X
<
>

Fornelli del gas

Condividi:
6 minuti per la lettura

Tutte le imprese energivore italiane partono da un caro bolletta del 30% in più rispetto a quelle francesi e tedesche per il carico di sistema scaricato negli anni. Se si continua così, con un record al giorno del prezzo del gas, vanno tutte a gambe all’aria. Il cumulato tra antico divario nei prezzi e nuovi rincari monstre da Covid delinea il primo problema strutturale della ripresa italiana. Se una persona competente e equilibrata come Davide Tabarelli arriva a chiedere alla Commissione europea di chiudere i mercati, non si scherza più. C’è il rischio concreto di tornare alle crisi energetiche degli anni Settanta con la differenza che allora non avevamo un debito così alto. Per evitare che il pavimento ceda e si finisca tutti in cantina a contare morti e feriti serve una politica capace di fare sistema non regali per posizionarsi in vista delle prossime elezioni. Tutto ciò nulla toglie al valore storico della prima legge di bilancio che inserisce i livelli essenziali di prestazione (Lep) parificando finalmente i diritti di cittadinanza tra Sud e Nord, vara il primo modulo di riforma fiscale dell’Irpef e fa anche molto altro di strutturale

La bolletta della illuminazione di una città italiana importante passa da 15 a 30 milioni. Tutte le imprese energivore italiane partono da un caro bolletta del 30% in più rispetto a quelle francesi e tedesche per il carico di accise scaricato negli anni su benzina, gas e petroliferi.

Se si continua così, con un record al giorno del prezzo del gas, vanno tutte a gambe all’aria e, nel frattempo, trasferiscono a valle aumenti dei prezzi dei prodotti del 10/15% facendo imbarcare al sistema altra inflazione. Le piccole e medie imprese del Mezzogiorno – già ammaccate e vigliaccamente dimenticate dal sistema bancario nazionale che ha ripreso con Patrimonio Rilancio di Cdp a fare regali a imprese di costruzioni decotte – preparano una caduta di massa sotto la tagliola a raggiera dei rincari dei prezzi delle materie prime. Il cumulato tra antico divario nei prezzi energetici e nuovi rincari monstre da Pandemia delinea il primo problema strutturale della ripresa italiana.

Tra i capricci tedeschi da filosofia del diritto sulle legislazioni imperanti nei loro territori e la più prosaica decisione putiniana di chiudere il rubinetto di Gazprom per i flussi di gas in transito dalla Germania, c’è il rischio concretissimo di tornare alle crisi energetiche degli anni Settanta. Solo che questa volta la crisi non è italiana e neppure americana, è una crisi tutta e solo europea, che fa i conti con mille ritardi e diatribe recenti fuori dal mondo della realtà.

Per un Paese come l’Italia di certo in forte risalita anche come reputazione, ma aggravato dal più pesante dei fardelli di debito pubblico europeo, può trattarsi di un colpo fatale.

A fronte di questi problemi reali assolutamente decisivi assistiamo all’agitarsi quotidiano su temi di genere e dintorni lontanissimo dai bisogni delle persone di questi giorni di nuovo ’29 mondiale. Continua la sceneggiata quotidiana sui no vax e la caccia all’ultima regalìa da mettere in manovra mescolata con ogni genere di irrealtà sul tema pensionistico che misurano insieme come meglio non si potrebbe la qualità davvero scadente del dibattito dei partiti e dei media.

Cominciamo dalla vacuità di questo dibattito attuale delle pensioni sul contributivo quando dal 2030 sarà automatico per tutti. La domanda è: di che cosa stiamo parlando se non di una piccola fascia di persone egoiste che vuole preservare o addirittura incrementare i suoi privilegi mettendoli sulle spalle di quelli che verranno dopo? Nessuno pensa a quello che si deve fare per i ragazzi di oggi che hanno contratti precari e nessuna copertura mentre il sindacato perde il sonno per quelli che vanno in pensione domani mattina o nei prossimi due tre anni? Nessuno di questi che parla o straparla tiene conto del problema generazionale e della compatibilità delle cose.

Che cosa vogliamo dire di quello che accade nelle commissioni parlamentari dove sono tutti lì, di tutti i partiti, per avere l’ultimo pezzettino salvo poi lamentarsi che non ci sarà dibattito in Senato e che la Camera dovrà approvare la manovra senza metterci becco? Vuoi fare mancare il bonus villette per le seconde case? Per carità, di regalino in regalino qualcuno avvisi questi benefattori con i soldi degli altri a partire dai capi del federalismo all’italiana, tipo Zaia, che fanno pagare dal bilancio pubblico anche la nuova pista da bob di Cortina, che anche se Draghi e Mattarella li hanno mantenuti tutti in vita il pavimento su cui volteggiano per fare i loro affarucci scricchiola per le colpe loro passate che hanno la sintesi algebrica nel macigno del debito pubblico italiano e per le incognite inflazionistiche e monetarie legate al nuovo ’29 mondiale e quelle specifiche europee legate alle difficoltà di approvvigionamento di gas dalla Russia di Putin.

Queste regalìe nulla tolgono al valore storico della prima legge di bilancio che inserisce i livelli essenziali di prestazione (Lep) per asili nido, welfare per anziani e assistenti sociali parificando finalmente i cittadini del Sud a quelli del Nord e vara il primo modulo di riforma fiscale dell’Irpef e di molto altro, ma di certo fanno molto pensare e obbligano a interrogativi angoscianti per il futuro.

Per evitare che il pavimento ceda e si finisca tutti in cantina a contare morti e feriti serve una politica capace di fare sistema che continua invece solo a posizionarsi in vista delle prossime elezioni. A partire da quella del Capo dello Stato, poi le amministrative comunali con una serie di sindaci importanti da rinnovare e poi le politiche. Rispetto alla realtà prevale la realtà percepita che è quella di una gran confusione dove le maestrine della mattina del talk italiano e gran parte dei conduttori di quelli della sera hanno sostituito il copione del palcoscenico al camionista no vax che discetta sui vaccini e dà lezioni di scienza al Bassetti di turno il copione del professore no vax costretto alla fame e loro che gli urlano sopra che ha torto, che sbaglia con lo stesso tono di voce con cui chiedevano al ristoratore di “io apro” che andrà ad assalire la sede della Cgil non come fa la matriciana ma perché vale o non vale il vaccino.

Fanno finta di ascoltare le parole di Mattarella ma sono sempre loro. Danno la tribuna che gli fa gioco al professore che vuole scegliere il suo vaccino mentre un popolo intero di “fessi” si è preso quello che gli hanno dato. Non hanno gli strumenti culturali questi signori del talk per capire che cosa significano la Pandemia globale e il nuovo ’29 mondiale, che cosa significa fare informazione in questi giorni. Figuriamoci se hanno la minima coscienza del fatto che una persona di assoluta competenza e di grande equilibrio, come Davide Tabarelli, arriva a chiedere alla Commissione europea di chiudere i mercati, sì avete capito bene, di bloccare le negoziazioni di gas perché stiamo per saltare tutti per aria. Avrebbero dovuto studiare un po’ di più, ma su questo non c’è pericolo. Mi chiedo che cosa succederà quando i nodi della grande crisi globale verranno al pettine. L’ipotesi più realistica è che qualcuno prenderà i forconi e li andrà a cercare. Consigliamo loro di non farsi trovare.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE