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Sottobanco pretendono e ottengono i soldi dallo Stato, con cui finanziano i loro bilanci e fanno i favori ai loro amichetti. Quello stesso Stato che saccheggiano di notte deve, però, apparire di giorno davanti ai loro elettori come il soggetto che impedisce loro di riaprire gli impianti sciistici o di fare i cenoni negli alberghi. In tempi di pandemia chi decide è lo Stato. Non si possono accettare lezioni dai Capi delle Regioni, soprattutto di quelle del Nord, di destra e di sinistra, che hanno usato per oltre dieci anni la spesa storica per saccheggiare i finanziamenti pubblici di sanità, scuola e trasporti, sottraendoli alle Regioni del Sud

Rammarico e stupore. Il controcanto quotidiano dei Capi delle Regioni ha superato il livello di guardia e appare agli occhi degli italiani sempre più per quello che è. Un inverecondo doppio gioco. Sottobanco pretendono e ottengono i soldi dallo Stato, con i soldi dello Stato finanziano i loro bilanci e fanno i favori ai loro amichetti. Quello stesso Stato che saccheggiano di notte deve, però, apparire di giorno davanti ai loro elettori come il soggetto che impedisce loro – che si autodefiniscono i più bravi del mondo – di fare riaprire gli impianti sciistici o di fare i cenoni negli alberghi delle perle delle Dolomiti e, in genere, delle nostre bellissime montagne.

Ovviamente tutto questo avviene con tanto di comunicato scritto della solita Conferenza Stato-Regioni il giorno dopo il record italiano dei mille morti da Covid 19. C’è un limite a tutto, questo limite è stato superato da un pezzo. Fanno i belli con i soldi degli altri e non perdono il vizio di demolire con protervia proprio gli altri che permettono loro di parlare. Hanno battuto cassa come sempre anche nel Ristori quater e si sono presi 250 milioni dalla Ragioneria generale dello Stato che consentono loro di pagare la rata dei mutui e di liberare le risorse per dare loro, non lo Stato, i ristori agli amici che vogliono. Ovviamente tutto questo per dire che loro sono bravi, lo Stato no, senza mai dire che sono bravi con i soldi dello Stato.

Per il trasporto locale prendono stabilmente 5 miliardi l’anno. Anche nel 2020. Ma poiché sono i padroni d’Italia si prendono altri cinquecento più trecento milioni di cosiddette compensazioni dopo avere imposto l’80% di affollamento che poi senza controlli è il 100% e avere fatto così chiudere le scuole per avere moltiplicato all’ennesima potenza la velocità di contagio. Ovviamente questo accade perché c’è un ministro della salute, Speranza, che impone il 50% alle società dei treni veloci e gli indennizzi ancora non si vedono perché se le aziende chiudono a lui non gliene frega niente, ma di far fare la cresta sulla Pandemia ai Capi delle Regioni invece sì. Non ci crederete, ma i Capi delle Regioni hanno strillato perché perdevano il gettito della lotta all’evasione e hanno avuto come sempre soddisfazione. Ovviamente che le cartelle rottamate sono andate molto bene e che le entrate hanno dato soddisfazione perché tutti quelli che potevano pagare hanno pagato alle Regioni non importa. Hanno preso e portato a casa.

Vogliamo essere molto chiari. In caso di Pandemia chi coordina e decide è lo Stato e con chi lo rappresenta al governo della Repubblica siamo durissimi perché di errori e di inadeguatezze ne ha mostrate davvero tante. Però, lezioni no dai Capi delle Regioni del Nord, di destra e di sinistra.

Hanno usato la spesa storica per saccheggiare i finanziamenti pubblici di sanità, scuola e trasporti, sottraendoli alle Regioni del Sud. Si permettono a oltre dieci anni dalla legge Calderoli di non fare né i livelli essenziali di prestazione né i fondi di perequazione per continuare a avere più di quello a cui hanno diritto. No, questo è davvero troppo.

La Regione più avanzata, la Lombardia, che vendeva la sanità alle altre Regioni, e che vendeva la sanità all’estero ha fallito in modo clamoroso perché ha spostato tutto sul privato, di cui si riconosce l’eccellenza, e ha messo da parte il pubblico non investendo sulla medicina del territorio e sugli ospedali pubblici e presentandosi priva di un’organizzazione pubblica efficiente (vedi caso vaccini).

Questa è la lezione che ci consegna plasticamente il Coronavirus. Ce ne è un’altra, però, più nascosta, ma forse ancora più importante. È la lezione che quella sanità privata (non pubblica) della Lombardia come dell’Emilia-Romagna non vuole che la sanità pubblica della Campania, della Puglia, della Calabria e così via diventi più efficiente perché le persone si farebbero curare a casa loro e finirebbe il turismo sanitario nelle regioni del Nord. Per capirci, la sola Lombardia avrebbe un buco di bilancio di un miliardo. Per questo insistiamo da tempo che non si può andare avanti con i venti staterelli e le venti sanità regionali.

Il Paese deve tornare a ragionare unitariamente per uscire dalla spirale dei miopi egoismi regionalisti che ci ha portato a essere gli ultimi in Europa. Gli italiani stanno finalmente aprendo gli occhi e cominciano a capire, i Presidenti delle Regioni no. A Bruno Vespa che mostrava i dati di un sondaggio di Noto, a Porta a Porta, che segnalava la preferenza degli italiani per un servizio sanitario nazionale non più regionale, l’ineffabile Presidente della Regione Liguria Toti ha risposto che molti degli attuali Capi delle Regioni sono stati rieletti con grande messe di voti e poi, a seguire, la solita sequela di spavaldi autoincensamenti senza mai un cenno al buco dei conti della sanità della sua Regione e la solita dose di improperi al Governo. Possiamo dire quello che ci viene proprio da dentro?

BASTA. Siete ridicoli.


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