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Palazzo Chigi

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C’è un verme solitario (chiamiamolo Nord ladrone) che è uscito dalla pancia del maiale e si è infilato indisturbato nell’organismo contabile della
Repubblica italiana. Ha un’infezione virulenta (Spesa Storica) e si nutre quotidianamente di risorse pubbliche. Ha sempre più fame, vuole sempre più soldi, toglie sistematicamente agli altri (chiamiamoli Sud povero) perché ha sempre più bocche da sfamare.

A differenza del maiale l’Italia non riesce a espellere il suo verme solitario e si scopre sempre più esangue, ha mal di pancia, nausea, vomito, ha un’economia debilitata, profondamente diseguale. A volte si domanda perché succede tutto ciò e non è in grado di darsi una risposta e, quando qualcuno cerca di aiutare a capire, allora non vuole sentire o preferisce dire che non è vero.

La realtà è che da quando si è deciso di finanziare con la spesa pubblica l’assistenzialismo delle Regioni predone del Nord e si sono sottratte decine e decine di miliardi l’anno di investimenti pubblici per infrastrutture di sviluppo nelle regioni meridionali noi, non l’Europa, non i mercati, abbiamo deciso di condannare l’Italia nel suo complesso alla progressiva marginalizzazione economica.

Abbiamo regalato ai ricchi, per soddisfare clientele fino al punto che la Regione Piemonte spende per gli stessi servizi generali cinque volte di più della Regione Campania con un milione e mezzo in meno di abitanti, e abbiamo tolto lavoro e crescita al Mezzogiorno, indebolito il ceto medio, allargata a dismisura la platea dei poveri. Abbiamo sottratto, di conseguenza, ai prodotti di mercato del Nord produttivo (che non ha nulla a che vedere con i carrozzoni regionali) il suo principale mercato di consumo interno.

Abbiamo messo fuori gioco l’Italia che, non a caso, vanta i due unici territori europei, Nord e Sud, che non hanno ancora raggiunto i livelli pre-crisi del 2008.

Questo Paese aspetta da almeno dieci anni (legge Calderoli, 2009) la sua operazione verità sulla ripartizione territoriale della spesa pubblica e una manovra di bilancio che metta al centro gli investimenti pubblici nel Mezzogiorno. O si fa questa manovra o si continuerà a galleggiare in acque sempre più agitate e, prima o poi, la barca italiana imbarcherà tanta di quell’acqua da mandare alla deriva il Sud e consegnare il Nord su un piatto d’argento a francesi, tedeschi e cinesi. O si convincono i Governatori di Lombardia e Veneto a chiedere scusa ai loro cittadini riconoscendo che hanno mentito per coprire le loro colpe e i loro appetiti assistenziali o non c’è nessuna speranza di ripartire davvero. Per questo, aspettiamo la manovra vera.

La chiamano piano per il Sud, noi preferiremmo che si chiamasse piano per l’Italia. Ci devono essere soldi (veri) e uomini e strutture capaci di spenderli per fare ciò che serve.


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