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Si allunga la lista delle decisioni protezionistiche dell’Unione europea: l’ultima è la raccomandazione della Commissione europea che individua quattro settori di tecnologie chiave che i paesi dell’Ue devono proteggere

ACCRESCERE la propria dimensione geopolitica è un esercizio sempre più complicato per l’Unione europea. Quando si è travolti dagli eventi – la pandemia del Covid-19, l’invasione russa dell’Ucraina, lo shock energetico e dell’inflazione, il deterioramento dei rapporti con la Cina – è difficile rincorrere nuove declinazioni del proprio status e ci si trova sempre sulla difensiva. Tutto è più o meno collegato al concetto di autonomia strategica, tanto cara ai francesi, declinato in campo industriale, tecnologico, sanitario e di sicurezza e difesa. Le nuove e dolorose consapevolezze stanno inducendo a un ripensamento complessivo non soltanto i singoli Stati membri, ma l’Unione nell’insieme delle sue istituzioni. La svolta epocale (Zeitenwende, invocata dal cancelliere tedesco Olaf Scholz) non è solo a Berlino, ma anche a Bruxelles.

I SETTORI-CHIAVE UE DELLE TECNOLOGIE DA PROTEGGERE

La lista delle decisioni e degli orientamenti che vanno in direzione di una Ue più protettrice, più autonoma e diffidente, è sempre più lunga, parte di una strategia di lungo termine che dovrebbe cambiare profondamente la natura stessa della coesistenza a Ventisette. La notizia più recente riguarda una raccomandazione dell’Ue, presentata nei giorni scorsi, che individua quattro settori di tecnologie chiave da proteggere per i quali si dovrà compiere un’attenta e approfondita analisi del rischio. I settori in questione sono:

  • Tecnologie di semiconduttori avanzati (microelettronica, fotonica, chip ad alta frequenza, apparecchiature per la fabbricazione di semiconduttori).
  • Tecnologie d’intelligenza artificiale (calcolo ad alte prestazioni, cloud computing ed edge computing, analisi di dati, visione artificiale, trattamento del linguaggio, riconoscimento degli oggetti).
  • Tecnologie quantistiche (calcolo quantistico, crittografia quantistica, comunicazioni quantistiche, rilevamento quantistico e radar quantistico).
  • Biotecnologie (tecniche di modificazione genetica, nuove tecniche genomiche, gene drive, biologia sintetica).

Si tratta più in generale di tecnologie dove il rischio di furto della proprietà intellettuale e di un utilizzo duale, da civile a militare, sono potenzialmente più elevati e il cui uso da parte di regimi non democratici possa portare alla violazione dei diritti umani. «La Commissione europea – si legge nel comunicato di Bruxelles – raccomanda che gli Stati membri, insieme alla Commissione, effettuino inizialmente, entro la fine di quest’anno, valutazioni collettive dei rischi per questi quattro settori. La raccomandazione comprende alcuni principi guida per strutturare le valutazioni collettive dei rischi, tra cui la consultazione del settore privato e la tutela della riservatezza». L’Esecutivo terrà inoltre presente che le misure adottate per rafforzare la competitività della Ue nei settori pertinenti possono contribuire a ridurre determinati rischi legati proprio alle tecnologie da proteggere.

PROTEGGERE LE TECNOLOGIE DAI RISCHI

È dunque partito un dialogo con gli Stati membri per individuare nuove criticità e consolidare quei provvedimenti che già hanno un carattere protettivo o di attenuazione del rischio nei confronti dei quattro settori. Bruxelles potrà presentare ulteriori iniziative a riguardo nella primavera 2024. La raccomandazione nasce da un contesto preciso, la comunicazione congiunta della Commissione e dell’Alto rappresentante sulla strategia europea per la sicurezza economica presentata in giugno, che si basa su tre pilastri: promozione della base economica e della competitività della Ue; protezione dai rischi; partenariati con il maggior numero possibile di Paesi per affrontare preoccupazioni e interessi comuni.

Nella raccomandazione non viene menzionato alcun Paese in modo specifico, ma è chiaro che i timori dell’Europa riguardano soprattutto la Cina. E si torna così al concetto, ancora un po’ evanescente, di de-risking, riduzione del rischio dal mercato cinese, da contrapporre al decoupling, al disaccoppiamento del quale si parla invece in America (ma anche qui non c’è unanimità a riguardo nell’Amministrazione Biden). Nel tentativo di non ripetere gli errori del passato più o meno recente (vedasi i pannelli solari cinesi che inondarono il mercato europeo con prezzi bassissimi) la Commissione sta anche cercando di prevenire e di recente ha lanciato un’inchiesta dell’Antitrust sui sussidi pubblici ricevuti dall’industria dell’auto elettrica, dove i produttori cinesi già contendono ai produttori europei e americani la leadership mondiale. Anche qui però non mancano le contraddizioni, poiché l’industria dell’auto tedesca compete per questa leadership proprio in Cina e contro la Cina. Non vede quindi di buon occhio un’inchiesta il cui esito potrebbe portare a un aumento dei dazi nei confronti dell’auto elettriche Made in China importate in Europa e, automaticamente, a ritorsioni da parte di Pechino.

TRE MOSSE POSSIBILI

Parallelamente – ha affermato il commissario al Mercato unico Thierry Breton presentando la raccomandazione – la Commissione avvierà un dialogo con gli Stati membri sugli altri sei settori che vengono attualmente considerati critici: realtà virtuale, cyber-sicurezza, sensori, navigazione nello spazio, reattori nucleari, idrogeno, batterie, droni e robotica. La lista completa e le linee guida di condotta dovrebbero essere pubblicate in dettaglio nella prossima primavera. In cosa potranno concretizzarsi le linee d’azione? Secondo fonti comunitarie ci sono tre possibilità. La prima è quella di promuovere alternative tecnologiche in Europa. La seconda è quella di rafforzare la partnership con Paesi in sintonia con la strategia europea. La terza è proteggersi da eventuali minacce alla sicurezza economica, dove proteggersi significa imporre delle restrizioni commerciali. Ad aprire la strada a questa possibilità è stata l’Olanda, le cui autorità governative in marzo avevano bloccato la vendita in Cina di semiconduttori avanzati del produttore nazionale Asml, la più grande società tecnologica europea per capitalizzazione di mercato. In quell’occasione il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, disse che anche se queste decisioni sono di competenza nazionale, in futuro potrebbero essere prese anche a livello europeo.


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