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Alcuni componenti del Governo con il premier Conte

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Perché Speranza e Arcuri non hanno vigilato su nulla? Perché soprattutto non fanno niente? Che cosa impedisce loro di chiamare a raccolta l’esercito e il personale medico e di fare loro un ospedale da campo in Calabria? Che cosa impedisce di mandare gli anestesisti e i rianimatori che mancano? Bisogna dimostrare che lo Stato in Italia c’è, che dà i soldi che servono per comprare le terapie intensive e rimborsare le perdite per salvare le aziende. Presidente Conte, bisogna agire subito altrimenti la situazione sfugge di mano

Errare è umano, perseverare è diabolico. Non solo non c’è stata la revoca dell’incarico a Arcuri di commissario per l’emergenza sanitaria ma addirittura si raddoppia con quella per la gestione del trasporto e della logistica dei vaccini. Siamo più vicini all’incoscienza che all’ irresponsabilità perché è sotto gli occhi di tutti che quella struttura commissariale non funziona e nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi complica, non facilita le cose. Abbiamo la netta sensazione che la Presidenza del Consiglio non abbia la piena consapevolezza che oggi la questione sanitaria della Calabria è molto più importante della sua dimensione territoriale perché è il luogo dove si dimostra che il Governo non riesce a agire pur avendo tutti i poteri. Speranza nomina un commissario a nostro avviso sbagliato dopo che chi lo ha preceduto ne aveva nominato uno ancora più inadeguato, ma oggi Speranza e il suo commissario per l’emergenza sanitaria Arcuri potrebbero fare tutto da soli. Invece non hanno visto niente. Non hanno vigilato su nulla. Soprattutto non fanno niente. Che cosa impedisce loro di chiamare a raccolta l’esercito e il personale medico e di fare loro un ospedale da campo in Calabria? È così difficile capire che qui bisogna agire subito e dare segnali concreti altrimenti la situazione sfugge di mano? A volte i problemi si risolvono da soli, Presidente Conte, e la sua indole la spinge a lasciare decantare le situazioni, ma in questo caso i problemi sono destinati a aggravarsi e a esplodere in modo deflagrante in tempi strettissimi.

Questo giornale ha sempre difeso la responsabilità nazionale rispetto allo strapotere delle Regioni con i suoi Capetti del Centro-Nord che operano come Capi di Stato ombra e hanno anche il vizio di prelevare alla fonte risorse pubbliche che toccano alle Regioni del Mezzogiorno distorcendo la spesa sociale e infrastrutturale e minando così dalle fondamenta coesione e competitività del Paese. Proprio per questo riteniamo di essere titolati ad avvisarla che se il suo Governo fallisce in Calabria non ha più titolo a ambire a quel ruolo nazionale di guida e di gestione che invece noi valutiamo fondamentale per riunire le due Italie e tornare a dire la nostra tra i Grandi del mondo. Qui, non altrove, il Governo deve dimostrare che se c’è lo Stato la musica cambia. Se in Cina fanno un ospedale da campo in tre settimane che cosa impedisce di farlo anche noi? Che cosa impedisce di mandare in Calabria gli anestesisti e i rianimatori che mancano? Bisogna dimostrare che lo Stato in Italia c’è, è forte e dà i soldi che servono per comprare le terapie intensive e salvare vite umane, ma anche per salvare le aziende altrimenti il danno certo post Pandemia è quello di un deserto industriale.

Condivida con l’opposizione e faccia uno scostamento di bilancio, ma per fare cose serie che è poi essenzialmente una. Prendere il fatturato e rimborsare al 50/75% la perdita sul conto corrente dell’impresa che avete chiuso. Si tratta di fare cose semplici non di fantasia alla Gualtieri che è costretto a rifare la manovra smentendo i suoi numeri venti giorni dopo averli raccontati a tutti con un’enfasi fuori dal mondo. Se ne è accorto perfino Crozza che abbiamo conosciuto il primo ministro dell’Economia che racconta barzellette sui numeri della finanza pubblica.

Non ne possiamo più di questo Paese Arlecchino così miope e incapace che neppure nei giorni del nuovo ’29 scopre ragioni di solidarietà, ma vuole addirittura riproporre alleanze tra Regioni ricche del Nord-Est, le quali Regioni tutte e, cioè, ricche e povere fanno uno scaricabarile con il Governo avendo come bussola non le vite umane da salvare ma il proprio gradimento. Vogliono sempre che le scelte impopolari le faccia il Governo e quelle popolari invece loro. Se, però, l’alternativa a ciò è un ministro della Salute che sbaglia tutto e non chiede mai scusa o un commissario per l’emergenza che in otto mesi riesce a fare sei, dico sei, nuove terapie intensive mentre ne servirebbero centinaia e che addirittura non si rende conto che il soggetto attuatore neppure sa di dovere attuare qualcosa, allora siamo messi davvero male.

Presidente Conte, prima pone fine a questa farsa meglio è anche perché la polveriera calabrese è già esplosa ma ora può deflagrare in un modo incontrollato. Non c’è un solo sindaco della Calabria che non chieda l’azzeramento del debito sanitario calabrese e che non può non notare che prima del commissariamento il buco era di cento milioni, ma che dopo dieci anni è tale e quale con l’aggiunta di altri due miliardi di debiti nuovi. Questo senza considerare che il debito ricevuto in eredità è anche figlio di finanziamenti alla sanità calabrese e, in genere, del Mezzogiorno indebitamente ridotti a favore delle Regioni del Nord. Per fare questa operazione verità servono uomini di governo e di macchina di ben altra tempra. Perché bisogna fare le cose e bisogna evitare che la sanità calabrese ritorni a essere sotto qualsiasi forma la greppia di intessi criminali e massonici. Non lo meritano le donne e gli uomini della Calabria che hanno fame di ospedali e lavoro. Che sono già molto arrabbiati ma lo diventeranno ancora di più se si continuerà con questo andazzo scandaloso.

Il ministro degli Esteri Di Maio e vero Capo dei 5Stelle chiede, in un’intervista al nostro giornale che pubblichiamo oggi, che il governo ascolti il Sud perché il Sud non può essere abbandonato. Siamo contenti della sensibilità rispetto al tema che è decisivo per il Paese intero, ma deve essere chiaro a tutti che senza un’autocritica esplicita su una politica assistenziale che ha fallito e senza un cambiamento in corsa della macchina pubblica e degli uomini che la guidano l’ascolto non può produrre nulla di buono. Servono risposte concrete nell’immediato per non essere travolti dalla protesta sociale e, subito dopo, una nuova architettura istituzionale che restituisca allo Stato il ruolo e i poteri che permettono di coniugare strategia e operatività. Serve l’esatto contrario di quello che hanno fatto Speranza e Arcuri in Calabria.


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