del rigore nei conti pubblici anche se, nei prossimi mesi, ci saranno importanti competizioni elettorali, dalle Regionali alle Europee. “Lo comprenderanno. La mia posizione e quella della Meloni è molo chiara: noi dobbiamo responsabilmente valutare la situazione di oggi e se dobbiamo prendere decisioni dolorose lo faremo per il bene del Paese”. Una risposta indiretta al leader della Lega, Matteo Salvini, tornato a battere cassa per finanziare l’avvio dei cantieri per il Ponte sullo Stretto. Per quanto riguarda la prossima manovra economica, che arriverà il 16 ottobre sul tavolo di Palazzo Chigi, Giorgetti conferma il taglio del cuneo fiscale. Ma anticipa anche la possibile detassazione delle tredicesime e dei premi di produttività. Si partirà, però, da alcune categorie, dove c’è un’effettiva difficoltà a trovare personale, dal settore turistico alla sanità. Poi, progressivamente, si andrà avanti.

Capitolo aperto anche per la riforma del Patto di Stabilità, altro grande tema che incrocia la prossima manovra economica. L’Italia ha avviato un confronto con la Germania per arrivare ad un testo condiviso da sottoporre ai 28 partner. “Abbiamo fatto passi in avanti”, spiega il ministro dell’Economia, ma la situazione resta difficile. Su un dato, però, Giorgetti è intenzionato ad andare avanti anche nei prossimi mesi: la possibilità di scorporare dal calcolo del deficit gli investimenti per il digitale, la transizione ecologica e la difesa. “Le attuali regole – ha concluso Giorgetti – mi imporrebbero oggi di scegliere fra il sostegno all’Ucraina o il finanziamento della sanità”.


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