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Feuromed 2023

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Combattere il divario, un piano d’azione per il Sud. L’obiettivo è di completare le opere avviate o in fase di progettazione relative alle reti ferroviarie e stradali oltre a quelle dei vari Hub logistici


È stato davvero un incontro interessante quello svoltosi lo scorso 9 febbraio a Catanzaro promosso dalla Banca Centro Calabria. Un incontro in cui è emerso, in modo davvero indiscutibile, ciò che, circa un anno fa, fu sancito nella Carta di Napoli prodotta dal primo Festival Euromediterraneo (FEUROMED) svoltosi a Napoli. E cioè tutti gli interventi hanno espressamente fatto emergere una “nuova narrazione” sulla realtà meridionale, sul Mezzogiorno.

Il Direttore Napoletano, nel suo ruolo di moderatore dell’incontro che ha affrontato il tema della ZES Unica, lo ha più volte ricordato. Perché in realtà ogni intervento ha messo in luce una carica di volontà mirata a ribaltare approcci ed interpretazioni di un Mezzogiorno “rassegnato”.
In modo particolare in tale incontro è emerso che la Regione Calabria e, soprattutto, gli operatori dell’intero comparto produttivo, non credono assolutamente nell’ottimismo della speranza. Ma sono fiduciosi solo nell’ottimismo della ragione. E per questo hanno, giustamente, paura che all’annuncio di una linea strategica non faccia seguito l’attuazione concreta della stessa linea strategica.

IL DIBATTITO

Ricordo sinteticamente alcuni passaggi dei vari partecipanti al dibattito. E comincio con quello del presidente della Banca Centro Calabria Giuseppe Spagnuolo che, giustamente, ha ribadito che una soluzione di continuità tra un processo finalmente attivato con le passate ZES e quello che sarà definito in questi giorni con la nuova impostazione, comprometterebbe la intera economia calabrese. In realtà, ha precisato Spagnuolo, una stasi temporanea comprometterebbe la serie di aspettative che, anche se con ritardo, stavano diventando concrete.
Altro intervento incisivo è stato quello del Presidente di Confcooperative Calabria Camillo Nola. Lui ha ricordato con forza il ruolo e la rilevanza strategica del comparto agro alimentare dell’intero Mezzogiorno. E la evoluzione imprenditoriale che, proprio in questo ultimo periodo, sta avvenendo nella Regione Calabria.

L’assessore regionale Varì ha esposto la carica programmatica che la Regione sta portando avanti e i concreti segnali positivi di una simile scelta. Ed anche lui, come il presidente Spagnuolo, ha precisato che sarebbe davvero pericoloso se si annullasse il lavoro apprezzabile portato avanti dal Commissario Romano.
Poi ci sono stati tre interventi da cui è emersa la convinta volontà di ribaltare subito ogni approccio negativo a ciò che sta diventando la base produttiva della Regione. Gli interventi del presidente della Unindustria Calabria Ferrara, di Alessandro Zanfino presidente di Fincalabria e di Andrea Agostinelli presidente del Sistema portuale dei mari Tirreno Meridionale e Ionio, (al cui interno c’è il porto di Gioia Tauro). Questi hanno tolto ogni dubbio alla gratuita accusa di rassegnazione di questa terra.

Il Presidente Ferrara ha ribadito la necessità di dare la massima continuità all’operato del Commissario Romano. Ma soprattutto di coinvolgere, in questa delicata fase, i responsabili del comparto industriale. La Struttura tecnica di missione della ZES Unica, ha ribadito Ferrara, devono necessariamente interagire con chi è il diretto operatore. Un mancato coinvolgimento incrinerebbe o ritarderebbe il Piano che, proprio in questa fase, dovrà prendere corpo.
Il presidente Agostinelli ha non solo ricordato cosa sia il porto di Gioia Tauro, ha fatto bene a raccontarlo perché in tal modo ha arricchito la “narrazione positiva” del Mezzogiorno e quanto sia necessario fare per evitare che qualcuno possa ridimensionare la rilevanza strategica di un HUB logistico che ci invidia il mondo.

L’INTERVENTO DELLO STATO NEL MEZZOGIORNO

Questo ampio dibattito è stato preceduto da una vera lezione magistrale del presidente dello Svimez Adriano Giannola. Una di quelle lezioni in cui si espongono e si analizzano le positività e le negatività di un processo, quello dell’intervento dello Stato, nel Mezzogiorno. Un intervento che, proprio dall’analisi dei dati statistici, fa emergere quanto sia stata minima la crescita. E addirittura, quanto lo stesso Stato sia stato inerme di fronte alla decrescita.
Ma oltre alla encomiabile interpretazione delle varie fasi che hanno caratterizzato l’operato dello Stato mi ha colpito un allarme che il presidente dello Svimez ha prospettato nel suo intervento. “C’è un rischio che la ZES Unica – ha dichiarato Giannola – possa diventare la base per un compromesso con l’Autonomia differenziata delle Regioni del Nord”. Cioè possa diventare un tentativo per bilanciare ciò che sta emergendo dal Parlamento sulla norma relativa all’Autonomia differenziata. Con un impianto organico delle 8 Regioni del Sud. A mio avviso questo rischio è possibile. Ed è un rischio perché sarebbe un confronto non paritetico e, soprattutto, darebbe origine ad una frantumazione dell’intero sistema Paese.

