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Se Cantone raddoppia l’allarme di Melillo e parla di “numeri mostruosi e inquietanti” e di un “mercato che non si è fermato”, si prenda atto che c’è un circolo deviato in essere e che la parte più delicata è quella che non si vede. Riguarda il mercato dei dossier. In questa notte dello Stato dove tutte le vacche sono nere, e non è così, prosperano i destabilizzatori di professione del sistema e c’è anche il rischio che non vi siano solo destabilizzatori interni animati da interessi politico-affaristici, ma anche destabilizzatori stranieri che sono i servizi segreti delle autocrazie e, forse, delle democrazie nostre concorrenti. Questo rischio, tra tutti, è il più terribile.

NESSUNO, vogliamo dirlo subito, si permetta di toccare il giornalismo investigativo che è la base fondante di una professione e della democrazia. Che ai miei occhi precede le indagini giudiziarie e, a volte, le determina. Che consolida le fondamenta di un assetto giuridico democratico perché diffonde e rende pubblico ciò che il potere non vuole che si sappia. È una delle primarie garanzie costitutive per difendere la forza di un sistema sano, di una comunità civile, di un’economia che cresce e riduce le diseguaglianze, entra con la forza della verità dentro la grande questione sociale del Paese. Nessuno, però, si permetta di dire che ciò che è venuto fuori dallo scandalo delle segnalazioni sospette e degli eventuali dossieraggi riguarda l’“intendenza” della Procura Antimafia.

Emergono, se non altro, con ogni evidenza problemi organizzativi non banali, ed è evidente per tutti che il solito polverone non dovrà mai nascondere la priorità assoluta. Che è quella di costruire un sistema di funzionamento e di controlli per evitare che sostanzialmente chiunque possa usare una chiavetta e procedere secondo le sue pulsioni senza un input, un criterio, una catena di comando da cui partire o almeno rendere conto. È in gioco la tutela della sicurezza delle reti. Se Cantone raddoppia l’allarme di Melillo e parla di “numeri mostruosi e inquietanti” e di un “mercato che non si è fermato”, stiamo parlando di due grandi magistrati e di due persone serie, allora bisogna prendere atto che c’è un circolo deviato in essere e che la parte più delicata è quella che non si vede. Riguarda le lotte sotterranee di potere politico, finanziario ed economico dove evidentemente prospera il mercato dei dossier se siamo davanti all’acquisizione di un numero mostruoso di accessi per attingere informazioni riservate su protagonisti della politica, dell’economia e della finanza.

Se sono così tanti gli accessi nell’ordine di migliaia, vuol dire che a qualcuno queste informazioni interessano e che qualcuno le paga. Quelli che finanziano questo tipo di lavori sono anche quelli interessati a un ritratto dell’Italia come un Paese totalmente corrotto, marcio nelle radici, malato nel funzionamento delle sue istituzioni. Un ritratto che è funzionale ai loro interessi privati e che ovviamente non è privo di elementi di realtà.

Deve, però, essere chiaro a tutti che in questa notte nera dello Stato dove tutte le vacche sono nere, e non è così, coloro che prosperano sono i destabilizzatori di professione del sistema. In questa notte nera addirittura c’è, purtroppo, anche il rischio reale che non vi siano solo destabilizzatori interni animati da interessi politici, economici e finanziari, che perseguono con le loro lotte sotterranee di potere, ma che ci siano anche destabilizzatori stranieri che sono i servizi segreti delle autocrazie e, forse, anche delle democrazie nostre concorrenti. Questa cosa, di tutte, è la più terribile.


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