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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in raccoglimento di fronte alle bare dei migranti morti

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La presenza rumorosamente silenziosa del Capo dello Stato a Crotone è in sintonia con un popolo che sa che cosa vuol dire emigrare per disperazione. Tutti hanno conosciuto la forza di una società che unisce umanità e futuro, oscurata nell’immaginario da una criminalità che magistrati di valore stanno annientando come non avviene in altre parti del Paese. Tutti hanno visto un presidente della Regione, Occhiuto, che mostra sul campo sensibilità che non hanno servitori dello Stato suoi referenti rivelatisi privi di umanità. Mattarella esprime l’anima di un Paese che sa commuoversi e aiuta Giorgia Meloni nella sua azione di presenza internazionale in Africa e in India partendo da una sfida che riguarda le due sponde del Mediterraneo centro di sopravvivenza non solo economico ma civile dell’Europa. L’ancoraggio di Mattarella al cuore della nuova Europa solidale e delle nostre alleanze storiche è prezioso per il successo della Meloni

Dietro le bare della strage di Cutro il mondo intero ha potuto scoprire la “normalità” di un popolo calabrese e delle sue istituzioni che hanno dato insieme una prova di umanità e di civiltà che appartengono alle comunità operose che non si nascondono perché conoscono il patrimonio di sofferenza degli ultimi e il senso profondo della solidarietà.

Questa Calabria è un esempio per tutti di che cosa significa coesione. Smentisce i peggiori stereotipi e ci racconta che cosa significano davvero umanità e futuro. Che cosa significano messi insieme la partecipazione attiva alla sofferenza e il primato europeo dell’intelligenza artificiale che è dell’Università della Calabria e del suo polo industriale di alta tecnologia. Qualcosa che si racconta troppo poco perché tutto è oscurato da una piaga vera di criminalità organizzata che magistrati di valore assoluto stanno annientando come non avviene in altre parti del Paese.

Questo popolo calabrese ha conosciuto nella sua storia personale, lo porta impresso sulla pelle dei singoli e dentro tutte le sue famiglie, il peso della emigrazione che è fuga dalla povertà, dalla paura e dal dolore. Questo popolo sa immedesimarsi in questa tragedia umanitaria di chi scappa dalle bombe e dalla miseria dell’altro Sud del mondo molto di più di popoli che questi fenomeni li hanno visti solo raccontati e di servitori dello Stato che hanno perso il senso dell’umanità e la ragione fondante del loro lavoro. Dietro ogni cero e ogni fiore, dietro ogni preghiera, lettera e pensiero si è vista la solidarietà composta, partecipata, non urlata, e per questo vera, del popolo calabrese. Che è la partecipazione di chi conosce questo miscuglio terribile di sofferenza e disumanità come un fenomeno reale, non come una telenovela radical chic.

L’arrivo di Mattarella e la sua presenza rumorosamente silenziosa a Crotone sono in sintonia con un popolo che ha capito e che soffre perché ha nel suo dna la memoria di che cosa vuol dire emigrare per disperazione. Questa manifestazione di popolo che apparirà a chi non sa una piacevole sorpresa, viene da una regione che è sbrigativamente considerata terra di ’ndrangheta e di malaffare. Tutti hanno potuto vedere e conoscere la forza positiva nettamente maggioritaria di una società sana e hanno visto all’opera un presidente della Regione, Roberto Occhiuto, che si è rivelato sul campo di sicuro più bravo dei suoi referenti istituzionali nazionali dentro una solidarietà operosa che è stata la cifra autentica dell’intera Calabria in questa tragedia.

La presenza di Mattarella rende giustizia a queste vittime e esprime al massimo livello istituzionale l’anima profonda di un Paese che sa ancora commuoversi. Questo non vuol dire, diciamolo chiaro, fare buonismo d’accatto, ma partecipare a una dinamica che è parte di questa tormentata fase storica.

È certo che non possiamo risolvere noi il problema della emigrazione dalla guerra e dalla povertà e che la bella addormentata Europa si deve svegliare in fretta, ma il fatto che non possiamo risolvere noi questo problema non può voler dire che se gli altri non fanno niente anche noi non facciamo niente.

Quella presenza di Mattarella significa porsi davanti a una sfida che abbiamo tutti e che riguarda le due sponde del Mediterraneo che è oggi il centro di sopravvivenza non solo economica ma civile dell’Europa intera. Come peraltro è stato fin dall’antichità. Il Mediterraneo è una delle culle della civiltà mondiale che è una civiltà di emigrazione e di spostamenti di popoli. Questa prova di umanità di Mattarella ieri a Crotone è un aiuto concreto a Giorgia Meloni nella sua azione di presenza internazionale e di lavoro  importante che sta facendo sia in Africa sia in India.

Riunire la sponda Sud dell’Europa e la sponda Nord dell’Africa in un’alleanza paritetica che lasci sviluppo dove si cerca ricchezza e il lavoro con il premier indiano Modi per facilitare una pace giusta in Ucraina attraverso fermezza di principi, dialogo e diplomazia sono il cuore della proposta di politica estera del governo Meloni. Una proposta che passa sempre dal Mediterraneo, ma si può vincere solo partecipando alla guida del processo europeo dove la storia ci colloca tra i Paesi Fondatori allargando il nostro potere di attrazione ai Paesi dell’Est guadagnandone in peso e credibilità. Anche qui l’ancoraggio di Mattarella fortissimo e riconosciuto al cuore profondo della nuova Europa solidale e delle nostre alleanze storiche può essere prezioso per il successo della Meloni.


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