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Mario Draghi durante una riunione del Consiglio europeo

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Se vengono meno le banche centrali a causa del problema inflazione deve subentrare lo Stato con politiche espansive e qui casca l’asino. Perché la Germania tra aiuti, prestiti e garanzie può mettere in campo 100 miliardi per sostenere le sue imprese mentre noi siamo costretti a stare lì a giocare con il bilancino sul miliardo in più o in meno perché se facciamo nuovo debito a badilate andiamo a gambe all’aria sui mercati. La soluzione per noi è una sola e si chiama bond europeo di scopo che, in questo caso, dovrebbe essere il bond di guerra. Serve un nuovo Recovery per energia, microchip e difesa che operi in modo organico per tutti se no avremo come sempre Stati che possono aiutare e Stati che, se danno aiuti oltre una certa misura, sembrano fare una cosa buona invece aggravano il quadro. Anche per questo i partiti italiani votino le riforme e il sindaco di Milano approvi il consuntivo 2021 così trova subito i 145 milioni da spendere e la smette di fare ammuina

I tassi dei rendimenti dei titoli di stato italiani corrono, il Btp decennale ha toccato i 2,50, a inizio anno era all’1,18, un anno fa si fermava allo 0,73. Anche il Bund decennale tedesco era a inizio anno a meno 0,18 ora ha toccato quota 0,73. In America i tassi dei titoli sovrani sono al massimo e, soprattutto, hanno l’inflazione che vola all’8,5% che non si vedeva dal 1981. In eurozona viaggiamo esattamente a un punto in meno di inflazione, 7,5%, perché siamo in piena economia di guerra e la carenza di materie prime fa volare i prezzi e mette a rischio pezzi strategici dell’economia manifatturiera e dell’agro-alimentare.

Sono in gioco interi settori industriali tedeschi e italiani e una parte rilevante dell’imprenditoria agricola e dell’industria alimentare prevalentemente italiane. Il nostro Paese è seduto sopra un cratere che continua a eruttare fumo ma potrebbe esplodere molto presto perché è il Paese europeo più dipendente per le materie prime dallo Stato aggressore, la Russia, e dallo Stato aggredito, l’Ucraina. Possiamo fare tutti gli accordi che vogliamo, e essere arrivati per primi in Algeria e in genere in Africa è un merito assoluto, ma senza il gas russo nei prossimi due anni le aziende chiudono e le case restano al freddo. Abbiamo tutti i mercati sconquassati e come anche le pietre sanno siamo su questo punto tra i Paesi più vulnerabili a causa del maxi debito pubblico italiano frutto di un ventennio/trentennio dominato dalla peggiore classe politica europea e da una comunità rumorosa di cittadini che ha seguito tutte le favole possibili e immaginabili e ha bloccato tutto dicendo no a qualsiasi tipo di investimento energetico vecchio o nuovo che fosse.

L’unica risposta possibile alla gravità dei fenomeni in atto su scala globale dovrebbe venire dalle banche centrali che hanno il dovere di intervenire in uno scenario di guerra che oscilla dall’azzeramento della crescita alla recessione più profonda. Il paradosso è che mentre tutto il mondo ha un’economia che si ferma o che ingrana la marcia all’indietro verso la recessione, le banche centrali sono costrette ad alzare i tassi e a fare politiche restrittive per colpa dell’inflazione.

Sono costrette a fare il contrario di quello che serve all’economia perché l’economia ha anche un’altra emergenza, appunto l’inflazione, che determina il rischio di stagflazione e, cioè, di prezzi e di crescita negativi. Questo vale per l’America come per l’Europa anche se si parla di uno scudo anti spread europeo per colpire la frammentazione dei rischi visto che noi non abbiamo come negli Stati Uniti un solo titolo sovrano ma tanti titoli pubblici sovrani. Se vengono meno le banche centrali a causa del problema inflazione deve subentrare lo Stato con politiche espansive e qui casca l’asino.

Perché la Germania tra aiuti, prestiti e garanzie può mettere in campo 100 miliardi per sostenere le sue imprese senza rischiare il default perché nonostante la pandemia ha un basso debito mentre noi siamo costretti a stare lì a giocare con il bilancino sul miliardo in più o in meno perché se facciamo nuovo debito a badilate andiamo a gambe all’aria. Che vuol dire default sovrano, milioni di disoccupati, inflazione alle stelle, modello argentino. La soluzione possibile per noi è una sola e si chiama bond europeo di scopo che, in questo caso, dovrebbe essere il bond di guerra. Serve un nuovo Recovery per energia e difesa che operi in modo organico per tutti i Paesi europei se no avremo come sempre Stati che si possono permettere di aiutare e aiutano le loro economie e Stati che non si possono permettere di farlo e, intervenendo oltre una certa misura, sembrano fare una cosa buona ma invece aggraverebbero il quadro complessivo.

La situazione ora è peggiore della pandemia perché la Bce all’epoca comprava i titoli italiani e ti permetteva di fare debito. Si giocava tutti a armi pari e l’economia italiana sul campo è stata la migliore. Ora la Bce rischia non solo di non comprare più i titoli sovrani italiani, ma addirittura di cominciare a venderli e questo rende le distanze tra noi e gli altri incolmabili e dovrebbe suggerire a tutti più equilibrio. Per cui la battaglia risolutiva è politica e si gioca in Europa. Serve subito un Recovery 2 per energia, microchip, difesa. Serve un Recovery 2 degli investimenti europei e un nuovo patto di stabilità europeo che tenga conto con serietà della situazione mondiale e favorisca le convergenze, non le divergenze, per porre le basi di una crescita vera e duratura.

Noi nel frattempo dovremmo precipitarci a fare la riforma fiscale, a partire dal catasto che fa trasparenza, non aumenta le tasse, e quelle della giustizia, degli appalti e della burocrazia portate con efficacia allo stato esecutivo. Invece perdiamo tempo con la propaganda e dobbiamo assistere allo spettacolo poco decoroso di un sindaco di Milano, Beppe Sala, sì, avete capito bene, di Milano, che in piena guerra e mentre il Paese va su e giù sulle montagne russe dei mercati e perde pezzi di industria e di lavoro, si permette di dire che il governo non ascolta e non ha la sua fiducia perché non gli ha dato pronto cassa altri 200 milioni quando ha organici spaziali su cui nessuno gli dice niente e se solo approvasse il consuntivo 2021 avrebbe 145 milioni da spendere subito senza fare tanta ammuina.

Non avremmo voluto mai scriverlo, per la stima che abbiamo della persona, ma quanto sono lontani con questi comportamenti i tempi di Giuliano Pisapia, altro sindaco di Milano, che aveva la sensibilità di capire i momenti della storia e di sentire la pancia della sua città e del suo Paese. Il piagnucolare risorse pubbliche della capitale economica italiana in questo momento è qualcosa che davvero non si può sentire e vedere.


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