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La presidente della Commissione ue, Ursula von der Leyen, si è complimentata con l'Italia

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ENTRO il 31 dicembre l’Italia incasserà i 16,5 miliardi della quarta rata delle risorse Pnrr: ieri la Commissione europea ha dato il via libera alla richiesta di pagamento, confermando quindi il raggiungimento di tutti i 28 obiettivi del primo semestre 2023. «L’Italia ha raggiunto un’altra tappa importante nell’attuazione del suo piano per la ripresa e la resilienza. Ha attuato importanti riforme della normativa in materia di appalti pubblici e del sistema giudiziario per migliorare il contesto imprenditoriale. Ha investito negli asili nido e nell’educazione della prima infanzia e ha promosso la diffusione dell’idrogeno e la pubblica amministrazione digitale»: così la presidente della Commissione ue, Ursula von der Leyen, ha annunciato il disco verde, complimentandosi con l’Italia «per la risolutezza nell’attuazione» delle riforme concordate con Bruxelles e assicurando un continuo sostegno da parte dell’esecutivo Ue affinché «il piano italiano sia un successo».

Soddisfatta la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha sottolineato il doppio via libera arrivato da Palazzo Berlaymont nel giro di pochi giorni: ieri alla nuova tranche di pagamenti prevista come quarta rata (che dovrà essere “perfezionata” con l’ok del Consiglio Ue), lo scorso venerdì alla proposta di revisione che ha modificato 145 obiettivi del Pnrr (coinvolgendo tutte le rate dalla quinta alla decima, ndr). «La valutazione positiva della Commissione europea – ha detto – dimostra i grandi progressi fatti dall’Italia e conferma l’impegno del governo, di tutti i livelli istituzionali, della cabina di regia al fine di attuare il Pnrr per rendere il Paese più moderno e più competitivo».

Le risorse «arriveranno interamente a terra e lo faranno nei tempi previsti», ha garantito Meloni, sottolineando poi che il nostro è l’unico Paese tra i Ventisette ad aver chiesto e ottenuto il via libera alla quarta rata del Pnrr. La Germania ha avuto ieri l’ok al versamento della prima, della terza la Grecia, ha rimarcato il ministro agli Affari Europei, Raffaele Fitto: «E’ un segnale molto importante dal punto di vista del lavoro svolto e una stimolo per il futuro, che sottolineano l’ottimo livello di collaborazione su cui si sta costruendo una delle più grandi sfide che non riguarda solo il governo ma l’Italia e l’Europa».

I 16,5 miliardi della quarta rata in questione porteranno a 102 miliardi le risorse in campo per la crescita, «più della metà del Pnrr per l’Italia», ha sottolineato la premier. L’obiettivo ora è accelerare sull’attuazione del Piano modificato e sulla spesa. Il traguardo resta fissato a giugno 2026, ha confermato Fitto rispondendo a una domanda sulla possibilità di allungare i finanziamenti del Piano anche oltre questo orizzonte. Una volta ultimato l’iter della revisione, ha spiegato, sarà possibile avere un quadro chiaro sulla spesa – considerando che alcuni interventi saranno estrapolati dal piano e finanziati con altri programmi – di fatto l’aver destinato, nell’ambito della rimodulazione, oltre 12 miliardi alle imprese velocizzerà la spesa e la messa a terra delle risorse, azionando allo stesso tempo le leve della crescita, favorendo nuovi investimenti e nuova occupazione.

Per quanto riguarda poi l’attuazione del Piano modificato, il governo sta lavorando a un decreto di attuazione delle modifiche del Pnrr. Il ministro lo ha anticipato durante la cabina di regia con gli enti locali, e sarà oggetto di confronto nella prossima riunione fissata per venerdì. Il tema è quello della responsabilizzazione dei soggetti attuatori che verrà declinato in una norma annunciata per gennaio: chi non rispetta i tempi, dunque, dovrà risponderne e il provvedimento riguarderà tutti gli enti attuatori, ha spiegato il ministro ai rappresentanti di Regioni, Province, Comuni e Roma Capitale. Entro la settimana prossima invece si aprirà un tavolo tecnico per approfondire la fase di attuazione. Il ministro intanto ha ribadito che i 6 miliardi destinati ad autonomie ed enti locali ora “dirottati” su altre missioni, in primis il RepowerEu, saranno finanziati attraverso altri strumenti. Sul tavolo c’è anche la necessità, rilevata più volte dal presidente dell’Anci, Antonio Decaro, che ai progetti “spostati” su altri fondi sia garantita comunque la corsia preferenziale introdotta per il Pnrr in termini di semplificazioni e governance.

Alla cabina di regia, tra gli altri, hanno partecipato rappresentanti di Confindustria, Confedilizia, Ance, Coldiretti. Da Genova è arrivato l’apprezzamento del leader degli industriali, Carlo Bonomi, sulla rimodulazione del Piano: «Come avevamo detto che la legge di bilancio era ragionevole per la parte di interventi per le famiglie a basso reddito e incompleta sulla parte di stimolo agli investimenti, oggi con la rimodulazione del Pnrr consideriamo positivo l’intervento. Avremo a disposizione circa 6 miliardi per la transizione 5.0 ed era quello che avevamo chiesto», ha detto a margine dell’assemblea di Confindustria Genova. «Adesso – ha aggiunto – auspichiamo che vengano fatti i decreti velocemente, che tecnicamente vengano ascoltate le richieste delle imprese perché se vogliamo scaricare presto e bene questi stimoli agli investimenti non c’è nessuno meglio di noi che possa dire cosa ci serve per farlo». L’Ance ha chiesto rassicurazioni sulle nuove coperture per le opere definanziate che la vedono coinvolte, e che sono in gran parte piccole e medie opere nei comuni, per un valore di 4-5 miliardi. Ma anche l’inserimento di norme che agevolino l’esecuzione dei lavori.


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