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Olaf Scholz e Ursula Von der Leyen (foto Ansa)

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La Von der Leyen è una dei leader della Cdu che sta all’opposizione nel suo Paese, ma che in questo momento sta facendo asse con il cancelliere Scholz senza apparire. Siamo davanti a un’unità nazionale effettiva, non dichiarata, che sposa la linea di Draghi sul tetto al prezzo del gas russo. In questo ignobile clima elettorale italiano figlio del sonno della ragione di un Paese che è riuscito a dire “levati di torno” al presidente del Consiglio che sta dando la linea a tutta l’Europa, è impossibile acquisire la nozione di base che il problema del caro gas è legato al ricatto putiniano ed è giocoforza tutto dentro un braccio di ferro internazionale dal quale non ci possiamo sottrarre. Viceversa, dai commercianti ai costruttori fino agli industriali è invece un solo grido: strappiamo oggi il maggior numero di soldi che possiamo avere dallo Stato e facciamoceli dare adesso perché poi crollerà tutto

Speculatori d’Italia al lavoro senza ritegno e senza pudore. Abbiamo spiegato in tutte le lingue che i prezzi agricoli non sono cambiati, ma i commercianti del carrello alimentare e ristoratori di ogni genere e risma hanno già triplicato i prezzi togliendo il pane dalla bocca dei poveri e svuotando i portafogli del ceto medio che ancora può pagare. Ovviamente questi signori che alimentano indebitamente la più ingiusta delle tasse, che è l’inflazione, vogliono essere rimborsati del caro bollette che dovranno pagare a ottobre e che si sono fatti rimborsare anticipatamente dai loro clienti stagionali.

Che cosa vogliamo dire dei costruttori italiani e dei loro trombettieri informativi che senza alcun tipo di pudore e rossore battono cassa per un nuovo aumento del 35% dei prezzi sui cantieri del Pnrr senza avere neppure la dignità di distinguere tra opere a alta intensità di acciaio di cui è ovviamente aumentata chissà perché la quota di utilizzo e quelle che usano meno o affatto lavorazioni di aziende energivore con prezzi rialzati? Ovviamente senza neppure dire che il decreto aiuti bis ha recuperato al millesimo le compensazioni per i rincari da caro energia da loro espressamente richiesti. Siamo all’accattonaggio puro a spese dei contribuenti. Per fortuna nel Pnrr a tenere tutto sotto controllo ora è la Ragioneria generale dello Stato, non i singoli ministeri. In campagna elettorale, però, siamo ormai al piatto ricco, mi ci ficco.

Gli industriali hanno più di una seria preoccupazione di cui seriamente governo europeo e governo italiano devono sapersi fare carico, ma non rinunciano a fare i furbi perché sanno che prima o poi arriverà la stangata vera e allora ragionano a modo loro. Il succo del ragionamento è il seguente: cerchiamo di strappare tutti oggi il maggior numero di soldi che possiamo avere dallo Stato e facciamoceli dare adesso perché poi crollerà tutto. Così a quel punto noi siamo a posto e fa niente che i dipendenti finiranno comunque in cassa integrazione e lo Stato sarà sempre più indebitato infilandosi in un circolo perverso di stile argentino o venezuelano.

In questo ignobile clima elettorale italiano figlio del sonno della ragione di un Paese che è riuscito a dire “levati di torno” al presidente del consiglio italiano che sta dando la linea a tutta l’Europa, è impossibile acquisire la nozione di base che il problema del caro gas è legato al ricatto putiniano ed è giocoforza tutto dentro un braccio di ferro internazionale. Che è giocoforza semplicemente folle l’idea che ci si possa sottrarre da questo braccio di ferro. Non abbiamo la forza per metterci da parte rispetto a quella cosa lì. Siamo una parte, volenti o nolenti, di quella storia.

Ora finalmente anche la Germania si rende conto che o si agisce come Europa o non se ne viene a capo. Solo l’ex leghista e ex pentastellato Paragone può pensare che facciamo lo Stato di San Marino e ci salviamo. La storia ci dice che l’Europa ha avuto una sola effettiva leadership politica che si è espressa con Draghi nei tempi in cui le leadership si esprimono e, cioè, molto prima di quando lo fanno gli altri.  Adesso finalmente la presidente della commissione europea, Von der Leyen, ha detto con chiarezza quello che Draghi dice da un anno: serve un price cap alle importazioni di gas dalla Russia.

La Von der Leyen è un importante leader tedesco della Cdu che sta all’opposizione nel suo Paese, ma che in questo momento sta facendo asse con il cancelliere Scholz senza apparire. Siamo davanti a un’unità nazionale effettiva, non dichiarata. In Germania sono tutti preoccupatissimi e, al contrario dei partiti italiani che hanno dato la prova massima della loro costitutiva irresponsabilità, sono convinti di dovere andare avanti uniti, hanno il terrore che sia davvero finita l’età della grande Germania.

Per queste ragioni il sistema tedesco fa quadrato isolando finché è possibile le alternative di estrema destra e di estrema sinistra. Gli stessi Verdi tedeschi sono molto più guardinghi, perché hanno la consapevolezza che devono tenere insieme i loro Calenda e  i loro Orlando. Che la linea non può che essere quella di non nascondersi più dal braccio di ferro internazionale e di seguire la rotta indicata in tempi non sospetti da Draghi a Scholz. Noi in Italia siamo tornati alla campagna elettorale dei demagoghi di sempre che partono dall’idea che questo è un Paese che non può votare progetti seri, ma che anzi può votare solo per la demagogia sapendo che chi vince avrà poi un mandato in bianco per fare quello che vuole.

Tutti parlano a vanvera perché sanno che nessuno gli chiederà conto di quello che dicono e di quello che faranno. Se qualcosa si ingarbuglia nel gioco della grande demagogia italiana c’è sempre l’arma dei sondaggi che assomigliano ogni giorno di più al gioco dei tarocchi. Questo Paese non riesce a trovare una forma di stabilizzazione nazionale con maggioranza e opposizione che non fanno più a cornate, ma si confrontano in una dialettica trasparente per trovare soluzioni. Se ci pensate bene è proprio quello che ha fatto il governo Draghi prima che i cassieri dei voti dei partiti della destra cominciassero a sventolare i sondaggi e imponessero il ricorso alle urne sfruttando la costitutiva irresponsabilità Cinque stelle che arriva a fermare un Paese perché non vuole il termovalorizzatore a Roma.

Non c’è tempo per parlare di cose vere come il ricatto di Putin e di lotta alla speculazione perché bisogna alzare solo manifesti elettorali. Invece anche contro la speculazione si può e si deve lottare, dalle materie prime al mercato delle obbligazioni pubbliche e di ogni tipo di prodotto. Perché gli speculatori hanno i loro interessi da difendere e se capiscono che tu li fai fallire le cose cambiano. Ovviamente su questo terreno ci si può e, soprattutto, ci si deve lavorare non per piegarsi al ricatto putiniano ma per farlo perdere. Inutile dire che il campione in questo tipo di competizione lo abbiamo noi in casa, ma abbiamo deciso di metterlo in panchina. Meno male che tedeschi e francesi se ne fregano e seguono la linea indicata da Draghi.


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