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Piazza Plebiscito a Napoli

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Questa della comune assunzione di responsabilità è l’Italia di oggi e di domani che la politica dei partiti deve imparare a rispettare e, a sua volta, continuare a costruire. Questa è la cifra autentica del discorso di Mattarella alle alte cariche dello Stato. Nel segno dei tempi nuovi il decreto SalvaNapoli che certifica che lo Stato non fa la carità, ma sostegno allo sviluppo. Il punto di svolta è che fai sì un decreto Napoli da 1,3 miliardi in 20 anni, tanti soldi fino al 2042, ma in cambio di assunzione di responsabilità su temi impopolari e lo puoi fare perché il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, è espressione di quella nuova classe dirigente del Mezzogiorno che ha nella responsabilità il suo capitale più importante

Mattarella più che parlare al suo successore, parla al “suo popolo”. Lo fa rivolgendosi alle alte cariche dello Stato come suoi rappresentanti, ma anche come custodi e attuatori del Piano nazionale di ripresa e di resilienza. Che è il frutto della nuova Europa post Pandemia che non ripete gli errori commessi nelle altre grandi crisi. Riprende il discorso di fine anno 2020 e ci vuole dire che ce la stiamo facendo. Vuole farci capire che viviamo il tempo dei costruttori e della comune assunzione di responsabilità, ma ancora di più che questo impegno deve continuare e per questo lo consegna alla comunità dell’amministrazione e ai suoi reggitori.

Parla al sistema pubblico, per dire che siamo stati bravi e che il senso civico ha aiutato molto, che la macchina organizzativa dello Stato, la scienza e la medicina hanno funzionato, che abbiamo dato una risposta corale tra le migliori d’Europa tranne qualche nota mediatica stonata. Dentro la risposta corale ci sono il governo, le forze politiche, le Regioni, i Comuni, i soggetti sociali, qualcosa che ha tenuto ma che deve imparare a tenere nel medio termine.

Ricorda i divari territoriali e gli elementi di struttura che servono per superarli. A differenza di una parte del sindacato che indulge alla piazza della politica sa dove i bisogni reali sono più forti e dove la questione sociale va affrontata e risolta. Sottolinea i buoni risultati nella campagna di vaccinazione e nella ripartenza dell’economia, ma ricorda le diseguaglianze e la necessità di costruire modelli sociali più equi. Soprattutto, però, Mattarella vuole fare prevalere le ragioni della speranza su quelle della rassegnazione. Che non significa sottovalutare i problemi e le fragilità, ma assumere un abito mentale capace di misurarsi con le difficoltà superandole.

Questo deve essere lo spirito della Nuova Ricostruzione. Questo è il passo operativo che può consentire la riunificazione delle due Italie. Di questo New deal italiano Mattarella è la levatrice e Draghi è al tempo stesso l’architetto politico e il capo cantiere. Nel segno dei tempi nuovi, quelli del New deal italiano, c’è che dalla Merkel a Scholtz passando per la von der Leyen siamo a un complimento al giorno all’Italia di oggi dai massimi livelli della politica tedesca. Covid, economia, il modello è l’Italia non la Germania. Possiamo abituarci a tutto. Possiamo abituarci a ritenere normale tutto ciò che non lo era appena dieci mesi fa, ma se pensate al luogo comune che ci ha sempre accompagnato nel rapporto con la Germania non potete non cogliere al volo la portata del fenomeno.

Nel segno dei tempi nuovi c’è che il Paese digerisce senza scosse il più incomprensibile degli scioperi generali firmato Cgil e Uil con i loro capi che il giorno dopo la protesta sono a palazzo Chigi con quello della Cisl a parlare di pensioni e di metodo. Nel segno dei tempi nuovi c’è un decreto SalvaNapoli che certifica che lo Stato non fa la carità, ma sostegno allo sviluppo. Il punto di svolta è che fai sì un decreto Napoli da 1,3 miliardi in 20 anni, tanti soldi fino al 2042, ma in cambio di assunzione di responsabilità su temi impopolari e lo puoi fare perché il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, è espressione di quella nuova classe dirigente del Mezzogiorno che ha nella responsabilità il suo capitale più importante.

Siamo a una specie di Recovery napoletano. L’erogazione dei fondi è subordinata a una serie di impegni che sono il frutto di un’intesa tra Stato e Comune. Io Stato ti risolvo il problema del debito monstre lasciato in eredità da de Magistris, ma tu Comune fai il rilancio della riscossione, fai il taglio delle spese organizzative della macchina amministrava, chiudi le partecipate decotte, usi tutti gli strumenti fiscali disponibili. Siamo davanti a un’assunzione di responsabilità molto forte su temi impopolari che ti imporranno di mettere in ordine comportamenti fuori regola da almeno venti anni. Siamo davanti a un drastico cambio di rotta rispetto alle fanfaronate di chi c’era prima, de Magistris, che ha fatto un rosso di 2,5 miliardi nel 2020, che non ha mai fatto un vero piano di rientro, ma bensì un finto piano di dismissione di immobili per 800 milioni concordato con la Corte dei conti senza vendere mai neppure un mattone. Nel segno dei tempi nuovi c’è che il Paese esce dalla lunga stagione della lenzuolata con su scritto debito ingiusto che è la sintesi di dieci anni passati a raccontare balle e a portare Napoli in dissesto.

I nuovi invece fanno una cosa concreta, affrontano le questioni impopolari, non dicono come Cinque stelle e mezzo Pd di prima “accolliamo il debito sul bilancio pubblico e amen”. Dicono: facciamo noi le cose che fino a oggi nessuno ha fatto e dimostriamo così che può esistere una nuova classe dirigente del Sud chiudendo la stagione venezuelana dei caudilli che ha la sua sintesi algebrica nei 2300 euro di deficit annuale per abitante. Una roba inimmaginabile nell’Italia di prima. Che soprattutto a Napoli si è lasciata affascinare per dieci anni consecutivi dal racconto dei canta balle intriso di demagogia e populismo, dove tutto si riduce a piagnisteo e guerra ideologica a un liberismo che nessuno ha visto. Con gli incassi ridotti al 25% del totale e un recupero degli arretrati pari a zero siamo davanti a performance che fanno impallidire quelle venezuelane e alimentano un pregiudizio anti meridionale che ti vuole lasciare nella baracca senza acqua e luce per l’eternità. Nel segno dei tempi nuovi dei costruttori e del New deal italiano c’è spazio per una nuvola classe dirigente del Sud come quella di Manfredi che si misurerà con la fatica di mettere a posto i conti e di fare allo stesso tempo investimenti e garantire servizi di qualità. Restituire all’Italia la sua terza capitale.

Questa della comune assunzione di responsabilità è l’Italia di oggi e di domani che la politica dei partiti deve imparare a rispettare e, a sua volta, continuare a costruire.


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