Il mio intervento, invece, ha, innanzitutto, ridimensionato le preoccupazioni sollevate dal presidente Ferrara, dall’assessore Varì e dal presidente Spagnuolo sulla continuità del processo attivato dal Commissario Romano. Ed ho letto sia la dichiarazione del Ministro Raffaele Fitto che quella dello stesso Romano che riporto di seguito.
Il Ministro Fitto ha proprio ultimamente precisato: “Con i Commissari si è instaurata una leale collaborazione che nei prossimi giorni prevederà appositi tavoli bilaterali tra la struttura di missione e i singoli Commissari straordinari per esaminare, nel dettaglio, le peculiarità delle singole aree”. Mentre il Commissario straordinario di Campania e Calabria Giosy Romano ha precisato: “Possiamo ripartire applicando alle richieste di autorizzazione presentate entro fine 2023 le vecchie norme e a quelle arrivate nel 2024 le nuove procedure dettate dal Decreto Legge Sud. Intanto avremo incontri bilaterali con la struttura di missione per far emergere eventuali criticità. E far sì che dal primo marzo questa possa assumere tutta la gestione”.

Poi ho ricordato un evento che ho vissuto direttamente in Calabria nel lontano 1975. Io lavoravo alla Cassa del Mezzogiorno. E seguivo con altri colleghi i lavori dei tre aeroporti che in quel periodo stava realizzando la Cassa del Mezzogiorno: gli aeroporti di Pescara, Bari e Lamezia. E il presidente della Cassa Gabriele Pescatore insieme al professor Pasquale Saraceno (allora consigliere di amministrazione della Cassa) vennero a Lamezia per una visita ai lavori dell’aeroporto.
Pasquale Saraceno fu intervistato dalla RAI. E mi rimasero impresse queste sue dichiarazioni: “Quando ho incominciato ad interessarmi di questa realtà che chiamiamo Mezzogiorno, in realtà nei primi anni cinquanta, il reddito pro capite di questa realtà territoriale si aggirava su un valore di 160.000 lire (8.000 euro). E nel 1975 dopo venticinque anni di attività della Cassa del Mezzogiorno tale valore aveva raggiunto la soglia di 180.000 lire (9.000 euro). Cioè una crescita molto bassa. Ma vi erano due altri indicatori preoccupanti: la disoccupazione che negli anni ’50 superava il 55 – 60% e nel 1975 era rimasta praticamente uguale e, soprattutto, era rimasto invariato il costo del denaro o meglio l’accesso al credito”.

UN’AZIONE ORGANICA PER SUPERARE LA DECRESCITA DELLE REGIONI. LA PROPOSTA DI UN PIANO D’AZIONE PER IL SUD CONTRO IL DIVARIO

Pasquale Saraceno in realtà era avvilito in quanto l’unico dato positivo, dopo 25 anni, fosse stato solo il non peggioramento di tali dati. “Forse, ribadì Pasquale Saraceno, la grave emergenza non si risolve affrontando le emergenze nelle singole realtà territoriali. Ma occorre un’azione organica per superare quella decrescita che le appena nate Regioni soffrono proprio in queste aree del Sud”
Oggi è senza dubbio cresciuto il reddito pro capite siamo ad un valore pari a 17.000 – 18.000 euro. Ma nel Nord, in città come Varese, il reddito pro capite ha raggiunto la soglia di 38.000 euro. Quindi questa esigenza di organicità, questa esigenza di aggregazione era stata invocata cinquanta anni fa da Pasquale Saraceno.

UN PIANO D’AZIONE PER IL SUD CONTRO IL DIVARIO

Ho quindi riproposto quanto anticipato poche settimane fa sulla opportunità di dare immediato avvio ad un action plan che porti a compimento intanto le opere avviate o in fase di progettazione relative alle reti ferroviarie e stradali ed a quelle dei vari HUB logistici (porti interporti ed aeroporti). Seguendo un simile approccio – un piano d’azione per il Sud che riduca il divario – forse potremmo regalare al Mezzogiorno, finalmente, due occasioni vincenti:

• Il quadro delle reti chiave necessarie per attrarre davvero nell’impianto territoriale della ZES Unica iniziative produttive perché supportate da un quadro programmatico certo; programmatico certo in quanto supportato da un Piano fonti – impieghi in grado di essere garantito dall’organo centrale e dalle 8 realtà regionali (Fondi FSC)

• Un organismo come la struttura tecnica di missione della ZES Unica supportata sia dai Commissari uscenti, sia dalle strutture delle 8 Regioni, sia dalle strutture competenti dei Dicasteri, in grado di diventare catalizzatore di un progetto che ha un costo globale stimato pari a circa 60 miliardi di euro e di cui allo stato si dispone di un impegno programmatico di circa 30 miliardi di euro


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