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Il Cinema Troisi di Roma

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Come da copione, quella che doveva essere, venerdì scorso, una conferenza stampa proclamata dalle associazioni di categoria per sciorinare numeri e lanciare messaggi al governo e all’industria, è finita in riunione di condominio, dove hanno preso la parola tutti, elencando una serie di “secondo me”.

Mentre Mario Lorini (presidente di Anec) riportava alla dura realtà, dicendo – tra le tante cose – che solo 5-6 film italiani su 150 hanno incassato, nel 2021, il 20% dell’intero boxoffice (gettando un enorme punto interrogativo sul peso della nostra cinematografia, assistita per 750 milioni di euro all’anno), l’attore Fabrizio Gifuni è intervenuto citando immancabilmente il Cinema Troisi di Roma, come modello per ripensare il concetto di sala in modo moderno, con la biblioteca, gli incontri con attori e registi e le retrospettive.

Tutto molto bello, se non fosse che il Cinema Troisi di Roma, gestito dai Ragazzi del Cinema America, gode di privilegi che gli altri 4000 schermi sparsi per l’Italia non hanno. Quelle retrospettive, ospitare attori e registi, la pubblicità, lo spazio per la lettura e la socialità proprie del modello “Troisi-America” hanno un costo che viene coperto dalle istituzioni, in questo caso Regione Lazio e Mibac, oltre ad enti parastatali come Siae, BNL, ecc.

Merito di Valerio Carocci, leader indiscusso, che ha fatto fortuna con la sua forte attività politica sul territorio. Per la ristrutturazione del Troisi lo Stato ha elargito 1 milione di euro, mentre la sala – considerata bene pubblico – paga soltanto il 20% del suo canone d’affitto, poco più di 2000 euro al mese a fronte dei 14000 euro richiesti per l’immobile di pregio. Di fronte ad uno sgravio di questo tipo non c’è partita: altri costi possono essere messi in bilancio.

C’è poi un aspetto affatto secondario, la concorrenza (s)leale: il Troisi non si limita ai film d’essai, ma programma film di prima visione spesso in anteprima assoluta ed esclusiva. Non paghi di tutto questo, il martedì e il mercoledì gli under 30 residenti nel Lazio possono entrare gratis. Caro Gifuni, le sembra un modello sostenibile da poter replicare 4000 volte?


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