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Una riunione del Consiglio dei Ministri presieduta da Mario Draghi

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Tutto approvato senza intoppi in consiglio dei ministri. Le norme abilitanti sull’affiancamento degli enti locali con task force di Cdp e la standardizzazione dei progetti per partecipare a bandi gara si muovono nella stessa direzione. Che è quella di assicurare che siano centratigli obiettivi strategici di ridurre le disparità territoriali, generazionali e di genere. Molti gli interventi per facilitare l’attuazione degli investimenti nelle ferrovie, nel settore idrico, contro il dissesto idrogeologico e a favore della rigenerazione urbana, assegnando le risorse e sveltendole procedure esecutive. I mille esperti da assegnare alle amministrazioni meridionali diventano minimo mille. Si costruisce insomma il futuro. Partiti e sindacati invece litigano sul passato mettendo i privilegi pensionistici al centro e brindano al fallimento del matrimonio Unicredit-Mps perché come per le pensioni credono che si possa fare debito pubblico all’infinito. Poi sul ddl Zan fanno addirittura cortocircuito

I partiti e i sindacati litigano sul passato, fanno le solite sceneggiate sulle pensioni a quota 100, 102, e così via. Quasi che avessimo decine di miliardi da fare ballare ogni anno e un debito pubblico smilzo che ci permette di fare regali a destra e a manca. Sono gli stessi partiti e gli stessi sindacati che hanno gioito tutti insieme, senza eccezioni di sorta, perché era fallito il negoziato tra Unicredit e MPS. Tutti a dire “ricapitalizziamo noi”, tanto paga Pantalone, e “non licenziamo nessuno” a Siena e dintorni, tanto l’Europa “muore” dalla voglia di farci diventare un Paese sudamericano che paga tutto in debito partendo da una quota che è appena pari al 153,5% del Prodotto interno lordo (Pil).

Anche qui, diciamocelo, gli occhi sono rivolti al passato che è un misto impossibile di nuovo debito e di nuovo assistenzialismo mentre con 5/6 miliardi, non 7/8 come si è detto, si poteva fare un’operazione di sistema seria che avrebbe consentito al Tesoro della Repubblica italiana di avere una quota significativa nella tolda azionaria del secondo gruppo creditizio del Paese e si poteva lavorare a neutralità di capitale per rafforzare sul piano interno il secondo player di sistema.

Non si trattava di tornare a due delle tre banche di interesse nazionale dei tempi dell’Iri ma di consolidare secondo le regole di mercato un sistema che non può consentirsi nuove défaillance di livello medio alto. Bazzecole, suvvia, tanto la logica è sempre la stessa: rinviamo i problemi. A scrutinio segreto sul ddl Zan i partiti danno poi ancora una volta il meglio di se stessi, questa volta da soli, mostrando disprezzo di ogni tipo di buon senso e finendo con il fare finire su un binario morto temi importanti ma vissuti in una dimensione surreale se confrontati con le emergenze economiche e sociali del momento. In un gioco di specchi tra presente e passato che misura la lontananza dei partiti dal mondo reale di oggi e di quello che verrà.

A fronte di tutto questo nefasto attivismo i partiti non dedicano un attimo della loro attenzione al decreto sulle semplificazioni del Recovery Plan che misura alla perfezione il tasso ossessivo di attenzione al futuro del governo Draghi. Tutto liscio in consiglio dei ministri. Tutto approvato senza intoppi perché la tensione è spostata sulla cabina di regia. Perché qui non c’è interesse politico. Viene da dire: meno male.

Chi pensa al futuro invece si occupa di problemi veri, non di propaganda politica. Per cui i mille esperti da assegnare alle amministrazioni meridionali diventano minimo mille. Nel senso che si è capito che ne servono molti di più e, quindi, pragmaticamente si opera. Poi una serie di interventi tecnici che denotano lo sforzo di evitare il rischio della inattuazione del programma da parte della pubblica amministrazione territoriale e centrale.

Molti gli interventi per facilitare l’attuazione degli investimenti nelle ferrovie, nel settore idrico, contro il dissesto idrogeologico e a favore della rigenerazione urbana, determinando più puntualmente l’assegnazione delle risorse e sveltendo al massimo le procedure esecutive. Stiamo parlando molto concretamente di Mezzogiorno.

Le norme abilitanti sull’affiancamento degli enti locali con task force di Cdp e di altri soggetti pubblici e la standardizzazione possibile dei progetti per partecipare a bandi gara in materia di asili nido, scuola, ricerca si muovono nella stessa direzione. Che è quella di assicurare concretamente che siano centrati gli obiettivi strategici di ridurre le disparità territoriali, generazionali e di genere. Anche qui è evidentissima la concreta attenzione a quella che una volta si chiamava questione meridionale.

Ancora: fondo rotativo europeo e molta coesione territoriale, spostamento dei progetti dai fondi strutturali alla programmazione del Pnrr con le sue procedure accelerate. Si parla, dunque, ulteriormente di Mezzogiorno e lo si fa molto concretamente occupandosi di futuro. I partiti e i sindacati si occupano di altro perché hanno la testa e gli occhi girati al passato. Anche certa politica meridionalista che fa i convegni e che anche quando le cose succedono nemmeno lo capisce. Perché come partiti e sindacati continua a avere la testa e gli occhi girati al passato.


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