Gli scontri tra la Polizia e i "no green pass" a Roma
7 minuti per la letturaBisogna che la mano ferma di Draghi mantenga la rotta. Che i settori tutti riaprano. Che il pubblico impiego tutto riapra. Che i negozi continuino a riempirsi di consumatori che vogliono comprare. Che la scuola resti aperta. Che il miracolo di un’Italia che fa prima e meglio degli altri quello che si deve fare prosegua. Così si smontano quelle forze oscure e i loro registi nascosti che vogliono fare rientrare l’Italia nell’incubo della pandemia. Ci sono forze e persone insospettabili in tutti i campi che ci soffiano sopra perché vogliono che l’Italia ritorni nella confusione di prima che a loro fa comodo. Bisogna risalire alla testa della catena
PENSARE che non ci sia una regia dietro quello che è successo sabato a Roma con l’attacco squadrista alla Cgil e con la Capitale messa a ferro e fuoco per ore e ore può essere una sottovalutazione pericolosa. Nessuno se l’aspettava e molti accusano la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, che di errori di sicuro ne ha commessi a partire dall’assenza di un’azione preventiva, ma proprio il fatto che tutto è stato organizzato in modo che nessuno se lo attendeva è importante.
Il fatto che è avvenuto così vuol dire di per sé qualcosa. Il fatto che nessuno ha scritto prima che a Roma il livello di allerta è molto salito e si preparano tensioni serie con movimenti organizzati deve fare riflettere. Vuol dire che ci troviamo di fronte a qualcosa che appare come improvvisato e che era invece fortemente preparato. Diciamo che per lo meno tutto era stato organizzato molto bene. Diciamo che ci sono forze che vogliono indebolire a tutti i costi questa fase di passaggio che punta alla stabilizzazione del Paese e che sta gettando le basi della sua rinascita strutturale.
Qualcuno potrà dire che è troppo, ma i dubbi ci sono e investigare su chi c’è dietro, molto dietro, è a nostro avviso obbligatorio perché bisogna risalire alla testa della catena. Noi siamo convinti che non continueranno perché la reazione è stata forte. Perché il governo prosegue con fermezza sulla strada della campagna di vaccinazione e delle riaperture che sono la sostanza della ripresa italiana da primato e la base della fiducia contagiosa che vivono gli italiani consentendo di liberare energie in tutti i campi come non avveniva da decenni. Perché il sindacato colpito al cuore ha dentro di sé la forza della mobilitazione civile e la consapevolezza profonda del momento che vive oggi questo Paese. Almeno tutto ciò lo auspichiamo.
A nostro avviso, la risposta allo sfruttamento della “folla irrazionale” dentro cui si annida la “folla criminale” non può che essere questa. Viene da pensare a quello che è accaduto tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento quando si sono confuse manifestazioni di altro tipo con manifestazione di folla operaia e quando l’anti socialismo dominava. Viene da pensare ai “pogrom”, il nome è di derivazione russa, e, cioè, agli assalti contro gli ebrei che avvenivano inizialmente nell’Europa dell’Est e che poi si sono ripetuti contro le successive migrazioni di ebrei ricchi e poveri verso la Germania. Assalti che passavano dalle vetrine distrutte agli attentati concepiti in Paesi come la Polonia e attuati in Germania durante il nazismo.
Viene da pensare, molto più di recente, al fenomeno dei gilet gialli in Francia con Parigi devastata per settimane sotto le bandiere di slogan contro i prezzi della benzina alle stelle che è stato stroncato con una linea dura che non ha conosciuto sostanziali cedimenti. È pura illusione pensare di dare una risposta razionale a un fenomeno irrazionale.
