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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro Roberto Gualtieri

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CURA Italia, 17 marzo 2020. Previsti 36 decreti attuativi, ne restano ancora da fare 19. Decreto Liquidità, come dice la parola, soldi cash da versare sui conti correnti di persone e imprese, tre mesi di vita: 12 decreti attuativi, 8 ancora da fare, soldi visti pochi o niente. Particolare illuminante: i due decreti che riguardano i damerini della Sace, assicuratori entrati nella storia mondiale dei grandi pacchi di Stato a favore dei Soliti Noti, non si sono ancora visti. Decreto Rilancio. Previsti 103 provvedimenti attuativi, fino ad oggi ne restano ancora 77 da adottare.

Tenetevi pronti per il lotto: sulla ruota del crack italiano giocateci i numeri del terno 19, 8, 77 e metteteci sotto il faccione del ministro del tesoro Gualtieri con a fianco il suo fidato direttore Rivera. Se volete capire perché l’Italia è bloccata, perché siamo sempre gli ultimi anche nelle catastrofi, quei pochi numeri (19, 8, 77) sono un atto di accusa senza appello per chi ha oggi la responsabilità della politica economica di questo governo e per chi è a capo della macchina burocratica della Repubblica italiana che riguarda tutti i ministeri. Parliamoci chiaro. Chiunque abbia un po’ di sale in zucca davanti alla Grande Depressione mondiale che è qualcosa di infinitamente superiore alle due grandi crisi internazionali che hanno prodotto in Italia danni superiori a quelli di una terza guerra mondiale persa, avrebbe evitato anche semplicemente di ipotizzare una produzione legislativa così bizantina e così inattuabile. Qualcosa di terribilmente insopportabile in tempi di pace diventa oggi la pietra tombale di ogni speranza di rinascita di un Paese che già partiva molto svantaggiato rispetto alle principali economie occidentali.

A questo disastro assoluto se ne aggiunge un altro addirittura di livello superiore. La fidata coppia, che si presume viva ben protetta su Marte altrimenti sentirebbe almeno il fuoco della terra, al posto di gettare olio sull’ingranaggio arrugginito continua a gettare acqua nel motore pubblico della macchina italiana. A tre milioni di dipendenti pubblici che sono a casa senza aver avuto un computer e lo hanno “rubato” ai figli fino a qualche giorno fa impegnati nella didattica a distanza e che hanno giocoforza fornito la prova di “efficienza” certificata dai tre numeri del lotto, si vuole dare come premio lo smart working fino all’anno prossimo continuando a tenere chiusa l’economia con l’evidente finalità di farla implodere.

Non c’è un sindacalista che non sia consapevole dell’abnormità di questa scelta, ma non se ne trova uno disposto a dire in pubblico quello che pensa per non contrastare impiegati statali ai quali questa situazione con lo stipendio che va e che viene sta molto bene.

È all’Italia che questa situazione non solo non va bene, ma può esserne addirittura il colpo fatale. Di peggio, forse, c’è solo il capolavoro dell’INPS dove le burocrazie in smart working che danno il meglio di sé non sono solo quelle dell’ente previdenziale più grande d’Europa, ma anche quelle regionali che superano nettamente le prime e riescono a fare sparire dal radar le richieste di Cig di oltre un milione di aziende. Questa è l’Italia peggiore, insalvabile, e a questa Italia dalla doppia, tripla morale che sa fare solo il pieno di nomine con i suoi lacchè, volevamo anche dare i superpoteri. Ovviamente li volevamo dare al più alto in grado di loro, che è il ministro del tesoro, e senza di noi e pochi altri quei superpoteri starebbero ancora lì visto il silenzio complice dei cosiddetti giornali di qualità.

A tutti questi sapientoni che danno il loro attivo contributo per il crack italiano prossimo venturo, mi permetto di ricordare che il governo tedesco ha attuato una manovra pari al 4% del suo prodotto interno lordo – 130 miliardi tra taglio dell’Iva e delle bollette, aiuti a imprese e famiglie, un bonus per ogni figlio, la più grande operazione da decenni sulle tasse – con 57 interventi e 15 cartelline. I soldi a chi dovevano arrivare sono arrivati in tempo reale, la macchina per gli investimenti è pronta a partire.

Possiamo anche fare finta di non capire, ma il problema italiano è questo e viene prima di tutto. Non c’entra l’Europa. Purtroppo, dipende solo da noi. Non c’entrano i soldi che non ci sono, ma la nostra incapacità di spenderli.


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