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DOVREBBE arrivare in tempi brevi, probabilmente oggi stesso, il via libera ufficiale della Commissione Ue al “nuovo” Pnrr italiano, ovvero alla proposta di revisione del Piano di ripresa e resilienza – inviata dal governo a Bruxelles a fine luglio – che coinvolge 144 obiettivi include il capitolo RepowerEu con le riforme e gli investimenti per contrastare la crisi energetica e arrivare progressivamente al completo affrancamento dei combustibili russi, contando su una dote di circa 19 miliardi “costruita” attraverso il definanziamento di interventi per quasi 16 miliardi (si veda la tabella in pagina) che il governo si è impegnato comunque a realizzare utilizzando i fondi della politica di coesione.

A stretto giro la Ue dovrebbe dare il disco verde anche all’erogazione della quarta tranche riformulata – sono stati rivisti 10 obiettivi su 27, con l’ok di Bruxelles – che vale 16,5 miliardi, per cui il governo ha formalizzato il 22 settembre la richiesta di pagamento. E non è esclusa la possibilità di un contemporaneo ok della Ue sui due dossier, che consentirebbe l’incasso della rata entro la fine dell’anno, dando un’immediata boccata di ossigeno alle casse esanimi del Paese (dopo il parere della Commissione serve il benestare del Comitato economico finanziario, il braccio tecnico del Consiglio Ecofin, che ha un mese per esprimersi).

Che i tempi siano “maturi” lo confermano le parole di Veerle Nuyt, portavoce della Commissione europea che nei giorni ha già dato il suo placet ai piani di restyling di 11 Stati, tra cui Germania, Belgio, Cipro e Lettonia. E’ ieri ha detto “sì” a quelli di Ungheria e Irlanda. «Attendiamo di concludere quello sulla revisione del Pnrr italiano molto presto e comunicheremo l’esito della nostra valutazione come facciamo sempre per ogni Stato membro», ha detto. E in “finalizzazione” è anche la valutazione della richiesta di esborso dei 16,5 miliardi, ha annunciato, sottolineando il «dialogo costruttivo» tra esecutivo Ue e autorità italiane.

Il ministro degli Affari Europei, Raffaele Fitto – regista dell’intera operazione – non si è sbilanciato. «Come ha confermato la Commissione Ue il lavoro per la revisione del Pnrr e per la quarta rata procede in maniera molto positiva» ha affermato, dicendosi fiducioso sul fatto che si concluderà «in tempi rapidi». Che l’attesa sia agli sgoccioli lo ha lasciato intendere la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che nel rispedire al mittente le critiche di ritardi sull’attuazione del Piano che le sono state mosse dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi, durante il premier question time al Senato, ha parlato di «ore». «Sul Pnrr penso che si debbano fare i conti con il fatto che non c’è nessun ritardo – ha affermato -. Siamo stati i primi a presentare i piani e le uniche difficoltà sono per gli obiettivi che abbiamo ereditato come lo stadio di Firenze su cui le sue critiche sono state un po’ tardive. Noi non vogliamo disperdere le risorse per progetti che non sono realizzabili noi le vogliamo mettere a terra e si vedrà nelle prossime ore. Ancora una volta la speranza di una certa opposizione di tifare contro il fatto che all’Italia venissero pagate le rate è stata tradita». E sempre nel rispondere alle critiche, stavolta sul ritardo degli aiuti ai territori colpiti dall’alluvione dello scorso maggio, ha annunciato che nell’ambito della revisione del Pnrr, «il governo ha proposto un intervento per la ricostruzione di Emilia-Romagna, Toscana e Marche pari a un miliardo e 200 milioni di euro, che – ha sottolineato – porteranno la cifra stanziata a complessivi a 6,5 miliardi di euro».

Intanto, mentre il confronto sul rinnovo delle regole del Patto di stabilità tra i partner europei sembra vicino a una sintesi, il ministro Fitto è tornato a mettere l’accento sui nostri conti pubblici, evidenziando che i fondi del Pnrr sono per la maggior parte «a debito», circa 150 su 200 miliardi complessivi. Per questo, ha sottolineato, è necessario porre grande attenzione per migliorare la «qualità» della spesa legandola anche alla «capacità» di spesa. Il Piano «non è un regalo», bisogna quindi «portare avanti un’azione politica ed economica di grande responsabilità – ha sostenuto – Dobbiamo intervenire all’interno del Pnrr per migliorare la qualità della spesa, per consentirci così di rientrare dal debito».

E il Repower Eu, dettato dalla necessità per tutti i Paesi di adeguare i progetti alle esigenze che si sono manifestate con la crisi in Ucraina sul fronte dell’energia e dell’aumento delle materie prime, ha quindi puntualizzato, «è un’opportunità per mettere ordine». Del Piano ha parlato anche l’ad di Ferrovie dello Stato italiane, Luigi Ferraris: «Ha un pregio, che è quello di aver rimesso l’infrastruttura al centro. I 25 miliardi a disposizione di Fs – ha sottolineato nel suo intervento al Forum di Coldiretti – ci consentono di far partire o ripartire progetti fermi da tempo. Noi ad oggi abbiamo speso 6/7 miliardi di quelli assegnati. Abbiamo davanti a noi il 2024 e il 2025 per arrivare a giugno del 2026, che è la deadline, per portare a casa progetti assegnati».


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