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Prezzi dei carburanti in salita, benzina rincarata di 3,1 cent al litro (+1,65%), il gasolio di 5 cent (+2,88%). Le associazioni dei consumatori accusano: «Ennesima speculazione»

Ecco il dato ufficiale. Nei giorni scorsi la benzina è rincarata di 3,1 centesimi al litro, +1,65%. Il gasolio di 5 centesimi, +2,88%. Rincari che fanno temere un effetto sensibile sull’inflazione. Sono queste le rilevazioni settimanali della direzione delle statistiche energetiche e minerarie del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. Il ministero conduce un’accurata rilevazione quotidiana dei prezzi dei carburanti e dei combustibili più diffusi, come l’olio combustibile, il Gpl, il gasolio per riscaldamento e così via. Censisce anche le voci che li compongono.

Ogni martedì elabora il censimento e fornisce la media dei prezzi italiani della settimana precedente; per benzina e gasolio tiene conto solamente dei prezzi praticati nella modalità self service e non considera il prezzo servito. E ieri ha diffuso, come prassi, i prezzi della settimana precedente. Risultato: benzina a 1,929 euro al litro, gasolio a 1,796 euro. Questi aumenti seguono i rincari già rilevati nella settimana di fine luglio.

I FOSSILI SUSSIDIANO LO STATO

Non è vero che in Italia i combustibili fossili sono sussidiati dallo Stato. È vero il contrario: sono i combustibili fossili e siamo noi consumatori a sussidiare lo Stato. Tolte Iva e accise, in questi giorni il prezzo industriale di un litro di benzina è 85,29 centesimi, compresi tutti i tributi a monte, partendo dalle royalty petrolifere fino alla tassazione degli utili delle compagnie e dei redditi dei benzinai. Su questo prezzo industriale vanno aggiunti 1,07 euro di tributi, pari al 125% di ricarico fiscale. Nel dettaglio, sopra il prezzo industriale viene caricata l’accisa pari a 72,84 centesimi al litro; sopra tutto viene messa l’Iva al 22%, altri 34,79 centesimi.

Tolte Iva e accise, il prezzo industriale di un litro di gasolio è 85,5 centesimi, cui vanno aggiunti 94,1 centesimi di tributi, pari al 110% di carico fiscale. Nel dettaglio, sopra il prezzo industriale viene caricata l’accisa pari a 61,74 centesimi al litro; sopra tutto viene messa l’Iva al 22%, altri 32,39 centesimi.
Così nelle casse dell’Erario, nei primi sei mesi del 2023, gli italiani hanno versato 18,6 miliardi di euro, 2,9 miliardi in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno che fu caratterizzato dalla riduzione di accise a partire dal 22 marzo 2022. Inoltre, lo spostamento dei volumi dal gasolio alla benzina, dovuti anche alla progressiva ibridizzazione del parco auto, nel primo semestre ha comportato un maggior gettito fiscale.

PERCHÉ RINCARANO I PREZZI DEI CARBURANTI

Il prezzo viene regolato ogni mattina dalle diverse compagnie e dai diversi benzinai in base alle differenti politiche commerciali. La base viene data dal listino Platt’s alla voce del Cif Med, cioè il prezzo franco consegna per l’intera area mediterranea.

Le oscillazioni sono formate dalle spinte della domanda e dell’offerta, dai meccanismi speculativi, dalle operazioni di compravendita dei grandi trader internazionali, dall’andamento industriale e degli impianti produttivi. E anche dal valore del greggio, anche se in modo secondario e indiretto.

In genere, la benzina rincara all’inizio dell’estate, quando comincia la domanda per gite e vacanze. Il gasolio aumenta all’inizio dell’autunno, quando le case di tutto l’emisfero nord riempiono le cisterne in vista della stagione fredda.
In queste settimane, secondo l’Unem, cioè l’associazione delle compagnie petrolifere, i rincari registrati sui mercati internazionali sono dovuti a una serie di fattori contingenti. Tra questi il calo delle scorte negli Usa e la fermata di alcune raffinerie europee, in particolare in Germania, Olanda e Romania. A fronte di una domanda abbastanza sostenuta che sta alimentando le tensioni sui mercati spot.

L’INDAGINE ANTITRUST SUI PREZZI DEI CARBURANTI

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (soprannominata Antitrust) nei giorni scorsi ha concluso l’indagine conoscitiva avviata in gennaio sull’andamento dei prezzi dei carburanti in seguito ai forti rincari dei listini scattati dal marzo del 2022. Erano nel mirino Eni, Esso, Ip, Q8 e Tamoil. L’Antitrust, con la Finanza, ha ispezionato anche le sedi delle compagnie. E le conclusioni smentiscono buona parte dei luoghi comuni contro benzinai, petrolieri e speculatori. «Le tensioni di prezzo registrate dal 2022 in avanti sono da ricondursi in via preminente a eventi eccezionali di tipo internazionale. Rispetto ai quali la possibilità di efficaci interventi antitrust è giuridicamente difficile da configurare, tanto meno a livello nazionale».

I TABELLONI DEI PREZZI

Sui rincari non ha avuto alcun effetto l’esposizione del prezzo medio regionale, una misura che è stata imposta dal primo agosto per legge.
Da una settimana, infatti, i benzinai hanno l’obbligo di esporre all’interno dei punti vendita carburanti un nuovo cartello indicante il prezzo medio “regionale” se si è sulla viabilità stradale, “nazionale” su quella autostradale. L’obiettivo è permettere al consumatore una scelta consapevole.

CONSUMIAMO DI PIÙ

I consumi petroliferi italiani hanno chiuso il primo semestre 2023 con un aumento della domanda spinto dalle auto e dai voli aerei. Insieme hanno superato di oltre 600mila tonnellate i consumi dello stesso periodo del 2022. La benzina, che nel semestre è ammontata a poco più di 3,9 milioni di tonnellate (+7,4%, +270mila tonnellate), probabilmente a fine anno supererà gli 8 milioni di tonnellate, cosa che non accadeva dal 2013. Il gasolio motori è risultato in lieve calo (-0,9%) non per le auto (+1,6%) bensì per il calo dei distributori interni alle aziende di trasporto e logistica (-5,2%).

CONSUMATORI INFEROCITI

Arrabbiatissime le associazioni dei consumatori. Una fra le più rappresentative è l’Unione nazionale consumatori: «Stangata vacanze! Ennesima speculazione sull’esodo degli italiani, in viaggio per andare in villeggiatura – dice il presidente Massimiliano Dona – In una sola settimana un pieno da 50 litri costa 1 euro e 56 cent in più per la benzina e addirittura 2 euro e 52 cent per il gasolio. In sole due settimane, quelle cruciali per chi sta andando in ferie, un litro di benzina costa quasi 7 cent in più, con un rialzo del 3,5%, pari a 3 euro e 26 cent per un pieno, mentre il gasolio è rincarato di quasi 9 cent al litro, con un balzo del 5,1%, pari a 4 euro e 34 cent a rifornimento, 104 euro su base annua».


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