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Per gli eredi di Saraceno e Pescatore giornata densa di significati. Non era mai accaduto che un presidente del Consiglio intervenisse alla presentazione del rapporto annuale della Svimez. Questa volta Giuseppe Conte è venuto e ha richiamato gli “straordinari tessitori dell’interesse nazionale” negli anni della Ricostruzione. Ha sottolineato quelle loro “intuizioni” che coglievano il valore dell’interdipendenza tra Nord e Sud e regalarono il miracolo economico a tutti gli italiani. Ha detto chiaro e tondo che questa è la strada di oggi come allora perché “se riparte il Sud, riparte l’Italia”. Altrimenti, lo aggiungiamo noi, gli egoismi miopi secessionisti ci consegnano due Italie indebolite e l’unico Paese europeo che non ha ancora raggiunto i livelli pre-crisi. Ho sentito il Presidente del Consiglio scandire che “al Sud risiede circa il 34% della popolazione italiana, ma la quota di risorse ordinarie destinate agli investimenti nelle Regioni corrispondenti si attesta costantemente al di sotto del 30% nell’ultimo ventennio”.

Ascolto e guardo Adriano Giannola, presidente della Svimez e maestro di economia nei miei esordi giornalistici napoletani, lo ritrovo impeccabile come sempre e mi scappa un sorriso. Siamo partiti con questo giornale poco meno di sette mesi fa e abbiamo lanciato insieme l’operazione verità. Lo scippo di spesa pubblica da 60 miliardi l’anno del Nord al Sud che abbiamo documentato con i dati dei Conti Pubblici Territoriali e l’accademia sempre poco ringraziata di Mariella Volpe. Siamo saliti sulla vetta del luogo comune italiano secondo cui il Sud vive sulle spalle del Nord mentre è vero l’esatto contrario e abbiamo fatto rotolare a valle il macigno della verità.

Non so se ritornerà mai davvero la stagione della coerenza meridionalista del trentino De Gasperi, sarebbe il regalo più bello che l’Italia potrebbe fare a se stessa, ma l’operazione verità, caro Adriano, ha funzionato. Ha buttato giù tutti gli steccati dell’egoismo nordista, è cambiato il vento, in tanti si sono svegliati dal letargo e parlano oggi di Mezzogiorno scippato.

Si è cominciato a prendere coscienza di qual è il vero male italiano e si parla finalmente di riequilibrio di spesa sociale e di investimenti tra Nord e Sud. Questo è il manifesto per l’Italia che ha mosso all’unisono il nostro giornale e la Svimez. L’itinerario indicato da premier e ministro del Mezzogiorno per cui “tutti i programmi pubblici di investimento attribuiscano ex ante risorse proporzionali alla popolazione” è quello giusto. Però, c’è un però. Perché tutto ciò diventi realtà bisogna che l’aria cambi non solo nell’opinione pubblica ma anche nelle sale macchine dei soggetti pubblici economici controllati dal Tesoro della Repubblica italiana. Cdp, Rfi, Ferrovie, Anas, solo per fare qualche esempio, non c’erano ad ascoltare il rapporto annuale della Svimez e neppure l’intervento del Presidente del Consiglio. La ripresa di politiche industriali coraggiose e di investimenti pubblici hanno bisogno di uomini di governo che escano dal mondo delle favole (la bomba sociale di Taranto fa paura) e di capi-azienda capaci e motivati che vivano la scommessa del Mezzogiorno come la priorità della loro azione. Chi li ha visti?


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