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Ma voi lo sapete che Napoli è bella? Chiedeva Mister Spalletti a chi gli stava davanti. Dicendo la più strepitosa delle verità e spiegandola a modo suo: perché chi viene da fuori è folgorato, ma chi la vive e conosce da sempre potrebbe non percepirne fino in fondo la bellezza. Potrebbe non capirlo. Potrebbe non averne coscienza. Anche questo c’è tra i grandi meriti di uno scudetto vinto da una squadra di campioni con il migliore allenatore italiano.

In questo scudetto ci sono la lungimiranza e la programmazione che esprimono al meglio la competitività  del sistema Napoli con un imprenditore dell’intrattenimento e dello sport  da Oscar, Aurelio De Laurentiis, una nuova amministrazione guidata da Gaetano Manfredi che restituisce alla città il valore della visione e dell’organizzazione e un ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che con la sua azione quotidiana  testimonia che cosa può fare la differenza nella valorizzazione di uno dei più grandi patrimoni del mondo.

Ai nostri occhi questo scudetto, lo abbiamo già detto ma ci piace ripeterlo, è la storia di una società e del suo patron che vince dimostrando come si fa economia nel calcio, lasciando indietro di gran lunga società blasonate con proprietà oscure e divorate dai debiti. Questa storia dello scudetto del Napoli è la storia dello scudetto dei conti di una società che vive l’antico rapporto con il suo territorio e lo fa con una gestione di impresa efficiente che non deve rispondere alle ingordigie dei mercati ma al suo territorio e alla sua città.

Fa parte di quel mondo capovolto dove il Sud diventa Nord che raccontiamo da un po’ in assoluta solitudine e avendone continue conferme. È esploso il desiderio di Napoli nel mondo e chi viene a visitarla può muoversi con una metropolitana efficiente piena di arte, può fare scalo in un aeroporto internazionale, può raggiungerla con un treno veloce da Roma, ha a disposizione tutte le vie del  mare che portano alla stessa destinazione. Sono esplosi turismo e servizi perché c’è questo desiderio di Napoli nel mondo che non si ferma, ma anche perché molto è cambiato e molto ancora di più cambierà nel sistema dell’accoglienza e nella offerta delle sue bellezze artistiche, storiche, musicali, paesaggistiche. Un punto d’insieme davvero unico.

Napoli è la Capitale del Mediterraneo, sta lì sotto un vulcano e sopra l’Africa, con i suoi tesori di civiltà e i suoi talenti del pensiero e dell’economia, ma ancora prima oggi è il racconto di un modello organizzato che fa faville nell’ industria come nella ricerca e insieme trasmette un’emozione che ti prende e non ti lascia più. Perciò, come ha detto Massimiliano Gallo che esprime al meglio la profondità di questo talento cosmopolita, Napoli è in tutto il mondo, ma tutto il mondo è a Napoli. C’è dentro questa città, nel cuore dei napoletani e nelle viscere del suo tessuto sociale, un unicum globale di personalità che ti fa vibrare e, dentro questa vibrazione di popolo, c’è quella contaminazione naturale che permea le differenze, apre allo scambio, include culture, economie e affari.

Avete visto l’emozione negli occhi di Victor Osimhen con il popolo napoletano che osannava il suo capocannoniere della Nigeria, il Paese più popolato del Continente africano? Che cosa vogliamo dire della bellezza cosmopolita e dell’armonia di quella foto di squadra che mette insieme il capitano italiano Giovanni Di Lorenzo e grandi campioni come Mario Rui  portoghese, André Zambo Anguissa del Camerun, il giovane  Kim Min-jae della Corea del Sud, Amir Rrahmani kossovaro,  Stanislav Lobotka slovacco,  Piotr Zielinski polacco, Khvicha Kvaratskhelia georgiano, e ancora Giovanni Simeone, Giacomo Raspadori,  Matteo Politano, Alex Meret e molti altri ancora?

I carri armati russi in Ucraina hanno spezzato per sempre i fili dell’asse Est-Ovest e hanno mandato in recessione la grande Germania. Il nuovo asse strategico è quello Sud-Nord e Napoli per ragioni storiche e geografiche ne è la capitale naturale. Napoli non è più periferia ma centro del nuovo Mediterraneo espressione del mondo capovolto. Per questo abbiamo voluto fare al Maschio Angioino, nella Sala dei Baroni,  il primo festival Euromediterraneo dell’economia (Feuromed). Perché la sfida della nuova università del Mediterraneo e del nuovo capitale umano che formeranno insieme la nuova classe dirigente del grand hub energetico e industriale del futuro si vince o si perde partendo da Napoli.

Per questo abbiamo voluto un advisory board che riunisse le migliori intelligenze e traducesse nella carta di Napoli e nei suoi allegati tecnici il profilo della grande sfida che riguarda il futuro dell’Italia e dell’Europa e si gioca tra le due sponde del Mare Nostrum partendo dai primati industriali che già ci sono e costruendo l’unica crescita aggiuntiva possibile con le nuove grandi reti, lo sviluppo dell’economia del mare, l’indipendenza energetica e l’economia della pace che significa nuova occupazione di qualità e dialogo culturale, religioso, civile.

Bisogna partire da Spalletti e dalla rappresentazione che noi facciamo di noi stessi. Questo è il segreto di Feuromed e di tutto quello che stiamo facendo e continueremo a fare raccontando ogni giorno i Mediterranei dal campo con Agenzia Nova, fornendo  contributi per la nuova programmazione con la Carta di Napoli, varando la Summer School a Pollica con i migliori talenti delle migliori università italiane per formare la squadra della nuova diplomazia culturale, energetica, scientifica e quella che guiderà e consoliderà la crescita dell’economia della pace con l’integrazione tra i Mediterranei e il Sud Europa. Che nel frattempo è già diventato la nuova locomotiva europea, cosa che di per sé dovrebbe fare riflettere tutti. Per questo ci piace chiudere l’articolo mettendo al singolare la domanda di Spalletti: ma tu lo sai che Napoli è bella? Sì, noi lo sappiamo, questa è la risposta. Il mondo pure lo sa. Cambiamo il racconto di noi e il resto verrà perché lo sapremo costruire noi. Come è già avvenuto con lo scudetto e molto altro.


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