L’attacco squadrista alla Cgil contiene un avvertimento odioso al sindacato che si sta lentamente e molto saggiamente portando sulle posizioni di chi mette al centro dell’azione di governo il bene collettivo che viene prima di qualunque paura individuale, in questo caso anche immotivata, e ha la visione di lungo termine che è quella della riapertura totale dell’economia in sicurezza per dare risposte vere, non di propaganda, alle tante questioni sociali italiane. Bisogna andare avanti sulla strada del patto della crescita perché questo asciuga l’acqua dove si muovono e si moltiplicano questi pesci. Se solo appare che il coinvolgimento del sindacato è una forma di risposta a questa folla irrazionale che travalica nella criminalità è finita. Non è per questo che vai avanti sulla strada del patto per la crescita e della compattezza del governo di unità nazionale, ma perché hai già individuato tu prima, molto prima, che questa è la strada obbligata – l’unica possibile – per dare risposte vere al disagio sociale e provare a riunire le due Italie dopo decenni di miope dimenticanza.
Non c’è la bacchetta magica per risolvere problemi di questa dimensione che sono frutto di venti anni di federalismo regionale della irresponsabilità e del nuovo ’29 mondiale che mescolati insieme fanno qualcosa di terribile che non ha precedenti. Bisogna dare una risposta ferma che stronchi sul nascere questi fenomeni degenerativi fatta di prosecuzione convinta e sempre più condivisa della strada intrapresa. Che vuol dire nuove riaperture in sicurezza e capacità di spendere in investimenti produttivi con onestà e efficienza il debito comune europeo trasferito all’Italia.
Questo vuol dire dare una risposta ferma che stronchi sul nascere l’emulazione di fenomeni odiosi. Questo è il punto decisivo. Se vuoi recuperare ragioni profonde che non appartengono, peraltro, a questa piazza violenta lo devi fare dopo dando invece ora risposte immediate al disagio sociale. Qualunque anche minima apertura dialettica oggi verrebbe interpretata come cedimento e sarebbe l’inizio della fine.
C’è un’Italia della ripresa che vuole che il cammino intrapreso prosegua anche con maggiore speditezza. Che darà il suo contributo quotidiano e sarà un contributo contagioso. Questa Italia vuole che con questa ripresa salti finalmente il sistema italiano della propaganda e degli affaristi. Vuole che si riduca lo spazio per lobby grandi e piccole che ci hanno mangiato sopra e che non vogliono lasciarsi fare da parte. Il metodo Draghi della Nuova Ricostruzione di commissariare tutto quello che c’è da commissariare ridimensiona e/o azzera un sottopotere che vive dentro la melma italiana dove tutti hanno sempre ravanato qualcosa per sé, mai per il Paese. Siamo alla partita finale con quel Titanic Italia che questo giornale denuncia da tempi insospettabili e che ho messo compiutamente per iscritto in “Mario Draghi il ritorno del Cavaliere Bianco” perché volevo che restasse.
Il paradigma malato di un supertalk estate inverno dove il mondo della irrealtà e le peggiori pulsioni populiste e sovraniste sono state solleticate e riproposte a ogni ora del giorno e della notte senza la decenza di un minimo di confronto comparativo sui fatti prendendo in giro le coscienze e ignorando i bisogni delle persone per la “nobile causa” di mezzo punto in più di share. Questo paradigma malato ha generato il paradigma malato della politichetta della fuffa e della propaganda che ha portato il Titanic Italia sulle secche con mezza nave già dentro il baratro. Queste colpe appartengono alla storia e finiranno nei libri che le racconteranno con tanto di nomi e cognomi. Perché la malattia italiana un certo tipo di informazione televisiva e scritta che è anche megafono di quella televisiva non solo la racconta, ma addirittura la genera.
Questa è l’anomalia delle anomalie italiane. Tutto ciò ha portato Mattarella a giocare la carta estrema Draghi e di questo gli italiani gli saranno grati per sempre. Bisogna che la mano ferma di Draghi mantenga la rotta. Che i settori tutti riaprano. Che il pubblico impiego tutto riapra. Che i negozi continuino a riempirsi di consumatori che vogliono comprare. Che la scuola resti aperta. Che il miracolo di un’Italia che fa prima e meglio degli altri quello che si deve fare prosegua. Così si smontano quelle forze oscure e i loro registi nascosti che vogliono fare rientrare l’Italia nell’incubo della Pandemia. Ci sono forze e persone insospettabili in tutti i campi che ci soffiano sopra perché vogliono che l’Italia ritorni nella confusione di prima che a loro fa comodo. È una storia che abbiamo già visto e che non vogliamo rivedere.
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