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Mario Draghi e Ursula Von Der Layen

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Arrivano i finanziamenti europei, i tassi sono bassissimi, la domanda mondiale si sta riprendendo. La politica fiscale è espansiva, l’Italia sembra addirittura un Paese normale, agli occhi del mondo la sua reputazione è altissima. Alla guida del Paese abbiamo la persona giusta che non molla il timone e ha chiara la rotta. Bisogna consolidare le finanze pubbliche con la crescita, bisogna tornare a investire e ricostituire la coesione sociale. Guai a ripetere l’errore compiuto con la crisi finanziaria di imporre di tagliare la spesa, l’unico modo per consolidare la finanza pubblica è fare l’esatto contrario

Se venisse in mente a qualcuno di tornare all’austerità, saremmo fuori gioco. La battaglia di oggi, emergenza sanitaria permettendo, è che cosa si fa dopo. Rispondendo di fatto al super falco tedesco Schäuble, Draghi a più riprese ha indicato all’Europa la rotta e ha trovato ascolto: se si torna alle politiche rigoriste e ottuse di prima della pandemia, siamo finiti; bisogna consolidare le finanze pubbliche con la crescita, bisogna tornare a investire.

Guai a ripetere l’errore compiuto con la crisi finanziaria di imporre di tagliare la spesa, l’unico modo per consolidare la finanza pubblica è fare l’esatto contrario. Questa è la direzione di marcia obbligata.

Basta vedere quello che hanno fatto gli americani, ovviamente ha avuto un deterioramento la situazione del bilancio pubblico ma crescendo recupereranno. Non è la prima volta che il mondo si indebita. Non è solo un problema economico, ma di fiducia.

Facciamo i conti con il nuovo ’29 mondiale con il suo carico di nuove diseguaglianze. Chi produce tecnologia ha fatto soldi, chi gestisce ristoranti ha fatto la fame. Non possiamo continuare a fare le stesse cose, ma dobbiamo ricostituire la coesione sociale.

È vero che questo era già in generale un obiettivo ineludibile prima della pandemia, ma ora, dopo la pandemia, è ancora più vero.

È vero tra Nord e Sud del mondo, lo è ancora di più tra Nord e Sud dell’Italia perché se non colmiamo in un tempo ragionevole i divari territoriali interni il Paese tutto esce dal novero delle economie industrializzate.

Bisogna investire senza avere paura. Bisogna investire avendo la capacità di farlo. Bisogna investire avendo ben chiara la priorità di fare infrastrutture di sviluppo immateriali e materiali a partire dal Mezzogiorno riunificando le due Italie nelle condizioni di contesto.
Ci prenderemo dei rischi grossi continuando a fare spesa pubblica, ma se facessimo l’austerità come nel 2011 i rischi che ci prenderemmo sarebbero ancora maggiori. È servita l’austerità nel 2011 solo ad avvantaggiare la Germania, ma solo nel breve, non nel lungo termine. Più o meno è lo stesso errore che potremmo commettere in Italia se tornassimo a favorire chi è avanti, perché perderemmo per sempre il contributo alla crescita potenzialmente più grande che può dare solo chi sta più indietro.

se vuoi vendere le bibite non le puoi vendere al cimitero. Se l’economia non cresce nessuno cambia la macchina e non si comprano le Mercedes. Questo vale per Nord e Sud europei e italiani. Se c’è una crescita diffusa, aumenta inevitabilmente la produzione in loco tanto è grande la domanda inespressa che si può cambiare la faccia al Mezzogiorno.

A uno studente di economia insegnano al primo anno del corso di laurea i vantaggi del commercio: il Centro Nord si sviluppa a livello elevato, il Sud esce dal sottosviluppo, c’è vantaggio per entrambi. Bisogna solo vincere qualche egoismo, qualche resistenza ideologica, molta miopia. Serve una scossa civica del Mezzogiorno di cui parleremo meglio domani e un salto di qualità già in atto nella politica.

La Banca centrale europea ha dato due anni di respiro all’Italia. Questo è il secondo anno delle politiche monetarie che sostengono la crescita. Arrivano i finanziamenti europei, i tassi sono bassissimi, la domanda mondiale si sta riprendendo. È quasi una condizione astrale favorevole, la politica fiscale è espansiva, l’Italia sembra addirittura un Paese normale, agli occhi del mondo la sua reputazione è altissima.

Alla guida del Paese abbiamo la persona giusta che non molla il timone e ha chiara la rotta. Cerchiamo di non sprecare tutto.


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