X
<
>

La Conferenza Stato-Regioni

Condividi:
4 minuti per la lettura

Possiamo andare avanti con questi venti Capetti che girano per l’Italia, pontificano su tutto lontano dai loro territori, e non pagano mai dazio? Possiamo accettare che hanno solo diritti e nessun dovere? La mia risposta è assolutamente no. Sono i padroni del Paese perché hanno la cassa della sanità, della scuola, dei trasporti, del turismo. Hanno la cassa di tutto.

Con l’arrivo delle Regioni e dei loro Capetti è esploso il debito pubblico italiano, ma loro non c’entrano mai nulla. Forse è esploso perché la Sinistra Padronale tosco-emiliana e la Destra lombardo-veneta a trazione leghista hanno assunto chi volevano, hanno fatto clientele di ogni tipo, hanno sprecato tutto quello che era sprecabile? Forse l’Italia è meno competitiva e più diseguale perché i Capetti del Nord in combutta tra di loro hanno tolto spesa sociale e infrastrutturale alle Regioni del Mezzogiorno? Voi che dite, prima o poi, questa incontestabile verità potrà consentire di aprire un dibattito serio in questo Paese? Sì o no? Dovrei dire più no che sì visto che se esponi questi fatti e azzardi un ragionamento di questo tipo ti dicono che sei sulla luna e che sulla terra loro,

i Capetti tutti, alla voce Fontana come a quella De Luca, non hanno mai colpe. Sono solo belli, bravi, buoni, ricchi. Un uomo del Nord che conosce la Costituzione e sa fare di conto come Tremonti aveva capito come andava a finire e aveva messo il blocco del Patto di stabilità interno. Nessuno se ne ricorda più. È stato prima più volte aggirato poi rimosso. Di fatto è saltato. Sulla sanità basta balle! È una competenza esclusiva delle Regioni e loro non fanno altro che dire che è colpa del Governo. Se in Lombardia non si è fatta medicina sul territorio, secondo voi, di chi è la colpa? Penserete della Regione Lombardia, no, vi sbagliate, è colpa dei governi della Repubblica italiana. Diciamola tutta: hanno stufato.

Siamo ai conti della storia. Il prezzo che la Dc ha pagato al PCI per dargli uno spazio di potere, dalla metà degli anni Settanta, si è tradotto in nuova spesa pubblica e è stato versato di anno in anno nelle case delle amministrazioni regionali governate dalla Sinistra fin da allora e favorite puntualmente con il trucco della Spesa Storica. Il resto, molto dopo, lo ha fatto la Lega di Bossi facendosi pagare una finta devolution in moneta sonante dal bilancio pubblico italiano nei suoi territori. Questo ha significato privilegi assistenziali di ogni tipo e ci ha portati fino al baratro di non aggiornare mai dal 2008 a oggi il piano italiano di Pandemia che pubblichiamo in esclusiva all’interno.

Come è stato possibile tutto ciò? Perché non si capisce più chi deve decidere e il comitato strategico (Ccm) è stato messo nelle mani di tre assessori della sanità del Nord (Piemonte, Toscana e Veneto) in rappresentanza di tutti gli altri. Per non fare nulla, ovviamente. Né dai territori né da Roma. Ad abundantiam i Capetti delle Regioni siccome non devono dare conto a nessuno se ne sono anche infischiati di spendere in prevenzione il 5% del fondo sanitario nazionale che reputano Cosa Loro. Basta così, la misura è colma!

Speriamo proprio che chi ha voluto riformare il titolo V, da Destra come da Sinistra, provi oggi non un po’ di rossore ma un metaforico incendio dalla testa ai piedi. Con questo pasticciaccio il Paese deve fare i conti. Perché il Covid ha messo a nudo tutte le costose ipocrisie che hanno ridotto l’Italia a fanalino di coda in Europa e ne minano la capacità di reazione alla crisi pandemica perché non si sa più chi comanda. Perché oggi la Calabria viene di fatto chiusa non perché ha un tasso di contagiosità abnorme come in Lombardia e in Piemonte ma perché anni di tagli alla sanità che ne hanno violati i diritti di cittadinanza la consegnano priva di strutture sanitarie per fronteggiare l’emergenza.

A questo conduce il circolo perverso del miope egoismo delle Regioni del Nord, le compiacenze ingiustificabili dei Capi delle Regioni del Sud, e una crescente rassegnazione al degrado della comunità meridionale. Se nemmeno il Covid ha fatto il miracolo di recuperare le ragioni di solidarietà perduta e di ritrovare lo spirito unitario del Dopoguerra vuole dire che il Paese Arlecchino deve andare in pensione. Non si può attendere oltre. Se necessario si usino i poteri speciali.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE