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Ricordateveli bene questi dati perché sarà difficile vederne una replica. Sono l’eredità da miracolo economico del governo Draghi calpestata dalla più miope politica populista europea. Si è deciso con un colpo di sole estivo dei partiti populisti come Cinque stelle e Lega, ai quali purtroppo si deve aggiungere Forza Italia per la scelta compiuta, di buttare al macero un’economia che stava andando meglio di quella cinese e siamo tornati all’istante ad essere inaffidabili. Siamo amaramente un Paese che ha paura di essere leader. Siamo fantastici nell’inseguimento, ma appena stiamo per diventare leader ci spacchiamo. Il nuovo boom è figlio di un doppio risultato storico del governo di unità nazionale guidato da Draghi. Il primo è il successo della campagna di vaccinazione che ha consentito di recuperare anzitempo la socialità e la riapertura dell’economia rispetto agli altri Paesi europei. Il secondo è la velocità assoluta con cui si è tamponata la perdita del potere di acquisto delle famiglie italiane e il sostegno al reddito garantito alle fasce più deboli della popolazione.

I numeri della crescita economica

La crescita acquisita del prodotto interno lordo italiano (Pil) alla fine del semestre della recessione sicura secondo le cassandre riunite è del 3,4%. Sì, avete capito bene, uno 0,1% in più del 3,3% che il Fondo monetario internazionale attribuisce come crescita economica alla Cina. Anno su anno il dato è ancora più eclatante: l’Italia ha un tendenziale mensile espansivo del 4,6% dopo un anno da miracolo economico (2021) con una crescita del 6,6%.

Nel secondo trimestre la crescita congiunturale è dell’1% il doppio esatto di quanto previsto da Banca d’Italia due settimane fa. Soprattutto questo 1% in più dell’Italia si confronta con lo zero spaccato della Germania e lo 0,5% della Francia che rappresenta, però, un rimbalzo perché viene dopo un primo trimestre negativo (-0,2%) mentre l’Italia ha chiuso anche il primo trimestre in crescita, sia pure solo dello 0,1%.

Questo giornale rivendica il merito di avere segnalato prima di tutti il nuovo boom italiano che i media nazionali anche specializzati e i previsori internazionali in misura minore hanno continuato a negare, perché aveva la percezione esatta di che cosa stesse realmente accadendo nell’edilizia come nel turismo, nei servizi come nella produzione, a partire dalle esportazioni. Senza contare il moltiplicatore assoluto dei consumi legati al tasso di fiducia e di credibilità che hanno segnato questa particolare stagione politica italiana e che era visibile a occhio nudo.

Il nuovo boom economico figlio del governo di Mario Draghi

Il nuovo boom è figlio di un doppio risultato storico del governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi.

Il primo è il successo della campagna di vaccinazione che ha consentito di recuperare anzitempo la socialità e la riapertura dell’economia rispetto agli altri Paesi europei.

Il secondo è la velocità assoluta con cui si è tamponata la perdita del potere di acquisto delle famiglie italiane e il sostegno al reddito garantito alle fasce più deboli della popolazione.

L’esatto contrario di una rumorosa narrativa mediatico-politica, soprattutto televisiva, che rappresenta nel suo insieme un attentato al bene comune del Paese. Perché il costo di queste farneticazioni/ mistificazioni lo pagano i nostri figli e succede già da troppo tempo. Siamo alla serie storica ininterrotta di sei trimestri consecutivi di crescita economica italiana. Che coincidono con l’anno e mezzo di governo Draghi.

Se andiamo in America scopriamo che siamo già alla recessione tecnica che non è il -0,9% del secondo trimestre annualizzato che i media italiani spacciano acriticamente come congiunturale perché quel numero non è comparabile con il nostro dato in quanto i criteri di rilevazione sono differenti, ma di certo a cifre di decrescita più contenute (- 0,2/-0,4%) si conferma che i trimestri in negativo degli Stati Uniti sono due e che sono consecutivi. Quindi, la recessione tecnica qui, non in Italia, è una realtà.

Italia unico Paese con previsione di crescita economica al rialzo

Aggiungiamo che il nostro è l’unico Paese al quale la Commissione europea e il Fondo monetario internazionale hanno dovuto rivedere fortemente al rialzo le previsioni di crescita economica, e dovranno farlo ora ancora di più, ed è un dato certo che l’Italia ha interamente recuperato la caduta di produzione determinata dalla pandemia.

Anche il dato dell’inflazione italiana a luglio in lieve contrazione (7,9%) contro una forte accelerazione della media europea che porta al nuovo record dell’8,9% dimostra se non altro che gli aiuti per sostenere il potere di acquisto delle famiglie italiane e la competitività delle imprese forniti dal governo Draghi hanno funzionato.

Gli interventi del Governo Draghi

Stiamo parlando di 45 miliardi di decreti ad hoc, a parte assegno unico per le famiglie numerose, cassa integrazione e ogni genere di bonus, che hanno permesso di attenuare di molto rispetto agli altri Paesi europei l’impatto del caro energia e del caro alimentare determinati dalla invasione della Russia di Putin allo Stato sovrano libero dell’Ucraina. Aggiungiamo ancora che grazie alla crescita reale del Pil e anche al deflattore inflazionistico che si va ad aggiungere, il rapporto debito/ Pil non calerà come previsto al 147% ma verosimilmente al 145%. Pensate che prima di questo anno e mezzo di governo Draghi le previsioni del Conte 2 erano di una rapporto debito/Pil causa pandemia che sarebbe salito al 160%.

Alla pandemia abbiamo aggiunto una guerra con il suo carico di quattro shock inflazionistici e siamo stati capaci di fare la migliore crescita europea e non di aumentare il debito in rapporto al Pil fino al 160% e oltre, ma addirittura di farlo scendere al 145% in pieno conflitto mondiale di civiltà tra mondo autocratico e mondo democratico.

Anche i mercati, dopo i dati sul Pil di ieri, plaudono con la Borsa che ritorna a vedere il sole e il rendimento decennale del BTp che ridiscende da 3,40 a 3,15 e uno spread che ritorna in area 230. Questi sono i fatti e parlano da soli. Ricordateveli bene questi dati perché sarà difficile vederne una replica. Sono l’eredità da miracolo economico del governo Draghi calpestata dalla più miope politica populista europea.

Risultati al macero per un colpo di sole dei partiti populisti

Si è deciso con un colpo di sole d’estate dei partiti populisti come Cinque stelle e Lega, ai quali purtroppo si deve aggiungere Forza Italia per la scelta compiuta, di buttare al macero un’economia che stava andando meglio di quella cinese e siamo tornati all’istante ad essere inaffidabili. Siamo amaramente un Paese che ha paura di essere leader. Siamo fantastici nell’inseguimento, ma appena stiamo per diventare leader ci spacchiamo. Tutto bene quando dobbiamo inseguire francesi e tedeschi, ma se il leader sei tu Italia e hai anche un capo del governo riconosciuto come tale, è evidente che partiti, sindacati e rappresentanze produttive si devono assumere delle responsabilità.

Allora succede che tutti si fanno indietro e preferiscono gestire il proprio metro quadro di irresponsabilità. L’asse di responsabilità della politica di un Paese si esprime con una regola molto chiara. Se in politica non ci sei non ci sei neppure nell’economia, se fai una grande politica anche l’economia viene da te. Altrimenti ritorna l’incertezza e l’economia si blocca. È esattamente quello che è successo in Germania con il passaggio dalla Merkel a Scholz e la conseguente drastica caduta di leadership politica.

È esattamente quello che rischia l’Italia se l’eredità politica, dico politica, di Draghi non verrà raccolta da lui stesso perché il Paese glielo chiede indicandolo con chiarezza attraverso il voto o perché le forze politiche capiscono da sole che non vi è un ricambio all’altezza o perché viceversa la classe politica esprime una leadership forte di un grande consenso elettorale che dimostra di sapersi muovere dentro il solco tracciato da Draghi sul piano interno dell’agenda economica e sociale e su quello esterno fatto di affidabilità in termini di mercati, collocazione atlantica e europeista, relazioni internazionali.

La crescita economica, un successo del Governo Draghi e i politici tacciono

Siccome è un successo di Draghi non ci sono le sedici ore di fila delle tv commerciali di Berlusconi a raccontarlo prima del voto. Siccome è un successo di Draghi non ci sono le sedici ore di diretta Facebook di Conte a raccontarlo prima del voto. Tutto questo nonostante Draghi abbia fatto ogni cosa possibile e immaginabile per dire che è un successo “che abbiamo ottenuto tutti insieme”, che è un successo comune, che i partiti della coalizione di governo devono rivendicarlo.

La verità è che i politici sanno che nella testa della gente questo è merito di Draghi, di Franco, di una squadra di uomini che sa che cosa è l’economia e la sa gestire, e questo non va bene. Anzi, sono terrorizzati che quando arrivano loro va tutto giù, crisi legata a elementi internazionali si può avvertire in modo significativo nel quarto trimestre dell’anno, e quindi devono dire che quella di oggi è una crescita drogata e quando per colpa loro non ci sarà più diranno che era inevitabile che la bolla dovesse scoppiare.

Un film già visto

Successe più o meno così negli anni Sessanta quando la Sinistra disse che il miracolo economico italiano era una bolla speculativa del neo capitalismo, che si sarebbe rapidamente sgonfiata e avrebbe lasciato il Paese nel disastro. Perché la teoria di allora era che questo tipo di capitalismo non produceva sviluppo per le classi meno abbienti, ma anche lì era un calcolo politico perché senza questa rappresentazione veniva giù tutta la costruzione sbagliata dell’epoca della Sinistra.

Oggi la gente capisce da sola che l’unica bolla che fa tanto male a loro e alla nostra economia è quella del populismo politico italiano che ha buttato giù il governo che ha consentito loro di vivere molto meglio del previsto uno dei momenti storici più complicati sul piano della crisi internazionale, bellica e economica. Tutto avrebbero voluto fare gli italiani meno che andare a votare. Per questo continuo a pensare, e sperare, che le sorprese nell’urna come fu nel Dopoguerra non possano mancare anche oggi.

Per aiutare la chiarificazione e favorire il coraggio di scelte necessarie non aiutano anacronistiche polemiche ideologiche su una destra che ha scelto l’atlantismo come ha fatto la Meloni e lo svilimento di una questione serissima come il posizionamento dell’Italia contro Putin a una battaglia di dossier. Perché alzare polveroni impedisce spesso di vedere responsabilità politiche che sono indiscutibili e verrebbero coperte dal rumore della contesa elettorale.


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